OIL. L’arte per ricordare gli effetti della Marea Nera

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Un progetto fotografico sulle spiagge della California che ha spostato dal Golfo del Messico le tracce della Marea Nera, disastro petrolifero avvenuto nel 2010. Marta Petrucci ricorda attraverso la bellezza e la fragilità delle sue modelle, gli effetti della catastrofe ambientale più grave degli ultimi anni. E ce ne parla durante il finissage della sua mostra

di Valentina Palermi
su Twitter @ValPalermi

Si ringrazia l'ufficio stampa AND_Arte Non Definibile

Si ringrazia l’ufficio stampa AND_Arte Non Definibile

Stati Uniti, Londra, Italia, e ritorno. L’esperienza professionale della fotografa Marta Petrucci la porta a Los Angeles, a lavoro su progetti personali e in veste di assistente di Brad Buckman e Manuello Paganelli, e dove conosce Tierney Gearon e Sam Abell – “che mi ha spiegato gran parte di quel che non conoscevo sulla fotografia documentaristica” – di National Geographic frequentando alcuni workshop. Poi Londra, e gli shooting per celebri riviste di moda con Woland Thomas, e la collaborazione in Italia per Sony Music.

Proprio a Los Angeles – “una città molto strana, non la classica città bella, ma sempre da scoprire per trovare quei posti particolari nascosti agli occhi dei più” –, durante un location scouting insieme alla sua amica e professionista Keri Kilgo, la scoperta di El Matador Beach. Da poco Marta aveva visto un documentario proprio sul disastro petrolifero della Marea Nera, e subito scatta la decisione di creare OIL.

Sulla spiaggia di Malibù prende vita la sua prima mostra personale, curata da Rosanna Rugiero e ospitata da AND – Arte Non Definibile, presso il proprio spazio espositivo di Roma, dal 9 al 25 maggio.

Con il supporto di Keri Kilgo e del videomaker Valerio Esposito, ricrea grazie alla truccatrice Michelle Nyree le condizioni ambientali successive alla catastrofe ambientale con appositi trucchi scenografici, creando con le proprie mani costumi ed elementi.

Nasco come ritrattista. Mi piace lavorare con le persone e con le persone trasmettere dei messaggi”. I corpi delle due modelle, “una più androgina, una più femminile, un’attrice e una danzatrice del ventre, che interpretano” e diventano l’alter ego della fauna vittima della Marea Nera, e a un livello ancora più alto, simbolo della fragilità dell’uomo, martire e artefice delle proprie azioni.

Nonostante trasmetta agli occhi di chi osserva la denuncia, non è un lavoro dall’intento documentaristico, atto a riprodurre fedelmente la realtà scioccando. “Dell’arte, quello che io trovo più efficace è la realizzazione del bello, suscitare un emozione che rimanga. Il mio intento è quello di ricordare, attraverso l’essenza del bello, che faccia però trasparire la tragedia allora in atto”.

Marta Petrucci si augura così che le sue immagini dai toni cupi, gravi, omogenei con quelli di una natura appiattita costringano a non dimenticare, a non sottostimare. Tuttavia “l’uomo spesso non ricorda o non ha voglia di ricordare, ha una memoria molto breve sugli eventi di carattere ambientalistico, anche più eclatanti, […] così confinanti dopotutto con l’essere umano”.“Sono convinta sia meglio avere dei ricordi belli che dei ricordi brutti. Per questo talvolta ritengo sia meglio trovarsi di fronte ad un’immagine scioccante ma positiva, piuttosto che negativa in tutta la sua realtà”.

Dopotutto, seppur difficile da veicolare, è lo stesso intento che si prefigge più in generale il mondo dell’arte, attraverso la creatività scaturita dal riciclo, o ancora la moda, alla ricerca di materiali, tessuti e ispirazioni sempre più tendenzialmente in contatto con la dimensione naturalistica e la sua tutela.

Con in tasca un diploma da speleologa, Marta ha in programma nuovi progetti. Uno più embrionale – Dead Breakfast –, e uno decisamente più avventuroso, di nuovo a contatto con la natura: una spedizione in Patagonia per dar luce ad un progetto artistico volto a sensibilizzare maggiormente sui cambiamenti del paesaggio di questa regione, catturando le conseguenze dello scioglimento dei ghiacci.

Per continuare ad aprire gli occhi, e ricordare.

OIL – Mostra personale di Marta Petrucci

Spazio Espositivo AND_Arte Non Definibile

Via Lorenzo il Magnifico,97 Roma

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