Sony Photography Awards 2014
L’esposizione fotografica, tenutasi al Somerset House di Londra dal 1 a 18 maggio, ha visto premiati molti italiani e la conquista del prestigioso premio è andato nelle mani dell’americana Sara Naomi Lewkowick
di Francesca Britti
Selezionati su oltre 139 mila opere partecipanti provenienti da 166 paesi, la settima edizione dei World Photography Awards ha visto la vittoria per l’Iris d’Or di Sara Naomi Lewkowicz, fotografa americana che ha rappresentato per la categoria Contemporary Issues un tema discusso a livello internazionale ma che ancora non trova, purtroppo, un epilogo definitivo: la violenza domestica.
I suoi scatti, intitolati Shane e Maggie, raccontano una storia comune a molte donne, quello dell’abuso e dell’ira ingiustificata dei loro compagni (ma anche padri o fratelli) sui loro corpi, che riportano segni tangibili giustificati agli altri come “l’aver sbattuto contro la porta” o “essere caduta dalle scale“. La Lewkowicz è testimone di questi “incidenti”, come vengono mascherati, e se ne fa portavoce affinché le donne possano trovare la forza per denunciare e riprendersi la loro vita, che in certi casi comprende anche quella dei propri figli, i quali, come nel caso dei figli di Shane e Maggie, riporteranno traumi e ricordi difficili da cancellare.
“Colori vibranti, dall’impatto drammatico, intimo e provocatoriamente inquietante“, ha motivato il Presidente della Giuria, W.M.Hunt, la vittoria della Lewkowicz.
Molti gli italiani premiati in questa edizione del WPO, tra cui Salvatore Esposito, vincitore in Current Affairs, che si è concentrato sulla malavita napoletana del quartiere Forcella, popolato da una “gioventù bruciata”, affiliata alla camorra, e per cui non c’è speranza di cambiare vita e, di conseguenza, il mondo. E la fede in Dio, come testimonia una delle sue foto, rimane curiosamente l’unico punto fermo, nonostante una vita fatta di armi, droghe e sangue.
E a proposito di “gioventù bruciata” la fotografa Stacy Kranitz, nella sezione People, sembra seguire lo stesso filo conduttore rappresentato da Esposito, seppur in modalità differenti. Un gruppo di ragazzi in un compound dell’Ohio si incontrano per esplorare la loro subcultura attraverso riti di violenza. La fotocamera che li ritrae diventa spettatore e testimone del passaggio di questi giovani dalla pubertà all’età virile.
Viaggiare ci apre al mondo e ci fa crescere. Ma può farci sentire anche estremamente soli se il luogo in cui viviamo è distante da noi. Un autoritratto diventa, allora, un efficace tentativo di instaurare una relazione con l’ambiente circostante. L’italiana Anna di Prospero con i lavori I am here, With you e Beyond the visible mette nero su bianco le sue emozioni in questi luoghi estranei che diventano finalmente “casa”. Sguardi persi fuori dalla finestra sono il leitmotiv delle sue fotografie. Sarà un nascosto omaggio a Hopper?
La categoria Portraiture, oltre all’italiana menzionata, vede anche il toccante lavoro del danese Ken Hermann, il quale ha focalizzato la sua attenzione su uomini e donne sfigurati dall’acido muriatico in Bangladesh. Il fotografo li chiama “survivors” e non “victims” per sottolineare la fortuna e il coraggio di sopravvivere ad episodi di inaudita violenza ai loro danni. Dagli occhi di questa gente si percepisce la paura di vivere e la vergogna di un corpo che non gli appartiene più. Il futuro è tutto da costruire e richiede grande forza e determinazione. Si calcola, secondo le recenti statistiche, che la maggior parte delle vittime sono donne sotto i 35 anni aggredite da uomini che loro conoscono bene. Una vittima su quattro è un bambino.
Ogni anno a luglio a Bogotà viene celebrato il National Bambuco Gay Pageant le cui rappresentanti, le drag queen, ballano la tipica danza folkloristica e religiosa, il cui tema è l’amore, vestite con tradizionali costumi colombiani. Contro ogni pregiudizio queste drag queen danzano con movimenti flessuosi ed eleganti, liberando dai loro copri tutta la femminilità richiesta da questa danza. La particolarità, colta dagli scatti di Viviana Peretti per la categoria Arts and Culture, è che nel “bambuco” è l’uomo a condurre la donna. Qui le donne sono le drag queen.
C’è spazio anche per l’umorismo, e non solo per i temi “caldi” e attuali; la fotografa francese Sophie Gamand, ad esempio, per la categoria Portraiture ha scattato una serie di ritratti di cani nel momento del lavaggio. I loro volti parlano chiaro: noia, irritazione, miseria.
La WPO include anche le categorie di Architecture, Campaign, Conceptual, Landscape, Lifestyle, Nature & Wildlife, Sport, Still life e Travel.
La vincitrice Naomi Lewkowicz si è aggiudicata un premio di 25 mila dollari (circa 18 mila euro) e l’attrezzatura fotografica della Sony, partner del WPO.