Spagna: la crisi del bipartitismo

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Le europee hanno decretato il flop dei due partiti principali: PP e PSOE non raggiungono la soglia del 50%, mentre nuove formazioni fanno il loro ingresso al Parlamento Europeo

di Maria Bonillo Vidal

Pablo Iglesias, il leader di Podemos

Pablo Iglesias, il leader di Podemos

In Spagna, le elezioni europee hanno prodotto due vittime: il Partido Popular e il PSOE. Il popolo spagnolo ha bocciato il sistema bipolare, ripartendo i voti in altre formazioni (sopratutto di sinistra) che in un’ipotetica grande coalizione potrebbero governare senza l’ausilio dei due grandi partiti.

Per la prima volta, il bipartitismo ha perso quasi cinque milioni di voti. In altre parole, PP e PSOE insieme non arrivano nemmeno al 50 % dei voti. Oltretutto, questo risultato ha colto alla sprovvista i sondaggi – e qui si potrebbe aprire un’ulteriore parentesi, riflettendo sul ruolo effettivo di questi studi elettorali.

Prima vittima illustre di questa débâcle, il segretario generale del PSOE Alfredo Pérez Rubalcaba, che ha lasciato il posto di leader del partito e ha convocato per il prossimo mese di luglio un congresso per scegliere il nuovo “capitano” di questa barca ormai in rotta di collisione. Insieme a lui si è dimesso pure Patxi López, braccio destra di Rubalcaba nonché dirigente dei socialisti baschi .

Nonostante la presa di coscienza del principale partito di centrosinistra, il PP ha scelto di non prendere esempio – al contrario: si è dichiarato vincitore di queste elezioni, benché senza eccessivi atteggiamenti festosi. Alcuni suoi dirigenti, tra cui il primo ministro Mariano Rajoy, si sono limitati a dichiarare che “capiscono” il malcontento della popolazione – ma non sono andati oltre.

La vera sorpresa di queste elezioni è Podemos, un partito nato appena tre mesi fa che ha raggiunto ben cinque deputati in Europa (su un totale di 57) diventando la quarta forza piú votata – alle spalle di PP, PSOE e Izquierda Unida, la storica formazione che rappresenta la sinistra radicale. Ma chi è realmente Podemos? E diciamo “chi” perché fondamentalmente Podemos è una persona: Pablo Iglesias.

Professore di scienze politiche all’Universidad Complutense di Madrid nonché “opinionista” in varie trasmissionitelevisive, Iglesias si è trasformato nel nuovo leader di un movimento che è diretta emanazione delle proteste degli indignados. Per prima volta, dopo tre anni, quel’esplosione rivoluzionaria pacifica che fu il 15M, sembra abbia portato risultati concreti in termini elettorali. Per il momento, cinque eurodeputati si ergeranno a portavoce di gente che non si trova piú a suo agio con le politiche economiche europee e con “l’austericidio”.

Ma l’euroscetticismo non è la principale caratteristica di Podemos. La formazione politica di Pablo Iglesias si dichiara apertamente di sinistra, è un movimento costruito mediante assembleee popolari (anzi, è un cantiere in continua costruzione) e si batte contro la “casta política” rappresentata da PP e PSOE. Ogni “circolo” locale propone delle idee che vengono discusse da tutti i membri: “democrazia reale” – come nello slogan del movimento 15m.

Ma non tutto è oro, quel che luccica: qualcuno ha criticato il sistema di elezione dei candidati alle europee e l’eccessivo personalismo di Pablo Iglesias – un uomo che è anche il logo del partito. Inoltre, la nuova formazione politica propone idee rappresentate da altre opzioni politiche come IU o Primavera Europea (Compromís) o perfino UPYD – benché la nuova formazione politica sia un po’ più populista.

E proprio su questo punto, sul populismo, Podemos raccoglie il maggior numero di critiche: il candidato principale è presente in tutti i dibattiti televisivi, la gente lo riconosce come il “ragazzo del codino”. Un giovane che sta conquistando lentamente quell’egemonia un tempo rappresentata dal bipartitismo.

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2 risposte

  1. 14 Luglio 2014

    […] europee, che avevano lasciato in una situazione molto difficile il partito socialista. Il colpo di Podemos, la formazione concepita dal carismatico Pablo Iglesias, ha sottratto un gran numero di voti a […]

  2. 24 Settembre 2014

    […] Questo è stato il primo, eclatante passo indietro di un Governo che se non altro dimostra di non perdere di vista i comizi di maggio e che deve ancora combattere su parecchi altri fronti – come la disoccupazione (sopratutto quella giovanile) e il malcontento degli spagnoli rispetto ai propri politici. […]

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