Ucraina: si piangono civili e si festeggia Poroshenko
Vittoria conclamata ed annunciata per il neopresidente ucraino Petro Poroshenko. Tuttavia, mentre nella sede di palazzo si gioisce, l’incontrastata guerra civile ritorna a far vittime nell’est del Paese
di Martina Martelloni
In giorni come questi, si ha paura di parlare, scrivere, ipotizzare qualsiasi prospettiva futura per un Paese in bilico da troppo tempo. Le elezioni presidenziali in Ucraina, svoltesi domenica 25 maggio saranno ricordate più per il successivo affronto corpo a corpo tra separatisti e nazionalisti ucraini, che non per la proclamazione col titolo di presidente per il rinominato “re del cioccolato”.
Petro Poroshenko, eletto alla massima rappresentanza dell’Ucraina, vanta un abito ricco e sfarzoso composito di esperienze nel mondo dell’imprenditoria e dell’industria che fanno di lui un magnate oligarca nella terra degli scontri di interesse economico. Al primo turno, Poroshenko ha intascato una carica dall’aulico valore istituzionale e dall’alta considerazione nonché speranza internazionale. Tanti i leader occidentali benevoli e fiduciosi nei suoi riguardi, meno numerosi coloro che da insicuri non osano immaginare le reazioni e conseguenze sociali posteriori alla sua stabilizzazione al potere politico.
Il netto distacco dalla rivale sconfitta Yulia Tymoshenko, si evince anche dal differente approccio al futuro dell’Ucraina e, ancor più, alle decisioni e scelte politiche da applicare in clima di guerra civile. L’oligarca Poroshenko, piace a Mosca, piace alla Casa Bianca ed anche al popolo ucraino. La sua posizione da equilibrista provetto tra fuoco e ghiaccio, non può che influenzare le prossime strategie e linee decisionali, a partire dall’opposizione espressa per l’ipotetica entrata di Kiev nella Nato. Contrarietà nel fondersi così tanto con quell’occidente malvisto e mal sentito da Putin, sul quale il nuovo presidente non ha risparmiato parole di apprezzamento nei suoi riguardi.
Dall’altro lato del suo cuore e della sua intuizione, Petro Poroshenko sa bene, però, quanto importante sia per la popolazione ucraina sentirsi rassicurata ed inglobata nell’Unione Europea come buon e fedele partner commerciale e non solo, una certezza per ora lungi dall’essere reale con una violenza dilagante nel territorio dell’est.
L’alto numero percentuale che fa riferimento sia alla affluenza alle urne che anche ai voti pro “re del cioccolato” (fino ad ora pari al 53% per il 50% delle sezioni scrutinate), passano inosservati come fantasmi agli occhi degli ucraini in preda a colpi di fucile e scoppio di bombe nella tormentata Donetsk, terra ribelle e sofferente più delle altre.
Si accumulano le decine per contare chi ha perso la vita nelle ultime battaglie interne tra fazioni opposte. Alexander Borodai, primo ministro dell’autoproclamata repubblica del Popolo di Donetsk, ha parlato di perdite umane e feriti durante gli attacchi dell’esercito ucraino e milizie filorusse per la presa dell’aeroporto cittadino. Le forze leali a Kiev hanno sferrato lunedì un attacco aereo seguito il giorno di martedì 27 maggio da un altro colpo a fuoco contro un accampamento delle milizie ribelli nella vicina Lugansk.
Al dramma interno alla popolazione, si aggiunge quello internazionale legato alla perdita di contatti con gli operatori Osce giunti in loco per presidiare le elezioni di domenica 25 maggio. Poi, la perdita ancor più cruda e lacerante; Andrea Rocchelli ha scattato le sue ultime foto giornalistiche, narrative, vitali e reali nell’Ucraina caotica del 2014. Con lui un collega di lavoro e di momenti intensi quale era Andrej Mironov, suo interprete russo e compagno di viaggio. Caduti entrambi per colpa dell’ignota guerra, e della nota follia umana.