Walesa, l'uomo della speranza
Esce venerdì 6 giugno nelle sale italiane il film di Andrzej Wajda, distribuito da Nomad Film, incentrato sulla vita di Lech Walesa
di Federico Larosa
su Twitter @FedericoLarosa
Il film racconta l’ascesa politica di Lech Walesa (Robert Wieckiewicz), punto di riferimento della lotta operaia nella Polonia comunista degli Anni Ottanta. La storia politica e personale di Walesa è raccontata dallo stesso protagonista in un lungo flashback-intervista che il leader di Solidarnosc, la prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico da lui fondata, rilasciò alla giornalista e scrittrice italiana Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio).
Le scene che mostrano il percorso dell’eroe verso la maturità politica, e non solo, vengono intrecciate con quelle della vita familiare di Walesa, caratterizzata dal rapporto con la moglie Danuta (Agnieszka Grochowska), dalla quale avrà otto figli. I problemi della vita quotidiana, in una Polonia piegata da condizioni economiche che definire sfavorevoli suonerebbe come un eufemismo, sono importanti tanto quanto la lotta politica. Anzi forniscono il substrato ad una attività politica condotta con perseveranza e determinazione attraverso l’uso della ragione e della retorica, rifiutando la facile strada della violenza.
Questa scelta porterà Walesa, non senza difficili rinunce e importanti sacrifici, ad essere insignito del Premio Nobel per la pace nel 1983. L’attività politica di Lech Walesa porterà alle prime elezioni semilibere polacche del 1989 e alla sua elezione come Presidente della Polonia, carica ricoperta fino al 1995.
“Walesa – L’uomo della speranza” è l’ultima fatica di Andrzej Wajda, sicuramente il cineasta più rappresentativo del cinema polacco del dopoguerra. Un autore che con la sua produzione (oltre 50 film in poco più di 60 anni di attività) ha saputo riflettere profondamente sulle vicende del suo paese, e di riflesso su quelle dell’Europa intera, interrogandosi e mettendo a fuoco problemi e contraddizioni ma anche enormi potenzialità in una tensione dialettica continua tra Storia collettiva e storie di singoli individui.
Rispetto a pellicole precedenti come “L’uomo di ferro” (1981) o “Katyn” (2007), Wajda strizza l’occhio ad una produzione “pop”, nell’accezione popolare del suo significato: un film che sicuramente più di ogni altro, tra quelli realizzati dal regista polacco, in grado di avvicinarsi al gusto cinematografico dello spettatore medio e con un appeal in più per lo spettatore italiano: l’interpretazione mimetica di Maria Rosaria Omaggio nei panni di Oriana Fallaci.
Il film sulla vita di Lech Walesa porta a compimento la trilogia iniziata da Andrzej Wajda nel 1976 con “L’uomo di marmo” (1976) e continuata con “L’Uomo di ferro”, Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1981.