Daily Fringe #oltreilteatro – I puntata
Il Roma Fringe Festival seguito dagli inviati di Ghigliottina.it, media partner della manifestazione romana dal 7 giugno al 13 luglio 2014
Pa’am Achat… C’era una volta… tre artisti e una nave per la terra promessa. La tradizione ebraica in scena al Roma Fringe Festival – Palco B ore 22:00 (di Angela Telesca)
Porto di Genova. Molo 5. Tre artisti di strada attendono l’arrivo della nave verso la libertà. Shlomo, un vecchio chitarrista, Genesio un cantante figlio di giostrai e Bertha una cantastorie ebrea nata in Germania. Fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni razziali e dai bombardamenti che stanno rastrellando l’Europa.
Scatta subito feeling tra i tre protagonisti che decidono di organizzare insieme spettacoli con canzoni, fiabe e leggende della cultura ebraica e del Vecchio Testamento, in cui ricordi d’infanzia e racconti della tradizione si mescolano per intrattenere ed allietare i viaggiatori verso l’oltreoceano. Un cappello a bordo palco pronto a raccogliere spicci utili a pagarsi il viaggio vuole coinvolgere anche il pubblico, chiamato ad interpretare il ruolo di compagni di viaggio, come vuole la tradizione del teatro nel teatro. Dolcezza dell’infanzia, amore, malinconia, rispetto per le tradizioni e speranza per un futuro di libertà accompagnati dalle delicate note della chitarra live.
La messinscena è estremamente semplice, troppo. Si ispira al teatro canzone, alle melodie gucciniane e yiddish ma ne rimane molto lontana. Testi originali di Emanuele Scataglini e Barbara Rosenberg, con Renato Spadari e disegni di Max Parazzini. Canzoni originali e tradizionali suonate dal vivo.
Ancora in scena il 9 giugno alle ore 22.00, 10 giugno alle ore 23.30 Palco B.
La Compagnia dei Masnadieri in scena con Il Castello di K. Maschere da commedie dell’arte horror, marionette e trucchi scenici sono i grotteschi abitanti dell’alienante villaggio kafkiano (di Angela Telesca)
Un allestimento degno del panorama teatrale internazionale che il Roma Fringe Festival deve e vuole interpretare.
La regia di Jacopo Bezzi ha chiaramente ben curato, ogni dettaglio. La scelta di musiche e suoni inquietanti e suggestivi, di luci d’effetto, di trucco e costumi, di maschere grottesche ed eleganti marionette offrono al pubblico, che ha molto gradito la prima messinscena, un ottimo adattamento teatrale.
Gotico ed inquietante, oscuro e grottesco così come Kafka ha descritto e raccontato il sistema burocratico nel suo angosciante romanzo Il castello.
In scena figure stanche, alienante, come zombie, insospettiti e incattiviti. L’arrivo del forestiero, il signor K., nominato agrimensore, sconvolge la loro vita macchinosamente regolata e controllata dal sistema del Castello e dei suoi dirigenti.
Ritrovatosi in questo strano villaggio, popolato da automi estremamente rispettosi del “regolamento”, egli è presto dissuaso dal visitare l’ inespugnabile fortezza, il castello impenetrabile, burocraticamente inespugnabile ed incomprensibile, organizzato come un’assurda e isterica catena di montaggio di ingranaggi umani, di ferrei permessi, di scartoffie, in cui tutti si riconoscono.
Non uomini ma maschere. Burattini di un sistema organizzato per confondere.
Chi vi si oppone è destinato a fallire, a morire, ad essere niente. Una burocrazia farraginosa che fa vacillare come metafora dell’esistenza umana.
Ab hic et ab hac – Palco A ore 20.30
di e con Daniele Parisi (di Stefania D’Orazio)
Spettacolo fuori concorso che ha preso il posto di “E poi quella sera…sarà stato il ’72” che, per problemi tecnici, ha dovuto ritirarsi dal Festival. Daniele Parisi si impone con esuberanza sul palco e anche tra il pubblico, inizialmente scosso dalla rottura così drastica della quarta parete. La maestria dell’attore sta tutta nella mimica e nella gestualità così malleabile, nonché nella capacità di cambiare ruolo in modo improvviso, cambiandosi d’abito, cambiando voce e ritmo. Si ride parecchio, e si scherza sull’ipocondria generalizzata, la paura delle malattie, tra cui, indubbiamente rientra anche l’amore. Privo quasi totalmente di una narrazione coerente, lo spettacolo proprio per questo colpisce con il suo non-sense. Il surreale si mescola con il ridicolo in un mix vincente. Uno stand-up comedy diverso quello di Daniele Parisi, che a mio avviso rientra a tutti gli effetti nella categoria di spettacolo teatrale.
Jansi la Janis sbagliata – Palco B ore 22:00
Pescatori di Poesia Teatro – Patas Arriba Teatro
di Adriano Marenco e Alessandro Caputo. Regia di Simone Fraschetti. Con Valentina Conti (di Stefania D’Orazio)
Fresco fresco di premiazione al Festival Inventaria (Teatro dell’Orologio, 12 – 25 maggio) come “migliore monologo/performance”, lo spettacolo approda al Roma Fringe Festival con caloroso e meritato applauso finale. Janis Joplin, che il destino fece morire pochi giorni dopo la morte di Jimi Hendrix, si risveglia su un cumulo di terra. Ricorda la propria morte, “con la testa tra il comodino e il letto”, e ripercorre la carriera, la fama, i concerti, gli amori, i vizi e e virtù di una bianca texana con la voce da Big Mama del blues. L’attrice Valentina Conti assimila completamente il personaggio, conferendogli una fisicità dinoccolata, scomposta ma efficace. La terra è l’elemento principe della messa in scena, e la luce è il rimpianto di una voce d’oro persa per sempre. Ottima la regia che cura nel dettaglio oggetti di scena e i giochi di luce, e che allo stesso tempo lascia che l’attrice disegni su di sé la fragilità e la forza di un personaggio così complesso.
Amami un po’ – La verità sugli ultimi giorni di Marilyn Monroe – Palco B ore 23:30
Compagnia degli INDIE. Regia di Michele Di Francesco. Con: Vera Dragone, Claudio Crisafulli, Lavinia Fiorani, Federica Lenzi, Lapo Mantelli, Marco Martino, Manuel Berardicurti e Alessia Mancarella (di Stefania D’Orazio)
Marilyn Monroe muore, in circostanze ancora poco chiare, nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962. La versione proposta dallo spettacolo è invece univoca: il presunto suicidio della diva viene mostrato come premeditato omicidio, operato personalmente dallo psichiatra Ralph Greenson con la complicità di Bob Kennedy e Peter Lawford, cognato dei fratelli Kennedy. Il movente? Zittire l’attrice che, amante di entrambi i fratelli, poteva compromettere la loro integrità morale e, soprattutto, era al corrente di numerosi affari politici con cui avrebbe potuto sbugiardarli. Il nutrito cast racconta gli ultimi tre giorni della vita di Norma Jeane Mortenson, presentandola esclusivamente come una figura fragile e umorale, frivola e capricciosa, spesso perfino leziosa. Nonostante l’evidente lavoro sulla scenografia e sui costumi fedeli all’epoca, la recitazione risulta scarica e non troppo convincente, il testo spesso cade nella banalità.
A proposito di una groupie perbene – Palco A 8 giugno h. 22.00 (di Ludovica Angelini)
Questo “reading”, come lo definisce la stessa Camilla Ciminelli (autrice, regista e interprete della performance) è la descrizione del mondo di una donna. Un reading attivo ricreato da una donna in piena sindrome premestruale che rasenta l’isteria. Camilla ci prepara la cena schizofrenicamente, offrendoci patatine fritte, vino, dolce, e nel mentre ci fa penetrare nel suo habitat di groupie, che venera la musica.
Per l’autrice la musica è quell’amore che non tradirà mai e che l’ha salvata dagli uomini, ma allo stesso tempo è stata la musica che ascoltava da bambina, come Bach o Ornella Vanoni, che l’ha educata al sogno di una vita da principessina Sissi, che poi la vita reale ha allontanato.
La musica è il motore, la creazione del testo stesso, l’autrice vuole ricreare una performance a cavallo tra prosa poetica e recensione. Vuole accompagnarci nella sua anima e nei suoi gesti quotidiani, come quelli di tagliare le patate o stappare una bottiglia di vino. Un viaggio al femminile, dove le ferite vengono mostrate, dove la disperazione ha sempre la meglio, ma bastano le note di Bob Dylan ad insegnarci a vivere.
Venite a banchettare con Camilla, che ci accompagna attraverso piccole note già conosciute e che casualmente ci evocano ricordi.
Prossimi spettacoli: 11 giugno h. 23.30; 13 giugno h. 20.30
Tutto in 90 minuti
Di Atto in Atto di Andrea Quintili, regia di Andrea Quintili, con Andrea Quintili, Alessandro Bevilacqua, Giuliana Macina, Elisa Pagin e Debora Aiello (di Chiara Girardi)
Manca poco al fischio di inizio dei Mondiali 2006 e in casa di Mario tutto è sistemato per Italia-Francia: patatine, Coca Cola e tv accesa sul pre-partita che i due amici non riusciranno mai a godersi. Umberto vuole risolvere tutti i problemi dell’amico Mario, lasciato dalla fidanzata da quasi un anno, e vuole farlo in soli 90 minuti! Inizia così questa commedia degli equivoci scritta e diretta da Andrea Quintili in cui il campanello della porta, gli interruttori della luce e i colpi in testa la fanno da padrone. Quello che era iniziato come il gesto di un amico, si trasforma per Mario nei 90 minuti più faticosi della sua vita, altro che la finalissima dei mondiali, tra fidanzate con strani doppi lavori, amori a prima vista e proposte di matrimonio, nel calderone viene messo proprio di tutto, creando una certa vivacità seppur confusionaria. La trama piuttosto scontata permette, grazie alla caratterizzazione macchiettistica di alcuni personaggi e ad alcune freddure, dei momenti di riso. Tuttavia il continuo tira e molla degli attori dalla scena e alcuni momenti di stallo, ha reso questa commedia un “fallo” calcistico.
Palco A
8 giugno 2014- ore 23.30
9 giugno 2014 – ore 22.00
10 giugno 2014 – ore 20,30