Il valzer europeo delle poltrone
Chiusa la battaglia elettorale, si aprono le nuove sfide politiche europee tra i maggiori gruppi politici: in molti ambiscono ad una fetta di potere ma solo in pochi riusciranno a saziarsi davvero
di Andrea Rosiello
Riparte, a breve, la macchina burocratica (ma sopratutto politica ed economica) dell’Unione Europea. Molte le novità: un nuovo Parlamento, una nuova presidenza del Consiglio dell’Ue e, sopratutto, una nuova Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’UE. Tutto nuovo insomma. O quasi.
Gli attori – Si apre un nuovo ciclo europeo: altri cinque anni di difficili decisioni e rigide politiche economiche. Due i principali contendenti nel gioco della spartizione dei seggi vacanti: il Partito Popolare Europeo (Democratici-Cristiani) e l’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici.
I ruoli istituzionali da assegnare sono pochi ma, come si evince dai compiti che sono chiamati ad assolvere, si tratta di figure chiave nel firmamento politico europeo.
Il Presidente del Consiglio Europeo – Il Consiglio Europeo, composto dai capi di Stato o di governo dei paesi membri dell’Ue, definisce gli orientamenti politici e le priorità politiche generali dell’Unione[1]. Il suo Presidente ha il non facile compito di mediare tra i 28 governi nazionali.
L’attuale presidente uscente è il belga Van Rompuy. Tra i nomi in lista per succedergli, negli ultimi giorni si è fatto il nome dell’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. La prossima riunione del Consiglio Europeo si terrà il 26 e il 27 giugno. Per molti la candidatura di Letta è solo un contentino per il PD di Renzi: un ruolo di prestigio sì ma senza poteri concreti.
Il Presidente della Commissione Europea – La Commissione Europea è il vero organo esecutivo dell’Unione: fissa gli obiettivi e le priorità d’azione, presenta proposte di legislazione al Parlamento e al Consiglio dell’Ue, gestisce e attua le politiche e il bilancio dell’Ue, ecc.
Il suo Presidente, la carica più importante e potente dell’Ue, viene designato dal Consiglio europeo e viene quasi sempre eletto un appartenente al partito europeo vincitore delle elezioni.
E’ quasi certo che il prossimo presidente della Commissione sarà un membro del PPE come, del resto, lo èquello attuale presidente, il portoghese Josè Maria Barroso. Sul nome invece non si è riusciti, finora, a trovare la quadra.
Non è più cosìscontata l’elezione di Jean-Claude Juncker: nonostante un apparente sostegno trasversale, Juncker deve affrontare una decisa opposizione interna da parte dei membri del suo stesso partito.
Inoltre negli ultimi giorni anche il Premier inglese Cameron si è unito al coro dei “No Juncker”. In alcune interviste della scorsa settimana Cameron non si è opposto all’ex premier lussemburghese, definendolo “politico europeo d’esperienza” ma piuttosto al meccanismo che porta il Parlamento europeo ad indicarlo come unico legittimo aspirante a quella poltrona.
Cameron sa di non avere un reale potere di opposizione ma spera di far leva su Angela Merkel con la promessa di far uscire il Regno Unito dall’Ue. Quanto sia vera questa minaccia lo si scoprirà a breve se non si dovesse trovare un accordo.
L’Italia, tramite il Presidente del Consiglio Renzi, non spinge per nessuna candidatura nazionale alla Commissione (anche perché non ha abbastanza peso politico) ma, allo stesso tempo, invita a “trovare un punto di intesa complessivo” senza diktat o veti.
Il Presidente del Parlamento Europeo – Il più famoso degli organi dell’Ue è chiamato a eleggere il proprio presidente. Tra i “papabili”non è escluso che il tedesco Schulz (al quale la Merkel non vuole dare il posto di commissario) potrebbe essere riconfermato Presidente dell’Europarlamento.
Verhofstadt, il candidato alla Commissione del gruppo liberale e democratico al Parlamento europeo, visto che la carica di Presidente del Parlamento europeo dura 2 anni e mezzo, potrebbe fare la staffetta con Schulz e ricoprire l’incarico nella seconda parte della legislatura.
Molto dipenderà dall’accordo, se si troverà, sul prossimo presidente della Commissione.
Un ballo, ancora in corso, tra giovani promesse, vecchie glorie e pochi dj. Una musica che, si spera, cambierà almeno nel ritmo.
[1] Trattato sull’Unione Europea, come modificato dal Trattato di Lisbona, art. 15
(fonte immagine: http://www.lematpercorsi.com)