Quando la start-up è cucinata in casa
La storia di Maria Silvia e Davide, compagni nella vita e nel lavoro che decidono di fondare un’azienda digitale dedicata al buon gusto, a partire dal “made in Italy”. E i giovani italiani riscoprono il fascino del lavoro in campagna
di Graziano Rossi
su Twitter @grazianorossi
Non raccontiamo bugie: in Italia la crisi c’è e si fa sentire. Lo si nota, purtroppo, in tutti i settori della produttività, sia quelli che hanno fatto grande il nostro Paese a livello nazionale ed internazionale, sia quelli che fino ad oggi hanno provato ad emergere, a volte con scarsi risultati.
Ma se c’è un motore che oggi può aiutare i nostri giovani a trovare una strada, quel motore si chiama internet. La storia che vi raccontiamo in questo articolo non è molto diversa da altre che si trovano navigando sul web, ma allo stesso tempo questa stessa storia ha degli ingredienti particolari, che purtroppo non si trovano in molti giovani italiani.
B-eat Digital Kitchen è un’azienda fondata da poco tempo da una sarda classe 1984, Maria Silvia Sanna, e da un pugliese classe 1985, Davide Arnesano. I due ragazzi, scelta la strada dell’imprenditoria in prima persona a discapito di un lavoro sicuro, pensando a come poter essere utili nel mercato del lavoro, hanno messo in forno – è proprio il caso di dirlo – un’idea che coniuga tradizione e futuro: lavorare insieme a quelle piccole e medie imprese del settore enogastronomico che necessitano di una comunicazione efficace per i loro prodotti.
Chiacchierando con Maria Silvia e Davide durante un pranzo – forse non un caso – è emerso come il design digitale e il marketing possano supportare attività di persone che non sanno di avere un potenziale comunicativo rispetto ai prodotti offerti. Un esempio? In Toscana esistono cantine che attraverso i loro siti e i social network attraggono intenditori e curiosi per degustazioni. La stessa cosa – mi spiega Davide – potrebbe accadere per tante altre realtà del vino, dei latticini e altri prodotti, ma più si va a Sud e meno possibilità ci sono di trovare aziende che si muovono in questo senso.
Dunque, l’obiettivo di B-eat Digital Kitchen è di trovare soluzioni creative e originali per rendere appetibili quelle piccole aziende, forse ancora oggi troppo legate al passato. Ma “passato” non vuol dire necessariamente obsoleto.
Pensando al presente e al futuro dell’occupazione del nostro Paese il Ministero per le Politiche Agricole attraverso il programma #campolibero vuole sostenere quei giovani che decidono di fare attività imprenditoriale nel settore agricolo. E le statistiche sembrano dare un aiuto in termini numerici: secondo il primo dossier “Lavorare e vivere green in Italia” realizzato da Coldiretti, il 68% dei giovani italiani sogna di lavorare nelle campagne per esempio per fare la vendemmia o per raccogliere la frutta.
La stessa Coldiretti, con l’autorizzazione del Ministero del Lavoro ha inaugurato la prima banca dati dedicata alle aziende agricole che assumono: questo servizio potrà essere utile per i giovani che hanno desiderio di fare uno stage all’interno di queste realtà o che cercano un lavoro stagionale.
Tornando a Maria Silvia e Davide, la loro idea imprenditoriale completamente incentrata sull’enogastronomia potrebbe essere davvero utile per chi fa parte di questo comparto e non sa come comunicare ciò che produce e renderlo più visibile.
Se solo pensiamo che per esempio l’hashtag #foodporn ha letteralmente invaso Twitter, dai blogger che scrivono di cucina agli utenti che vogliono condividere la presentazione dei propri piatti, il connubio tra comunicazione, rete e materie prime è già pronto per essere servito.
Una risposta
[…] del Dl vengono recuperati molti dei punti previsti nelle norma “#Campolibero” – piano di interventi di semplificazioni e rilancio dell’agricoltura- che era stato lanciato dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali). La […]