Daily Fringe #oltreilteatro – XIV puntata

Tempo di lettura 4 minuti

Il Roma Fringe Festival seguito dagli inviati di Ghigliottina.it, media partner della manifestazione romana

A.V.E. – Assicurazione Vita Eterna
(di Chiara Girardi)

a.v.e.Un uomo irriverente sin dalle prime battute, una donna bella e professionale e un poveraccio con fin troppe domande si ritrovano in una stanza qualsiasi fuori dallo spazio ma non fuori dal tempo: hanno solo un’ora per risolversi. Angela è l’avvocato di Dio e Bruno il querelante venuto a far causa al Signore in persona. Nell’acceso dibattito sul diritto di scegliersi i natali, l’aspetto, le doti caratteriali emerge il bisogno di riconoscimento di ognuno di loro. Lei è sempre stata indecisa, ha sempre finto di non capire e si è accontentata di un lavoro limitante, lui ha sempre avuto tutto molto chiaro ma non ha mai oltrepassato i confini ed è in questa ora risolutiva che possono finalmente essere chi hanno sempre voluto: un brillante avvocato in carriera e un uomo, magari ricco, che finalmente pretende le risposte a cui non ha mai saputo dare un senso.

Il terzo uomo tuttavia non fa che muovere le lancette dell’orologio scandendo i ritmi della discussione e svelandosi poi alla fine per quello che è: un incaricato dell’organizzazione A.V.E. che assicura ai propri clienti di realizzare l’aspirazione della loro vita, il tutto in una sola ora prima dell’eliminazione eterna.

L’idea futuristica e curiosa non riesce ad emergere totalmente risultando poco efficace nonostante l’ottima prestazione attoriale. 

A.V.E. – Assicurazione Vita Eterna
Compagnia Up Arte
Di Enrico Rosellini
Regia di Guglielmo Guidi
Con Simone Ciampi, Marika De Chiara, Matteo Martinelli
1° luglio, ore 20.30 – 2 luglio, ore 23.30 – 3 luglio, ore 23.30 | Palco B

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Lamagara
(di Chiara Girardi)

lamagaraTerra, candele, pietre, erbe, profumo di esoterismo: ci si immerge sin dall’inizio in uno spazio sacro ma non nel senso religioso del termine quanto piuttosto di un’atmosfera misteriosa e segreta. Probabilmente fu la stessa che preoccupò gli inquisitori che nella Calabria del 1769 giustiziarono Cecilia Faragò per stregoneria. Fu l’ultima donna ad essere vittima di questi pregiudizi e superstizioni in tempi in cui conoscere gli usi delle erbe medicinali era considerato demoniaco. La sua fu l’immagine di una donna forte e decisa, amante della verità e dell’uguaglianza e incapace di sopportare le manipolazioni che il clero di allora metteva in atto sul popolo povero ed ignorante.

Un monologo, senz’altro una prova d’attore per Emanuela Bianchi, che alterna alla narrazione degli eventi momenti intensi di danza e canto e un piacevole cammeo nell’interpretazione della donna calabrese popolana e bigotta.

Nonostante le belle immagini create sul palco con il corpo e la voce intrecciati a degli elastici che la intrappolano ma quasi la sostengono, il testo non riesce a suscitare una vera e propria empatia verso questa donna innocente, la cui morte segnerà la fine di uno dei più grandi errori che ebbe il via dall’ignoranza dei secoli bui.

Lamagara
Da un’idea di Emanuela Bianchi
Scritto da Emilio Suraci ed Emanuela Bianchi
Adattamento e interpretazione di Emanuela Bianchi
30 giugno, ore 20.30 – 1° luglio, ore 23.30 – 3 luglio, ore 22 | Palco C

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Finale di partita
(di Chiara Girardi)

Finale-di-Partita“Non c’è niente di più comico dell’infelicità”. Questa frase, la più significativa del testo beckettiano ha in questa commedia, se di commedia si può parlare nel teatro dell’assurdo, un’esplicazione concreta.

Hamm, un vecchio incapace di vedere e camminare, viziato e scorbutico, è completamente dipendente dal fedele servo Clov, un ragazzo ingenuo e buono, impossibilitato a sedersi e con un debole per i biscotti e i burattini e completamente dipendente dal suo padrone.

Un rapporto quello di servo/padrone che Beckett analizza spesso nei suoi testi, concentrandosi su una caratterizzazione dei personaggi basata sul contrasto e sulla dipendenza e in cui non manca mai una capacità notevole nell’occuparsi del tema dell’attesa.

Sembra una giornata come ogni altra, scandita dai soliti ritmi di azioni quotidiane e discorsi circolari, spezzata solo dal gioco che i due personaggi mettono in piedi grazie ai due pupi, che rappresentano i genitori di Hamm e che vengono usati per raccontarsi storie e far intravedere una linea di realtà in cui sembra esserci stato un passato ma in cui ciascuno attende una risoluzione della propria vita che tarda ad arrivare.

I due attori sono molto concentrati nel dare la verità e la pulizia che il teatro dell’assurdo richiede, tuttavia la messa in scena non mantiene dall’inizio alla fine la ritmica essenziale e incalzante che porta alla risoluzione della partita. 

Finale di partita
Con Roberto Negri e Vito Latorre
Scene e costumi Rossella Ramunni e Davide Sciascia
30 giugno 23.30 – 1 luglio 22 – 6 luglio 20.30 | Palco B

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