"Rock bazar", un viaggio tra gli eccessi e le follie del rock

Tempo di lettura 3 minuti

Massimo Cotto ha messo nero su bianco la sua conoscenza enciclopedica del mondo del rock, regalandoci col suo ultimo libro 575 gustosi aneddoti

di Giusy Andreano
su Twitter @Giusy_Andreano

It’s only rock’n’roll but I like it” cantano i Rolling Stones e questa convinzione è condizione necessaria e sufficiente per mantenere ancora vivo il mito del rock con le sue liturgie, le sue divinità pagane e le sue leggende. Dire rock è dire eccessi, follie, storie incredibili.

Alzi la mano chi non ha sognato di entrare nel backstage di un concerto per vedere dal vivo le sue rockstar preferite o chi non avrebbe voluto far parte dell’entourage delle star per vivere quella vita spericolata che da sempre affascina giovani e meno giovani. Il pass “all access” ai retroscena dei più grandi protagonisti della scena rock mondiale di sempre è Rock bazar – 575 storie rock il nuovo libro di Massimo Cotto, edito da VOLOlibero Edizioni, un testo che è la trasposizione narrativa dell’omonima trasmissione radiofonica di grande successo.

Il mio dio è il rock’n’roll” diceva Lou Reed e forse è così anche per Massimo Cotto, uno dei più talentuosi e stimati giornalisti musicali, un autore prolifico che è stato il biografo ufficiale di numerose star nostrane come Patty Pravo, i Nomadi, Ivan Fossati, Francesco Guccini, per fare solo alcuni nomi. Cotto ha all’attivo una bibliografia lunghissima, con titoli di grande successo come Il grande libro del rock e We will rock you, per citarne alcuni, oltre ad essere dj, giornalista, direttore artistico. Un vulcano di idee.

Sfogliare Rock Bazar è assistere ad una sfilata di nomi del gotha del rock di tutti i tempi, Elvis, i Beatles, i Rolling Stones, gli Aerosmith, gli Who, Kurt Cobain, i Led Zeppelin, David Bowie, Jim Morrison e i Doors, i Pink Floyd, i Black Sabbath di Ozzy Osbourne, i Cure, Nico e i Velvet Underground, Lou Reed, i Pearl Jam, i R.E.M. La lista è lunghissima.

Come una macchina del tempo, il libro vi condurrà nella NewYork della Factory di Andy Warhol, all’epopea di Woodstock, ad Haight-Ashbury a San Francisco, a Monterey, al Chelsea Hotel e ai club storici come il CBGB’S di New York o l’Hammersmith Odeon di Londra.

Il linguaggio è radiofonico, chiaro, essenziale, diretto. Molto diretto. C’è molta droga e molto sesso e tantissime assurdità, il tutto innaffiato da litri di alcol. La fenomenologia della rockstar è rispettata in pieno. Naturalmente ci sono groupie disposte a tutto e corti dei miracoli varie, roadie senza scrupoli e manager assetati di soldi, insomma una vera rock Babilonia.

C’è pure una carrellata di animali coinvolti in vicende più o meno paradossali, una sorta di zoologia del rock. Il pipistrello di Ozzy, i serpenti di Slash, le carpe di Freddy Mercury, il cavallo dei Birds, il gatto di Syd Barrett, le mucche dei Queen, i boa di Alice Cooper, il criceto dei Sex Pistols, ma l’elenco è molto più lungo.

Il linguaggio non è da educande, ma diretto e duro, proprio come il rock. La lettura scorre piacevole e fluida. Un libro per appassionati del genere, ma anche per curiosi. Sfogliando le pagine del libro, ad esempio, scoprirete che Dee Dee Ramone riteneva le sigarette la sua dipendenza più grande, al punto da non riuscire a smettere di fumare nemmeno sotto la doccia, che fece modificare pur di poter continuare a fumare mentre si lavava.

Brian Eno è ossessionato dall’utilizzare l’orinatoio di Duchamp, la famosa e controversa opera Fontaine, al punto da inventarsi un sistema per riuscirci niente di meno che al MoMA di New York. Diversi gli aneddoti cospirazionisti, che vogliono Jimi Hendrix ucciso dal suo manager, o Kurt Cobain fatto fuori su ordine della moglie Courtney Love.

Dal libro di Massimo Cotto si intuisce come le rockstar abbiano il dono di trasformare in leggenda qualsiasi cosa, anche dei cornflakes, se questi, ad esempio, sono legati agli Oasis. Curiosi di sapere la storia? Non resta che tuffarvi in una divertente lettura che vi mostrerà i rocker non come brutti, sporchi e cattivi, ma come dei bambini che hanno vissuto e vivono pensando al mondo come a un parco giochi.

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