Legge elettorale: salta l'incontro tra PD e M5S
Doveva servire ad aprire una nuova fase politica, ma è rimasto solo sulla carta. Dal M5S, però, arriva un nuovo segnale di apertura
di Mattia Bagnato
È saltato l’incontro che, lunedì 7 luglio, avrebbe dovuto portare per la terza volta il PD e il M5S al tavolo delle trattative. Il summit, atteso con grande trepidazione da tutti gli osservatori politici, avrebbe dovuto dare il via ad una collaborazione tanto inattesa, fino a qualche mese fa, quanto auspicata. Il casus belli, che ha di fatto impedito ai due partiti di confrontarsi sulla legge elettorale, sembrerebbe essere stato, il condizionale è d’obbligo, la mancata risposta da parte del M5S ad una serie di questioni relative alla futura legge elettorale proposta dal PD e che, in buona parte, era emersa fin dall’incontro del 26 giugno.
Il fatto – “Cara Presidente (Boldrini) le scrivo per informarla che il previsto incontro di oggi, tra le delegazioni del PD e del M5S, non si terrà”. Con queste parole lapidarie il PD sbatte la porta in faccia ai pentastellati, colpevoli di essere dei “perdi tempo” che vogliono, a detta di Renzi, rallentare il processo riformista. Poteva essere un’occasione storica, invece si è conclusa con un nulla di fatto. Si è aperto così, inevitabilmente, un botta e risposta dai toni infuocati e una corsa per cercare di capire quali retroscena si celano dietro un annullamento che sembra ribadire l’ottimo stato di saute del patto del Nazareno.
La risposta tanto attesa in realtà era arrivata, per bocca dello stesso Di Maio, sulle pagine del Corriere della Sera, ma evidentemente, non è stata ritenuta soddisfacente da Renzi. Il Vicepresidente della Camera, infatti, intervistato dal quotidiano milanese, oltre ad aprire a buona parte delle proposte presentate dal PD, aveva anche affermato: “Stiamo mettendo a punto e porteremo una proposta che modifica il Democratellum e sarà una svolta che non potranno rifiutare”.
I “punti” in questione – Già nell’incontro precedente, quello del 26 giugno a Montecitorio, era emerso con chiarezza come le due proposte elettorali viaggiassero su binari tutt’altro che paralleli. Dal lato “democratico”, era stata sottolineata la necessità di una legge elettorale che favorisca la governabilità, dal lato pentastellato, si era data priorità, invece, alla questione delle preferenze, indispensabili per garantire “liste pulite”.
La musica, a pochi giorni di distanza, non sembra essere cambiata. Il Pd continua a ribadire l’importanza di alcuni punti: la presenza di un ballottaggio, così da avere la certezza di un vincitore; l’introduzione di premi di maggioranza, al primo o al secondo turno, non superiori al 15%, per dare governabilità al paese; la riduzione del numero dei candidati all’interno dei singoli collegi, ma anche, ed è questo il tema più caldo messo sul tavolo da Matteo Renzi, di introdurre delle guarentigie costituzionali, sia alla camera che al senato, che garantendo l’immunità non si trasformino, però, in impunità.
La risposta del M5S – I grillini ci hanno abituati, ormai da tempo, a reazioni forti ed al di sopra delle righe e anche questa volta non si sono fatte attendere. La novità, però, sta tutta nel fatto di saper mettere da parte il rancore e riprendere il dialogo. Così, seppur con ritardo, la risposta grillina è arrivata. Tutti sì, ma con molte riserve. Beppe Grillo, infatti, ha fatto sapere attraverso il suo blog che, per quanto riguarda il ballottaggio, il M5S è disposto a cedere, a due condizioni: che sia introdotto un primo turno privo di soglie di sbarramento; che nel caso in cui dopo il primo turno nessun partito raggiungesse il 50 %+1 dei voti, il ballottaggio fra i primi due partiti dovrà dare al vincitore il 52% dei seggi. Grillo ha sottolineato come la governabilità sia per il M5S “tutt’altra’altra cosa”, accettando tuttavia di dare al vincitore un minimo margine di maggioranza.
Sul fronte dei collegi e dell’immunità, invece, il leader pentastellato ha manifestato una ridotta apertura. Sul primo tema, infatti, ha lasciato intendere che molto dipenderà dall’impianto finale della legge. Sull’immunità, invece, la risposta grillina è stata particolarmente secca: cancellare le attualità immunità previste, lasciando solo quelle relative all’insindacabilità delle opinioni e dei voti espressi.
I futuri scenari – E’ presto per sapere se la risposta del M5S possa, comunque, riaprire il dialogo. Ciò nonostante, le ultime dichiarazioni di Beppe Grillo hanno disegnato uno scenario politico in cui la collaborazione rimane una possibilità concreta. Resta, pero, da capire quanto il PD avrà voglia di guardare ai grillini come partner politico reale. Da questo punto di vista, sembra pesare ancora molto la leadership di Silvio Berlusconi. Una cosa inaccettabile, questa, per i pentastellati, che non hanno mai smesso di criticare la stretta relazione politica che lega i due leader e che potrebbe compromettere i futuri accordi tra Renzi e Grillo.
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