Strada dolce strada
Presentato il primo censimento dei senza fissa dimora di Roma
di Francesca De Santis
su Twitter @FrancescaDeS
Capire e non contare. È questo l’obiettivo di “racCONTAMI 2014”, l’indagine condotta a marzo 2014 dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti e Università Bocconi, con il sostegno di Roma Capitale, finalizzata all’analisi del fenomeno dei senza fissa dimora presenti sul territorio della città.
I risultati di questo particolare censimento sono stati presentati a fine giugno in Campidoglio alla presenza del Sindaco di Roma Ignazio Marino e dell’Assessore al Sostegno sociale Rita Cutini che ha definito questo progetto di grande importanza, perché “sulla strada non ci sono solo numeri ma anche storie”. Sono proprio le storie l’elemento chiave di questa indagine che conta quanti sono e mostra dove vivono i senza tetto di Roma – ma che si pone anche l’obiettivo sfidante di capire chi sono e quali strade tortuose li hanno portati a trovarsi in questo stato di povertà e bisogno.
Tra il 17 e il 19 marzo sono stati distribuiti 1.200 questionari, sia in strada che nei principali centri di accoglienza della città, da 1.175 cittadini volontari che per la prima volta si sono avvicinati a queste realtà. Il totale dei senza fissa dimora risulta essere di 3.276 persone di cui 1.578 in strada (48%) e 1.689 nei dormitori della città (52%). Il fenomeno ha un’incidenza dello 0,11% sulla popolazione della città e il Municipio I e II costituiscono la parte di territorio maggiormente interessata dal fenomeno, con 744 senza fissa dimora nel primo e 312 nel secondo.
La maggior parte dei senza tetto sono uomini, anche se in percentuale minore rispetto ad altre città; molti di loro sono di origine non europea che vivono in strada: tra essi, il 60% ha meno di trentacinque anni. Invece, nei dormitori, l’età media degli italiani è di quarantacinque anni. Inoltre, nei centri di accoglienza si concentrano, in prevalenza, persone di origine italiana (39%) seguite da afghani e asiatici (28%). Invece, in strada il gruppo maggioritario è quello proveniente dall’Europa, in particolare dell’Est, seguito da quello africano.
La congiuntura economica sfavorevole è una delle ragioni principali che ha portato queste persone a rimanere senza dimora accompagnata, a seconda dei casi, dalla perdita del lavoro, dall’immigrazione e da legami famigliari deboli. La situazione è più cronica per le persone che vivono in strada (6,2 anni) che per quelli che frequentano i dormitori (4,9 anni). Il dato più eloquente ci dice che il 65% dei senza tetto non è mai più tornato in una vera casa.
Molti sarebbero disposti a condividere una stanza anche con degli sconosciuti, pur di tornare ad avere una vita regolare e più sana. Il 23% dichiara di non aver fatto nulla per uscire da questa situazione nell’ultimo anno; questo dato va letto insieme al grado di soddisfazione e felicità e alla durata della permanenza: più a lungo si sta in strada, più progettare di riprendere in mano la propria vita e cambiarla in positivo diventa difficile ma più si è insoddisfatti e più ci si attiva per uscire da questa situazione.
Tuttavia, solo il 10.2% ha dichiarato di aver lavorato nell’ultimo mese, di cui il 55.4% in nero. Fra i disoccupati, il 67.7% sta cercando un lavoro, principalmente attraverso i servizi sociali. Le condizioni di vita sono difficili, con il 73% degli intervistati che detto di essersi ammalato nell’ultimo mese e nel 36% dei casi non si è rivolto all’assistenza sanitaria.
La solitudine è uno degli elementi che ritorna frequentemente nella storia di queste persone. L’85% è single, divorziato o vedovo e il 60% dei parenti stretti non è a conoscenza dello stato dei propri famigliari. Nel corso della giornata, il 56% del tempo viene trascorso in solitudine. Questo bisogno di socialità e affetto si riscontra anche nel dato che vede la famiglia e gli amici come i due gruppi ritenuti più importanti e in cui si ripone più fiducia insieme agli assistenti sociali e alle associazioni di volontariato. Le istituzioni, la politica e il Comune sono in basso nella classifica, percepiti distanti dai senza dimora, forse come le cause del loro status.
Questi dati e informazioni sono stati raccolti nel tentativo di capire meglio questo fenomeno, con l’obiettivo di poter rispondere in maniera più efficace alle emergenze, ridurre l’ampiezza del problema e prevenirne le cause. Non potrà di certo fornire un quadro completo ed esaudiente della situazione sulla città di Roma ma, forse, potrà costituire un altro passo verso chi è distante, lasciato indietro, consentendo di andare oltre ciò che vediamo e portandoci a chiedere chi abbiamo davanti, ogni volta che incrociamo lo sguardo di chi è stato lasciato solo.