L’asse Berlino – Washington e un amore mai sbocciato
Il governo tedesco mostra i muscoli e con una mossa inaspettata dichiara “persona non grata” il capo della CIA in Germania, invitandolo a lasciare il paese. Precipita la crisi diplomatica. Nell’era del dopoguerra è una decisione senza precedenti
di Emanuele Martino
Lo scandalo Datagate non ha sortito gli effetti sperati. La dura posizione di Angela Merkel contro lo spionaggio americano, colpevole tra le altre cose di aver intercettato il suo cellulare, non ha prodotto risultati. La decisione di Berlino è la diretta conseguenza sia dell’arresto di un agente segreto tedesco al soldo della CIA, che trasferiva negli States più di 210 documenti top secret riguardo l’inchiesta del Bundestag sulla vicenda Snowden, sia della notizia diffusa dalla procura federale seconda la quale a collaborare con la NSA (National Security Agency) sarebbe stato anche un funzionario del Ministero della Difesa tedesco. “Se certe affermazioni sono fondate”– ha affermato il cancelliere – “per me sarebbe una chiara contraddizione rispetto a ciò che considero una collaborazione basata sulla fiducia tra partner e rispettive agenzie”.
I rapporti tra Washington e Berlino non sono mai stati così freddi. I due paesi contano sulla rispettiva cooperazione e su una solida partnership per essere protagonisti nello scacchiere globale. Ma le ultime vicende potrebbero rivelare qualcosa di più rispetto ad un semplice incidente.
Ormai è chiaro come gli Usa mal sopportino un eccessivo protagonismo tedesco in Europa. Lo dimostrano i diversi approcci teorici e pratici alla crisi economica (con relative critiche), le future sanzioni di Washington contro la Commerzbank per aver violato sanzioni contro Sudan ed Iran (il governo tedesco ne possiede il 17 % in azioni) trapelate dalle colonne del New York Times, le divergenze politico-diplomatiche riguardo la crisi ucraina, e infine i recenti scandali di spionaggio. Secondo molti analisti la Casa Bianca fatica ad adottare una politica estera centrata sul dialogo e sulla collaborazione diplomatica, preferendo invece quel famoso scetticismo in parte dovuto ad una sopravvalutazione del proprio ruolo in ambito geopolitico.
In linea generale il blocco atlantico è ad un bivio: da una parte Washington ha tutta l’intenzione di non abbandonare un’egemonia politica che le ha permesso, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, di influenzare il vecchio continente; dall’altra rimane evidente notare come Berlino rimarchi il suo compito di paese guida all’interno dell’Europa, e come ponte geografico e strategico tra Est ed Ovest.
Il Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier incontrerà il segretario di Stato USA John Kerry durante i colloqui di Vienna sul programma nucleare iraniano. Compito di Kerry sarà anche quello di spiegare perché Obama non sapesse nulla della spia tedesca. Secondo il NYT infatti, il Presidente non solo non era affatto al corrente degli ultimi sviluppi sull’arresto dell’agente segreto, ma stando alle ricostruzioni del quotidiano, è di John Brennan, capo della CIA, la responsabilità di non averlo avvertito. Un equivoco che dovrebbe generare più di un imbarazzo alla Casa Bianca.
L’allontanamento diplomatico tra Berlino e Washington potrebbe portare nel lungo termine qualche svantaggio alla comunità internazionale. Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo storico che prevede l’abbattimento definitivo dei dazi e il sodalizio economico del blocco occidentale, può subire delle frenate dovute al gelo creatosi tra i due paesi.
Un altro attore che può sorridere di questa situazione è senz’altro Vladimir Putin. Il visto di Edward Snowden scade il 31 luglio, ma dagli uffici dell’immigrazione russa, secondo il Washington Post, un funzionario ha già avvertito sulla ferrea volontà di Mosca di estendere il suo status di rifugiato. Nello scandalo Datagate la Russia non esitò ad intervenire, ed in questo senso appare difficile pensare a Mosca del tutto indifferente riguardo il deterioramento del rapporto Merkel-Obama. La Germania si è rivelata – specie in virtù dei rapporti economici con lo stesso Putin – in prima linea nell’alleggerimento delle sanzioni americane per i fatti in Crimea, e una collaborazione così importante non può essere sottovalutata da Obama.