Legge elettorale: è scontro sulle preferenze

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M5S e NCD le ritengono imprescindibili. Berlusconi non le ha mai volute. Ora, il Governo si trova davanti ad un bivio

di Mattia Bagnato

renzi-berlusconi-640Con l’esecutivo impegnato a sbrogliare l’intricata questione della riforma del Senato, l’apertura di un nuovo fronte caldo rischia di ostacolare l’iter legislativo che dovrà potare alla stesura della futura legge elettorale, ormai quasi certamente rimandata a settembre. Nella giornata di venerdì, infatti, a tenere banco all’interno del dibattito politico sono sopraggiunti nuovi elementi di attrito: preferenze e soglie di sbarramento. Il disaccordo tra le varie forze politiche su questi temi ripropone la “vecchia” questione della rappresentatività, tornata alla ribalta proprio nelle ultime tornate elettorali.

M5S – Ad aprire le danze era stato Beppe Grillo, fin dai tempi del V Day, che ne aveva fatto un personalissimo cavallo di battaglia contro la “dittatura della casta“. Da quel momento, infatti, le preferenze sono diventate il grimaldello pentastellato per scardinare i vecchi meccanismi partitici. La questione è stata poi rilanciata nei precedenti confronti tra il PD e il M5S, al fine di ribadire la necessità di garantire “liste pulite“. Per queste ragioni, quindi, i pentastellati non possono permettersi di cedere. Scendere a compromessi su un tema così importante, significherebbe infatti perdere credibilità nei confronti del proprio elettorato, risvegliandolo dal “sogno” della “democrazia dal basso“.

I migliori nemici – Un fulmine a ciel sereno. Questa la sintesi perfetta dell’ondata di polemiche che si è levata in questi giorni contro il Governo, colpevole di aver eliminato le preferenze ed introdotto nuove soglie di sbarramento. Così, partiti politicamente lontani anni luce, come SEL e NCD, si sono ritrovati uniti contro un “meccanismo di sbarramento” che, secondo lo stesso Vendola, minaccia gravemente la situazione delle minoranze parlamentari, imponendo una dittatura della maggioranza. Sulla sponda alfaniana, da Quagliarello a Cicchitto, molte le voci che si sono levate, anche e soprattutto, per riportare le preferenze all’interno dell’Italicum, non ultima quella dello stesso Ministro degli interni che, sulla questione, ha affermato di essere pronto a dare battaglia.

Dure critiche sono arrivate anche da Calderoli, “padre” della precedente legge elettorale tristemente nota come Porcellum. Il senatore leghista,  in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha affermato che “rispetto all’Italicum la nostra legge elettorale era un fiorellino. L’Italicum è un porcellissimus“.

Legge Renzi-Berlusconi – Mentre si compatta il fronte di coloro chiedono a gran voce la reintroduzione dello strumento delle preferenze nell’impianto dell’Itaicum, Forza Italia rimane irremovibile. Infatti, il “no” alle preferenze costituisce uno dei punti cardine del Patto del Nazzareno. Silvio Berlusconi ha voluto ricordarlo al Presidente del Consiglio anche nell’ultimo faccia a faccia, svoltosi a Montecitorio lo scorso 3 luglio, nel quale il Cavaliere ha ribadito la sua disponibilità a cedere su molte questioni, ma non su questa. Una posizione confermata anche da Verdini, l’uomo scelto da Berlusconi per trattare con Renzi, “La nostra idea era lo spagnolo e abbiamo dovuto accettare il D’Alimonte con il ballottaggio, ma ora non ci potete chiedere anche le preferenze”.

Parenti serpenti – D’accordo che nell’agenda politica del Governo, come ha affermato lo stesso Matteo Renzi, la legge elettorale non è la priorità, ma resta il fatto che la questione delle preferenze è stata per anni, da Veltroni a Bersani, uno dei temi centrali del programma politico del PD. Tanto centrale da essere ripresa anche da Renzi, salvo poi dover fare retromarcia, pressato da quel Patto del Nazzareno che il Leader del PD non sembra nella condizione di poter mettere da parte.

Una posizione che sta cominciando a mettere in difficoltà il Capo del Governo, costretto a dover fare i conti con una “fronda di ribelli“, tra cui Francesco Russo e Miguel Gotor. Ribelli che, ridotti al silenzio sulla Riforma del Senato, stanno rialzando la testa proprio sulla questione delle preferenze. Renzi ha sempre ostentato sicurezza, i numeri sono dalla sua, però il malumore crescente tra i “democratici” è un dato di fatto che il segretario PD dovrà tenere in considerazione.

(Fonte immagine: http://st.ilfattoquotidiano.it/)

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