L'Italia sfida l'Europa
È iniziata ufficialmente questa settimana, con la riunione dell’ECOFIN[1], la sfida tra la flessibilità italiana e il rigorismo tedesco
di Andrea Rosiello
Una partita semestrale che entro il 31 dicembre potrebbe consacrare l’ex sindaco di Firenze a livello europeo, confermando che quel 40% di preferenze ottenute a fine maggio non erano un caso ma un segnale.
Oppure potrebbe essere l’errore che gli costerà la poltrona. Non riuscire a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale potrebbe essere il trampolino di lancio per gli euroscettici (sempre alle porte) e per gli avversari esterni ma, soprattutto, interni al Partito (le correnti non sono scomparse dopo le elezioni europee).
Lunedì 7 una prima non sconfitta (chiamarla vittoria parrebbe eccessivo) è stata ottenuta dal Ministro all’Economia Pier Carlo Padoan alla riunione dell’ECOFIN, il Consiglio Economia e finanza del Consiglio dell’UE.
“Il Consiglio – recita il documento approvato al termine della riunione con il solito tono politically correct – supporta gli obiettivi indicati dalla presidenza italiana di sostenere la crescita e l’occupazione, in uno sforzo comune di riforma”.
Che il piano economico per il semestre della Presidenza italiana[2] presentato dal titolare di via XX Settembre abbia ottenuto solo quello che, in qualche modo, era già presente nel Patto di crescita e stabilità[3] e nel Fiscal compact?
Chi non vorrebbe vedere crescere i posti di lavoro e una maggiore crescita economica?
Il problema è nel modo in cui ottenerli. Per il Belpaese la soluzione è scorporare gli investimenti dal calcolo del deficit, per il teutonico quasi Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Junker (leggasi Merkel), sì alla flessibilità, ma il rigore di bilancio rimane un obbligo morale così come l’austerità[4].
“Il patto di stabilità – ha dichiarato il Presidente designato della Commissione Europea – sarà applicato così com’è, ma con buon senso” e “ci sarà una lista di note applicative ragionevoli”. Ha quindi aggiunto che la “lotta contro il deficit non si fa aumentando il deficit”.
Ciò nonostante l’ex numero uno lussemburghese sembra aver individuato nel socialista Pierre Moscovici il successore del Commissario all’economia Olli Rehn. Non un semplice cambio di casacca ma un vero allentamento della politica di stretto rigore alla quale ci ha abituato il Commissario finlandese.
In questi anni il Commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, ribattezzato “il guardiano del rigore” in numerose occasioni ha richiamato l’Italia al rispetto degli impegni presi per il risanamento dei conti e le riforme.
Un cambio di Commissario più duttile è sicuramente una speranza in più di dialogo per l’Italia non solo in questi sei mesi ma nei prossimi cinque anni.
Ma se da un lato le speranze si accendono, dall’altro si affievoliscono: fino alla nomina ad ottobre della nuova Commissione europea il Commissario ad interim agli affari economici è Siim Kallas perché Olli Rehn è passato agli scranni dell’Europarlamento.
Questi ha replicato all’idea di Renzi di scorporare alcuni investimenti, tra i quali quelli in infrastrutture digitali, dal calcolo del deficit in modo lapalissiano: “Nessuna spesa può essere esclusa dal calcolo del deficit”. E ancora “non può esserci una spesa buona e una cattiva”.
Un brutto colpo ai sogni di gloria europei del Presidente del Consiglio italiano?
La partita è ancora all’inizio e gli obiettivi sono tanti, tra i quali: ripresa dalla crisi economica e finanziaria, aumento dell’occupazione, miglioramento della competitività industriale, il rafforzamento dei diritti fondamentali, sviluppo di una politica migratoria comune europea, ecc.
Non tutto è perduto e i margini di azione ci sono ma non va dimenticata la vera lezione dell’ultima tornata elettorale: euroscetticismo e perdita di fiducia nella politica sono sempre dietro l’angolo, pronte a far capolino in qualsiasi sfida elettorale.
Che alla fine del percorso non si risolva tutto con la classica frase sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto per giudicare l’operato di Renzi.
Non è più questione di bicchieri vuoti o mezzi vuoti, qui manca proprio l’acqua. E gli assettati aumento, giorno dopo giorno.
(fonte immagine: http://www.europarl.europa.eu/)
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_Ecofin
[2] http://italia2014.eu/media/1228/programma-ita-def.pdf
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_stabilit%C3%A0_e_crescita