Il Patto di Responsabilità spacca la sinistra francese
Il piano di riforme mette in pericolo il dialogo sociale tra governo e sindacati
di Sara Gullace
Lo spirito riformista di Valls divide la sinistra francese e inasprisce i rapporti con i sindacati. Il Patto di Responsabilità, il piano per rilanciare l’economia nazionale figlio del presidente Hollande, è stato approvato lo scorso Aprile e in questi giorni sta muovendo i suoi primi passi – suscitando polemiche e malcontenti.
Scenario delle tensioni, la Conferenza Nazionale dello scorso 8 Luglio – quando il primo ministro Manuel Valls ha presentato la seconda legge prevista dal Patto, che prevede una forte riduzione delle tasse e dei contributi sociali per le aziende da una parte, e il congelamento delle pensioni dall’altra.
La proposta è stata approvata ma Valls ha perso l’appoggio di parte dei socialisti – 33 deputati hanno lasciato la Conferenza – e dei sindacati. La Confederazione Generale del Lavoro e Forza Operaia, rispettivamente primo e terzo sindacato del Paese, insieme alla Federazione Sindacale Unitaria, del comparto pubblico, hanno lasciato la Conferenza boicottando apertamente e definitivamente la via riformista di Valls.
Sotto accusa il trattamento ad aziende e lavoratori, impari perché favorevole alle prime. Il Patto, infatti, prevede riduzioni di tasse per 41 milioni alle aziende ad un abbassamento della fiscalità di soli 5 milioni per le famiglie. Lo scontento dei sindacati è riassunto dal leader di Forza Operaia, Jean Claude Milly: “Il governo parla di dialogo sociale ma al momento della verità non dialoga con entrambe le parti, lasciando ben chiara la sua posizione“.
Nonostante l’opposizione e la critica, per Manuel Valls non ci sarà marcia indietro: “E’ arrivato il momento di agire – ha dichiarato durante la Conferenza – rispondere al Paese. E la Francia chiede una ripresa, anche a costo di sacrifici. Può darsi che si verifichino degli squilibri – ha continuato – ma sono necessari per rimettersi in sesto”.
Tuttavia, sebbene non intenda tornare sui suoi passi, il premier francese cerca di non perdere ulteriormente il sostegno dei parlamentari socialisti che da sempre, da 100 giorni, quando iniziò il mandato, sono rigidi nei confronti della sua economia liberale. Preso atto della levata di scudi dei sindacati e dell’astensione dei parlamentari, infatti, si è affrettato a promettere una finanziaria del 2015 che ribassi le tasse alla classe media.
Più concreto, invece, il piano per l’occupazione giovanile, già in agenda. Il contratto di apprendistato dovrebbe essere la chiave per la ripresa delle assunzioni giovanili. Le aziende saranno aiutate con 200 milioni di euro per l’assunzione di apprendisti, con l’obiettivo di realizzare 500 mila inserimenti in apprendistato entro il 2017. Ed ancora nel giro di 3 anni 100 mila precari tra i 18 e i 24 anni dovranno essere coinvolti in misure di sostegno economico (si parla di 450 euro mensili).
In un contesto nazionale dove il debito pubblico raggiunge il 93.6% e la disoccupazione è arrivata oltre il 10%, il Patto di responsabilità, lo ricordiamo, risponde agli obiettivi dati da Bruxelles per il prossimo governo: riduzione della spesa dell’amministrazione centrale di 18 milioni, 11 milioni per regioni e comuni, 10 per la Sanità ed un ulteriore e ugualmente ingente taglio in altre funzioni.
La ripresa economica passa, quindi, per una serie di riforme che coinvolgeranno fortemente il mondo del lavoro. La Francia è una delle nazioni con più alti oneri fiscali per le aziende ma è anche vero che le stesse imprese francesi pagano tasse altissime per i contributi previdenziali. Su questo tasto, soprattutto, si sta definendo, anzi, oramai applicando, il piano di riforme.
Il settore lavoro, inoltre, dovrebbe contemplare anche un tentativo di snellimento delle figure professionali (si pensa di passare da 700 e 100 in dieci anni) ed una riduzione, o sospensione, delle quote dedicate alle minoranze. Su quest’ultimo punto, del resto, un primo allarme era scattato a fine Maggio, quando il ministro del lavoro, Rebseman, aveva parlato di bloccare le soglie sociali per i successivi tre anni, suscitando, da subito il malcontento dei sindacati.
Se il governo continuerà ad ascoltare solamente una delle parti, la strada di attuazione del Patto di Responsabilità sarà tutta in salita.