Roma: un risparmio di 440 milioni per rilanciare la città
Presentato il Piano di rientro di Roma Capitale
di Francesca De Santis
Tre anni di sacrifici e tagli. Questo l’andamento che dovrà seguire l’economia del comune di Roma per il triennio 2014-2016, secondo il Piano di rientro varato la scorsa settimana dal Campidoglio e inviato a Palazzo Chigi per l’approvazione in sessanta giorni da parte del governo.
“Questo Piano di rientro ci permette di voltare pagina e cambiare mentalità. Fino a oggi i bilanci si facevano sulla base della spesa storica, guardando oltre ventimila voci di spesa. Da oggi, lo possiamo fare sulla base dei reali servizi che servono ai cittadini e guardando ai costi standard”– così il sindaco Ignazio Marino in occasione della presentazione del Piano alla presenza dell’Assessore al bilancio e razionalizzazione della spesa Silvia Scozzese.
La relazione è stata elaborata secondo quanto previsto dal Decreto Legge del 6 marzo 2014 n° 16, convertito con Legge del 2 maggio 2014 n°68 recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale. Lo scopo è quello di individuare le cause che hanno portato alla formazione di un disavanzo strutturale nelle precedenti gestioni e quantificare la massa debitoria.
La spesa corrente del comune di Roma si attesta sui 4miliardi 460milioni suddivisi nel modo seguente: 2 miliardi e 680 milioni di uscite strutturali; 160 milioni di sottostima delle poste di bilancio; 150 milioni di uscite occasionali ma ricorrenti; 1 miliardo 310 milioni per rifiuti e trasporto pubblico locale; 160 milioni di sottostima dei costi Atac.
Gli ostacoli che hanno portato a una simile spesa sono l’eccessiva frammentarietà delle voci di bilancio – che ha creato difficoltà nelle procedure di controllo – il ricorso al meccanismo del deliberato e dell’impegnato all’entrata – che ha concesso di impegnare somme anche se in presenza dell’incertezza dell’entrata – e una sottovalutazione delle reali esigenze di spesa, che possono portare nel periodo successivo alla formazione di debiti fuori bilancio.
Le entrate di Roma Capitale, invece, ammontano a 4 miliardi e 20 milioni: ne deriva che il gap fra entrate e uscite sia di 440 milioni di euro e che, il disavanzo strutturale, tenuto conto dei fabbisogni standard che includono anche le spese che Roma deve sostenere in quanto Capitale d’Italia, sia di 550 milioni di euro.
Il piano di rientro approvato dalla giunta capitolina impegna dunque il Comune a risparmiare 440 milioni di euro entro il 2016, mentre i 110 milioni eccedenti saranno a carico del governo, in quanto riconosciuti come costi extra sostenuti da Roma in qualità di Capitale.
Il programma, se rispettato, permetterà all’amministrazione comunale di gestire in maniera virtuosa le spese e le entrate, rilancerà gli investimenti per lo sviluppo urbano e migliorerà la qualità della vita dei cittadini.
Per realizzare tale ambizioso piano occorre, ad ogni modo, partire dai tagli. È prevista una riduzione di 25 milioni di euro sui fitti passivi, che nell’ultimo periodo hanno registrato un incremento nonostante il mercato vada nella direzione opposta, nonché un risparmio di 43 milioni che deriverà da una migliore gestione delle utenze e di spese relative a illuminazione pubblica, energia elettrica, riscaldamento, utenze idriche e telefoniche, assicurazioni, informatica e cancelleria.
Si passa poi a una migliore gestione delle società partecipate, con un risparmio di Ama per 93 milioni e di Atac per 70 milioni. In generale, verranno dismesse tutte le partecipate che non svolgono compiti strumentali alle attività del Comune, mentre saranno mantenute quelle che erogano servizi essenziali per i cittadini come Zetema, Aequa Roma, Roma Metropolitane e Roma Servizi per la Mobilità, Risorse per Roma, Aeroporti di Roma e Eur Spa. In questi casi, si procederà a un’analisi che mira a raggiungere un livello più elevato di amministrazione delle stesse attraverso l’adozione di provvedimenti che mirano a verificare come il lavoro delle società risponda in maniera adeguata alle esigenze del Comune.
Il blocco del turnover rimarrà per il 60% mentre il restante 40% sarà sbloccato per investire nelle politiche di rinnovo del personale. Le politiche di sviluppo interesseranno il settore edilizio e il rilancio delle infrastrutture pubbliche, la chiusura del ciclo dei rifiuti e la sostenibilità ambientale e il turismo.
In Campidoglio, si dice che se il piano sarà realizzato, Roma in tre anni diverrà un modello di efficienza. L’auspicio è che si riesca in questa impresa e che, soprattutto, non si parli solamente di tagli: la scure, infatti, se applicata indiscriminatamente può diventare sinonimo di disservizi e mancanze. Roma, invece, necessita di una gestione migliore ed efficiente e l’auspicio di tutti i cittadini è proprio questo: Roma torni ad essere migliore e non più una città abbandonata a se stessa.