Nasce la banca dei BRICS: l’Occidente è avvertito
Con la nascita della nuova Banca di Sviluppo il blocco degli stati emergenti firma ufficialmente la sua indipendenza dal potere occidentale, puntando alla costruzione di un assetto mondiale alternativo
di Emanuele Martino
Dopo cinque anni di trattative, la creazione di una banca comune per i paesi emergenti non è più un progetto sulla carta. Il 15 luglio, a Fortaleza (Brasile), i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) hanno firmato ufficialmente l’accordo che prevede la creazione della New Development Bank (che avrà sede a Shanghai) e la nascita del CRA (Contingent Reserve Arrangement), fondo monetario che da qui a sette anni conterrà riserve valutarie per un totale di 100 miliardi di dollari.
La banca sarà presieduta sia da un Consiglio d’Amministrazione formato dai rispettivi ministri delle Finanze, sia da una presidenza di mandato quinquennale che per prima spetterà all’India. Gli obiettivi dichiarati sono quelli del finanziamento infrastrutturale, l’erogazione di prestiti a paesi che ne fanno richiesta, e la salvaguardia dalle fughe dei capitali stranieri.
Per molti analisti è il primo passo per la nascita di un organo economico-finanziario che funzioni da contraltare al FMI e alla Banca Mondiale. Per altri è l’inizio di una “de-dollarizzazione” del mercato globale, nel quale in futuro le transazioni saranno possibili anche in rubli o in yuan.
La decisione, di portata storica, è quella di sottrarsi all’egemonia economica del dollaro e di dar vita ad un circuito finanziario collaborativo e libero dall’influenza atlantica. Nonostante l’inevitabilità di futuri squilibri interni (Pechino può fare la voce grossa in virtù di un PIL nettamente superiore a quello derivante dalla somma dei suoi alleati, e di una quota di partecipazione maggiore) le previsioni per i paesi emergenti possono dirsi ottimistiche.
In prima analisi, la partecipazione sarà aperta a tutti; considerando gli stretti rapporti tra Mosca e la regione sudamericana rimane difficile non pensare a possibili ingressi di paesi come l’Argentina, l’Uruguay o perfino il Venezuela. Senza contare l’ascesa di un nuovo blocco di paesi emergenti; in questo senso una strategica alleanza tra BRICS e MINT (Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia) non solo deterrebbe circa il 50% della produzione mondiale, ma ne conterebbe più della metà in popolazione. Indipendentemente da futuri nuovi ingressi, da soli i BRICS costituiscono il 30% dell’economia mondiale.
La creazione di una banca che faccia da contrappeso al dominio occidentale è il definitivo approdo geopolitico alla multipolarità. La supremazia a stelle e strisce in ambito finanziario e politico ha lasciato il posto ad un policentrismo globale ormai evidente. I mutamenti accorsi nello scenario mondiale rispondono della crescente insoddisfazione dei nuovi paesi emergenti rispetto agli assetti post guerra fredda: i BRICS nel tempo non hanno nascosto la loro richiesta di un diverso peso all’interno del FMI. Come sottolinea Italiaoggi.it, è impensabile per la Cina avere un quota di voto del 4,86% (un quarto rispetto a quella degli USA, che si attesta al 16,77%), così come per la Russia detenere il 3,16%.
La reazione di queste potenze di fronte ad un’emarginazione politica sempre più evidente non si è fatta attendere e in soli cinque anni i BRICS hanno costruito la loro alternativa. Sarebbe comunque sbagliato considerare il dominio occidentale surclassato e destinato a decadere: in ragione degli equilibri multidirezionali dell’attuale ordine mondiale, Washington non sarà più l’unico polo di attrazione delle forze globali ma dovrà lottare contro le sue diverse controparti.
I tentativi americani di isolare la Russia tramite il sistema delle sanzioni, così come quelli di contenere l’influenza cinese tramite il Pivot to Asia, possono solo raffreddare i possibili rapporti bilaterali o creare qualche frizione tra blocco atlantico e BRICS, ma nel lungo termine hanno sortito l’effetto contrario: quello di una nuova struttura economica-politica capace di bilanciare il primato occidentale e di sfidarlo nei prossimi decenni.
Una risposta
[…] vertice cubano-russo è venuto pochi giorni prima la storica firma dei BRICS sulla creazione di una banca di sviluppo delle potenze emergenti. Il Brasile di Dilma Rousseff non solo è tra i firmatari dell’accordo ma nell’incontro con […]