Il Decreto Legge sulla competitività: quali novità?
Il Governo interviene con una normativa d’urgenza che investe l’efficacia di tre grandi settori economici: agricoltura, ambiente e piccole e medie imprese. Il Senato ha già dato il voto favorevole, ora la Camera dovrà esprimersi in seconda lettura
di Francesca Giuliani
Lo scorso 25 luglio è stato approvato in Senato il Decreto Legge sulla competitività, il provvedimento è uscito il 24 maggio dalla commissione industria e ambiente del senato. Il testo, ora, deve essere approvato dalla Camera in seconda lettura, con il ministro per le Riforme e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi che ha posto il voto di fiducia. Alla votazione in Senato l’opposizione, composta da M5s, FI e Lega non ha partecipato e il decreto è passato con 159 voti favorevoli e 1 contrario. Ora deve essere convertito in Legge entro il 23 agosto, pena la decadenza.
Il DL competitività interviene con una normativa d’urgenza su tre grandi temi economici: agricoltura, ambiente e piccole e medie imprese. È un provvedimento molto vasto, con 34 articoli, moltissimi emendamenti, con l’obiettivo di cambiare in maniera quasi strutturale il nostro sistema economico.
Nel primo capitolo si introducono sostanziali novità per il settore agricolo. Le principali disposizioni dettate dal decreto in questione riguardano il controllo sulle imprese, proprio nell’ottica della semplificazione, e prevede la creazione di un “registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole”; incentivi per l’assunzione di giovani lavoratori agricoli al fine di spingere l’occupazione stabile in agricoltura: in questo caso i datori di lavoro che assumono giovani potranno usufruire di uno speciale nuovo incentivo. Viene rilanciato il settore Vitivinicolo e viene rivalutato il Made in Italy.
Dunque in questa prima parte del Dl vengono recuperati molti dei punti previsti nelle norma “#Campolibero” – piano di interventi di semplificazioni e rilancio dell’agricoltura– che era stato lanciato dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali). La Coldiretti si dice soddisfatta del provvedimento appena approvato dal Senato e spera non ci siano particolari complicanze alla Camera, molte delle loro proposte sono state accolte.
Il secondo capitolo prevede una normativa d’urgenza nel campo delle tutele ambientali. Si passa dallo sblocco delle risorse della famiglia Riva per il risanamento ambientale dell’Ilva di Taranto, all’efficientamento energetico degli edifici scolatici e universitari pubblici e alcune misure straordinarie sono state adottate per mitigare il rischio idrogeologico.
Quello che fa preoccupare Legambiente in merito a questo capitolo riguarda gli impianti fotovoltaici. Da quanto si apprende dall’emendamento saranno rimodulati gli incentivi nel settore delle energie rinnovabili e la Onlus in questione polemizza. Il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini ha sottolineato come “il decreto legge incide in modo retroattivo sugli investimenti realizzate dalle imprese per come si è scelto di premiare le fonti fossili ai danni proprio del solare”.
Quello di Zanchini è un vero e proprio attacco al provvedimento sulle rinnovabili, evidenziando il problema degli investimenti già presi nel solare e sollevando il problema del potere che le Lobby delle fonti fossili esercitano nei confronti del Governo. Anche l’ambasciatore britannico in Italia Christopher Prentice ha evidenziato questo problema ed ha inviato una lettera al Senato chiedendo di modificare il provvedimento retroattivo contro il fotovoltaico. Prentice ha dichiarato: “Diverrebbe più difficile convincere investitori esteri ad investire in progetti infrastrutturali e di sviluppo in Italia”.
Il capo terzo reca disposizioni urgenti per le imprese, vengono attuate delle misure di semplificazione a favore della quotazione delle imprese, si incentivano gli investimenti in capitale di rischio. Anche in questo caso vi è una forte polemica: l’Art. 24, riguardante “disposizioni in materia di esenzione da corrispettivi e oneri del sistema elettrico per sistemi interni e sistemi efficienti di produzione e consumo” e relativo all’autoconsumo, da Confindustria e associazioni delle rinnovabili viene considerato a rischio, perché si rischierebbe di “imporre il pagamento degli oneri anche sull’energia consumata, scaricando gli eventuali rincari futuri su tutti i nuovi impianti costruiti a partire dal 2015”.
In conclusione il Decreto Legge 91/2014 sulla competitività è un vero e proprio maxi-emendamento al quale il Governo non lascia molto spazio al dialogo. Se la Camera approverà il testo, il decreto diverrà legge. Far approvare emendamenti importanti come questi e imporli come atti aventi necessità ed urgenza è l’ennesimo esempio della difficoltà che il Governo Renzi ha nell’affrontare alcune tematiche preferendo imporre il voto di fiducia al decreto, piuttosto che aprire il dialogo sia in Parlamento che con le parti sociali.