Putin a braccetto con il Sudamerica: Mosca estende la sua influenza
Negli ultimi due mesi lo sforzo diplomatico del Cremlino in America Latina è stato notevole: si è esteso dal Nicaragua all’Argentina, passando per la Bolivia. La Russia guarda al di là dei propri confini e mette in campo tutto il suo attivismo politico oltreoceano
di Emanuele Martino
I motivi della presenza di Vladimir Putin a Rio de Janeiro il 13 luglio, durante la finale dei mondiali, non sono da attribuire solamente al passaggio di testimone tra Brasile e Russia – in quanto futuro paese ospitante della World Cup nel 2018 – ma ad una serie di accordi internazionali firmati dallo stesso Putin con le maggiori capitali latinoamericane.
Ormai è chiara la volontà di Mosca di far la voce grossa nello scacchiere globale: la vicenda della Crimea, il ruolo nella questione siriana, e l’accordo storico con la Cina per il maxi rifornimento di gas sono solo alcuni tra gli interventi a gamba tesa della politica putiniana. La ciliegina sulla torta è l’incontro con Raul Castro per il condono del 90% dei 26 miliardi di debito che l’Havana si porta sulle spalle dalla guerra fredda, ma non solo: secondo quanto riportato dall’Unità, la più famosa base di ascolto e centro radar ex-sovietica a 50 chilometri dalla capitale cubana sarebbe in procinto di riaprire. Per intendersi quella che secondo Fidel Castro forniva il 75% delle informazioni militari americane.
Il vertice cubano-russo è venuto pochi giorni prima la storica firma dei BRICS sulla creazione di una banca di sviluppo delle potenze emergenti. Il Brasile di Dilma Rousseff non solo è tra i firmatari dell’accordo ma nell’incontro con Putin è emerso che i due paesi puntano a raddoppiare gli scambi commerciali nel breve termine puntando ai 10 miliardi, con un occhio particolare al rafforzamento della cooperazione riguardo i giacimenti petroliferi e il sistema di trasporti.
Con Buenos Aires i rapporti non sono mai stati così ottimi. Sulle principali questioni internazionali i due paesi hanno una visione comune: nonostante il consistente rischio default l’Argentina è la prima candidata all’ingresso nei BRICS, negli ultimi mesi ha dichiarato il suo appoggio alle decisioni russe in Crimea e all’interno delle Nazioni Unite è una dei principali contestatori delle intransigenti politiche americane. Sono in corso inoltre accordi sul nucleare e sulla comunicazione. Buenos Aires vuole includere la società atomica russa Rosatom nella costruzione di una centrale nucleare mentre RT (canale di riferimento al Cremlino) trasmetterà anche in territorio argentino in spagnolo. I due paesi sono da sempre i primi sostenitori di una geopolitica multipolare, che includa maggiormente i paesi in via di sviluppo e che metta da parte gli interessi occidentali.
Particolarmente rilevante sono anche gli accordi con il Perù, la cui partnership poggia le basi specialmente sulle armi. L’alleato di ferro tuttavia, oltre al Venezuela, rimane il Nicaragua. Da sempre spalla diplomatica di Mosca, è stato il primo Paese (dopo la Russia ovviamente) a riconoscere l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud – e si è subito schierata dalla parte di Mosca durante la guerra in Crimea. Da sottolineare inoltre l’intenzione del Cremlino di partecipare, in concerto con Pechino, alla costruzione di un canale interoceanico alternativo a quello di Panama da terminare in poco più di sei anni.
Infine occorre ricordare il forte legame con il Venezuela. La Russia incassa da anni l’appoggio venezuelano, non nascondendo il loro condiviso livore verso Washington. Maduro continua a rendere viva la comunicazione con Mosca tramite accordi militari, economici e infrastrutturali.
Molti analisti occidentali scrivono dell’isolamento della Russia dopo l’inasprimento delle sanzioni e della vicenda del Boeing 777, ma appare evidente come Putin dopo aver creato l’Unione Euroasiatica, stretto una forte collaborazione con la Cina, e aver esteso la sua influenza in America Latina come mai accadeva dalla fine della guerra fredda, sia globalmente in una posizione di forza e del tutto lontano dall’esser considerato isolato.