Catalunya tra corruzione e indipendenza
Il “Caso Pujol” entra in gioco nel bel mezzo del processo d’indipendenza della regione catalana che aspira a diventare autonoma
di Maria Bonillo Vidal
Sembra proprio che in Spagna politica e corruzione vadano saldamente a braccetto, considerando che ormai quasi tutti i partiti “vantino” un caso giudiziario. L’ultimo a balzare agli “onori della cronaca” è Jordi Pujol (di CyU), per ben 23 anni presidente della comunità autonoma di Catalunya nonché “padre” del nazionalismo politico catalano – che difende l’idea che questa regione debba essere un Paese separato dalla Spagna.
Questo ultimo dato è importante, visto che nei prossimi mesi la Catalogna si gioca il suo futuro. Per il prossimo 9 novembre è stato indetto un referendum per chiedere alla popolazione la propria opinione sul processo di separazione – un po’ come avverrà questo giovedí in Scozia. L’unica differenza è che nel paese britannico questa consultazione è stata avallata dal governo centrale.
Madrid, al contrario, non riconosce il diritto dei catalani a decidere. “Non è contamplato dalla Costituzione” – continuano a ripetere il presidente Rajoy e la sua squadra di ministri. Tutto ciò nonostante la manifestazione d’orgoglio portata avanti lo scorso 11 settembre dal movimento nazionalista, con quasi due milioni di persone che hanno chiesto a gran voce l’indipendenza per le strade di Barcellona. Il governo centrale continua tuttavia a non voler cedere di un milimetro, la questione sarà portata davanti al Tribunale Costituzionale.
Mentre nelle camere parlamentari autonome e centrali si dibatte aspramente su questo punto, la famiglia Pujol – che negli ultimi 30 anni in Catalogna ha rappresentato tutto – si trova nel occhio del ciclone. Pare che in queste ultime tre decadi l’ex governatore catalano si sia arricchito in maniera illecita, attraverso comissioni del 3% nelle concessione di opere e altri lavori pubblici. Ma non tutte le condanne gravano sulla persona dell’eterno presidente: anche sua moglie e i suoi sette figli sono sotto inchiesta.
Lo scorso mese di luglio Pujol aveva confessato una truffa ai danni del tesoro pubblico. Una frode perpetuata dal 1980 fino ai giorni nostri, generatasi a partire da una supposta eredità nell’ambito della quale migliaia di milioni di euro (1.500, si calcola) sono andati a finire in una banca di Andorra, paradiso fiscale. Dopo questa confessione, ogni attività dell’ex presidente e della sua famiglia è caduta in un alone di sospetto, se si considera che tale cifra sembrerebbe parecchio difficile da ottenere per vie legali.
Cosí, la Audiencia Nacional e due tribunali di Catalogna stano indagando sul trentennio Pujol. Prima che i cittadini conoscano tutta la verità passeranno mesi, forse anni. Questo episodio di corruttela viene usato come arma contro gli indipendentisti, che tutta via rispondono con una sola richiesta: vogliamo le urne il prossimo novembre. Ma quel giorno si avvicina e non è difficile ipotizzare che il grado di tensione salirà ulteriormente.
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[…] Ebola iberico. Il Presidente della Catalogna, Artur Mas, aveva in un primo momento dichiarato che la votazione prevista per il 9 novembre non si sarebbe svolta – dietro alla sua dichiarazione, l’intenzione di sondare la […]
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