Il plebiscito di Putin
Le elezioni locali di domenica scorsa in Russia hanno visto l’ennesimo trionfo per Russia Unita di Vladimir Putin. Le amministrative hanno riguardato anche la Crimea, con il 70% di voti raccolti a favore del nuovo governatorato vicino al Cremlino
di Emanuele Martino
Il sostegno popolare attorno alle politiche di Mosca è nuovamente confermato. Il partito governativo russo ottiene più dell’80% dei voti in oltre metà delle regioni chiamate al voto, con un’inaspettata affluenza del 52% degli aventi diritto. Da evidenziare l’assenza di qualsivoglia credibile avversario visto che i principali candidati all’opposizione sono agli arresti domiciliari o sono in procinto di essere processati. La tornata elettorale ha riguardato 84 dei 85 soggetti federali con la conferma delle maggioranze vicine a Putin in ogni parlamento.
La votazione in Crimea. Per la prima volta la neo Repubblica annessa alla Federazione Russa è stata chiamata alle urne e il risultato non può che soddisfare Mosca. Russia Unita infatti ottiene ben 70 seggi dei 75 disponibili nel Parlamento nazionale e incassa il 76% in quello locale nel capoluogo di Sebastopoli, con 22 seggi su 24. A poco più di sei mesi dal referendum che ha sancito l’indipendenza della Crimea dall’Ucraina e il suo passaggio sotto l’influenza russa, il successo interno di Putin deve fare i conti con lo scontento della comunità internazionale.
L’elezione in Crimea rappresenta un’ulteriore frattura nelle relazioni con l’Occidente. Bruxelles, in virtù del mancato riconoscimento dello status di Repubblica alla regione, dichiara “illegali le elezioni sia nel loro quadro giuridico che nella loro legittimità continuando a condannare l’annessione della Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Federazione Russa”.
La situazione internazionale. A poco più di una settimana dalla tregua tra separatisti russi e forze ucraine, il cessate-il-fuoco non ha prodotto risultati soddisfacenti; tra civili e soldati sono 30 i caduti dalla sospensione delle ostilità. Intanto il Parlamento Europeo ha ratificato con 535 sì e 127 no l’associazione di libero scambio con l’Ucraina sancendo definitivamente il futuro avvicinamento dell’Ovest ucraino all’Europa. Nonostante il compiacimento espresso sia da Poroshenko che dal Presidente del Parlamento Martin Shulz, l’applicazione delle norme dell’accordo commerciale scatteranno solo dopo il 2016 in ragione della decisione scaturita dall’incontro trilaterale Ucraina-Ue-Russia di venerdì scorso.
La scelta di rimandare l’entrata in vigore delle norme rispetta il volere del Cremlino. Mosca ora è in posizione di attesa; mentre la Nato infatti rispolvera il suo slancio aggressivo verso Est rafforzando la sua presenza nei vecchi paesi del Patto di Varsavia, Kiev ha approvato un progetto di legge che permetterebbe più autonomia a quelle regioni dove si combatte ancora e che includono Donetsk e Lugansk, tramite elezioni locali previste il 9 novembre. I separatisti filorussi, dal canto loro, non solo hanno dichiarato queste città già “completamente indipendenti” (come tutta le regione del Donbass) ma hanno palesato la loro contrarietà rispetto alla proposta del Parlamento ucraino.
I futuri scenari politici e territoriali dovranno rispondere anche alle elezioni parlamentari ucraine del 26 ottobre. Sarà il governo uscente vittorioso ad occuparsi della questione.
2 risposte
[…] il 2 novembre, ma a deciderlo sono state le stesse Repubbliche: e sarà un plebiscito, esattamente come lo è stato in Crimea. In tale data si comporranno le formazioni del Parlamento e il nuovo Presidente: la costituzione […]
[…] non si terranno. Avverranno invece il 2 novembre, ma a deciderlo sono state le stesse Repubbliche: e sarà un plebiscito, esattamente come lo è stato in Crimea. In tale data si comporranno le formazioni del Parlamento e il nuovo Presidente: la costituzione […]