A Roma in scena “Prendo in prestito tua moglie”
Nuova stagione al Teatro de Servi, ma la prima commedia non convince fino in fondo. Comicità superficiale per un finale a tratti scontato
Torna la nuova stagione del Teatro de’ Servi a Roma e come da tradizione, il noto teatro romano propone anche quest’anno un cartellone che strizza l’occhio in modo deciso alla commedia e alle risate.
Ne è una prova “Prendo in prestito tua moglie” divertente girandola di equivoci scritta e diretta da Luca Franco. “Siamo pronti ad accettare le persone che amiamo per quello che sono?” E’ questa la domanda alla quale, tra una risata e una riflessione, si tenta di dare una risposta.
La cerca disperatamente Nicola (Daniele Locci), gay dichiarato e felicemente fidanzato con Leonardo (Emiliano Lana) che tra una paillette e un lustrino, un intermezzo con sottofondo Renato Zero e un tacco su cui muoversi le sere durante i suoi spettacoli da drag queen, tenta invano di scappare dall’arrivo del padre (Filippo Valastro) verace napoletano vedovo che non vede l’ora di conoscere la futura moglie del figlio.
Futura moglie. Perché per lui il figlio è un eterosessuale prossimo alle nozze con Marta (Roberta Scardola) che caso vuole essere invece felicemente (?) accasata con Valerio (Marco Russo) suo vecchio amico di infanzia. Una coppia che a sua volta forse devo ricostruirsi e ritrovare la scintilla dei primi tempi.
In un vortice di battute, balletti e situazioni equivoche l’happy ending è chiaramente dietro l’angolo. Scontato, forse banale, ma impossibile immaginare una conclusione diversa forse per il ritmo dato allo spettacolo.
La commedia risulta gradevole, scivola leggera e regala anche momenti sicuramente divertenti. Merito decisamente dell’interpretazione di Daniele Locci, che insieme a Marco Russo, è sicuramente quella maggiormente solida e convincente. Decisamente più debole la protagonista femminile che si ferma ad usare solo delle corde comiche (non troppo) e non regala forse maggiore profondità a un personaggio che poteva decisamente regalare delle sfumature maggiori.
Se infatti, seppur sempre in modo superficiale, il tema dell’accettazione è affrontato grazie al rapporto padre – figlio con tutte le difficoltà che ne conseguono, le difficoltà matrimoniali sono relegate in poche battute e risolte in modo altrettanto blando.
Sarebbe stato interessante affrontare quella domanda che ci siamo posti inizialmente, anche da una prospettiva di una coppia rodata e abitudinaria. Comprendere cosa cambia in un rapporto, cosa si cerca con il passare degli anni e cosa comporta l’accettazione del proprio partner del suo carattere. Ridurlo a un mero problema di dimenticanze di date o di scarsa attività intima, senza spiegarne le motivazioni più profonde, ha reso il rapporto tra Marta e Valerio comico e sminuito rispetto a quello che forse poteva regalare al pubblico.
Resta così una commedia capace sicuramente di strappare ben più di un sorriso, ma immobile in quell’umorismo che consente di porsi subito dopo la risata una domanda in più. Si ride ma si riflette poco, nonostante la tematica di fondo poteva invece portare a maggiori spunti di riflessione senza chiaramente rinunciare a una sana comicità.