Kismet, i tabù infranti dalle soap
Il documentario della regista greca Nina Maria Paschalidou, presentato all’ultima edizione del Roma Fiction Fest, è una riflessione sulla capacità delle soap opera di promuovere il cambiamento all’interno della società araba, veicolando un “nuovo” modello di donna emancipata
I valori e la cultura di una nazione possono influenzare quelli di un’altra. È quello che si dice soft power, un esercizio “dolce” ma non meno incisivo del potere, che si avvale anche della natura pervasiva dei mass media.
Esemplare è il caso di alcune soap opera turche che hanno registrato un enorme successo. Vendute in ottanta paesi, dal Nord Africa, al Medio Oriente, dai Balcani all’Asia e, unico caso in Europa, in Grecia, hanno conquistato milioni di fan, che vanno in vacanza nei luoghi delle riprese, chiamano i loro figli con i nomi dei protagonisti e si identificano con le loro vicissitudini.
Qual è l’elemento che permette a questi prodotti di lunga serialità di penetrare la realtà sociale e religiosa del mondo arabo, influenzando le donne musulmane? A questa domanda prova a dare una risposta Kismet, una coproduzione tra Forest Troop, Anemon, Artè e Al Jazeera (presentata al Roma Fiction Fest 2014) della regista Nina Maria Paschalidou, che ha intervistato registi, sceneggiatori, attori, sociologi, autorità religiose e spettatrici fedelissime delle soap, muovendosi tra Abu Dhabi, Il Cairo, Atene, Sofia e Instanbul.
Le soap opera turche offrono una visione alternativa del mondo, dove le donne sono trattate con rispetto e amore al suo interno. Esse sono una sorta di cuscinetto rispetto alla durezza della realtà, perché danno alle donne la capacità di coltivare la speranza attraverso l’identificazione con le protagoniste.
Parlando di media e della loro influenza sugli spettatori, non si intende un fenomeno da Teoria dell’ago ipodermico, che vuole un determinismo quasi darwiniano tra stimolo televisivo e risposta dell’audience nell’assimilare il messaggio ricevuto.
Semmai la Teoria della coltivazione di George Gerbner basata sull’assunto che i mass media, soprattutto la televisione, sono dei surrogati dell’esperienza personale e diretta, capaci di plasmare l’universo simbolico degli spettatori.
O la Teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, che sostiene come gli spettatori apprendono atteggiamenti, reazioni emotive e nuovi stili di condotta attraverso i modelli presentati dalla televisione e dal cinema.
Se queste ultime due teorie intendevano in senso negativo l’eventuale influenza della dieta mediatica, nel caso delle soap opera turche l’influenza esercitata sul pubblico ha un effetto positivo, portatore di istanze emancipatorie, che aiutano le donne a trasformare le loro vite.
Le storie raccontate dalle soap opera turche riescono a trascendere le barriere culturali e religiose e a modificare la percezione che le donne musulmane hanno della loro esistenza e dei loro diritti, arrivando a infrangere i tabù legati alla tradizione, che le vuole sottomesse e passive.
Proviamo a fare uno zapping ideale tra queste soap.
Le mille e una notte ruota intorno alla vicenda di una vedova, architetto e madre di un bambino di cinque anni malato di leucemia. La donna, per curare il figlio, è costretta a cedere alle avances del capo per ottenere i soldi necessari alla cura. Tante spettatrici si identificano nel dolore della donna, che diventa simbolo di tenacia e di forza nell’affrontare le avversità.
Fatmagul narra la storia di una ragazza che viene stuprata da tre uomini e che subisce le pressioni della famiglia e della comunità per mettere a tacere la vicenda, ma la ragazza decide di denunciare i suoi aggressori e di portarli in tribunale, dove vincerà la sua battaglia.
In Egitto, molte donne subiscono violenze sessuali e vedere il proprio dramma portato sullo schermo permette loro di identificarsi con la protagonista, di non sentirsi sole ed emarginate e di trovare il coraggio di rompere il silenzio per avere giustizia. Numerose sono le testimonianze raccolte da Kismet.
Quella di una ragazza che, dopo essere stata arrestata ad una manifestazione di protesta e condotta in caserma, è stata sottoposta a un “test di verginità”, formula che ha consentito ai militari di abusare di lei. La ragazza ha deciso di denunciare i capi delle forze armate ed è riuscita ad ottenere che i test di verginità fossero aboliti.
Gumus dipinge la famiglia ideale che la maggior parte delle casalinghe egiziane sogna: un marito biondo follemente innamorato della moglie. Una donna padrona della propria vita che lavora, grazie anche al sostegno del marito.
La serie ha rappresentato una novità nei palinsesti egiziani focalizzati su tematiche di violenza, guerra, ingiustizie, introducendo il romanticismo, l’uguaglianza tra uomo e donna all’interno del rapporto di coppia e una visione più leggere dell’esistenza.
Gumus rappresenta la donna turca moderna, che lavora e si prende cura della sua famiglia e dei figli. La protagonista soffre molto per amore e questo dolore è l’elemento in cui le spettatrici si riconoscono. Allo stesso tempo, viene permesso a queste donne di sperare in un futuro migliore.
Altra soap altra problematica affrontata. The magnificent century narra le vicende di una schiava che dall’harem arriva a conquistare il cuore del sultano Solimano “il Magnifico”, diventando sua moglie.
La soap è vista anche in Grecia, dove non è percepita soltanto come un prodotto di intrattenimento, ma anche come messaggio politico, perché le scorribande militari di Solimano, nella realtà storica, interessarono anche l’Egeo.
La soap, però, sorvola sulla figura storica di Solimano, presentato semplicemente come un uomo di potere, e non come quel sanguinario conquistatore di nuove terre. In questo modo si spiega come mai ad Atene un drappello di uomini ha protestato sotto la sede dell’emittente televisiva che manda in onda la soap.
Nonostante la ruggine antica tra Turchi e Greci, a seguito della crisi economica e politica che li ha colpiti, i Greci hanno valorizzato gli elementi connessi alle loro radici orientali a discapito di quelle occidentali. In questo modo la soap avvicina due popoli da sempre in contrasto.
The foreign groom è una soap incentrata sulla problematica dei matrimoni misti. Una donna turca e un greco decidono di sposarsi a discapito dei pregiudizi e dell’ostilità della famiglia di lei.
Le vicende narrate mostrano come greci e turchi non sono tanto diversi, ma sono vicini in tutti i sensi, non a caso il figlio che nasce da questa unione viene chiamato simbolicamente Egeo, come il mare che separa e unisce allo stesso tempo i due paesi.
Life goes on affronta il tema delle spose bambine. La protagonista è una quindicenne costretta a sposare un uomo di settant’anni. Una tradizione ancora oggi viva nei villaggi turchi o dove ci sono situazioni particolari, ad esempio se la famiglia della sposa è molto povera o se la ragazza è stata violentata.
Questa storia tragica ha spronato una donna, sposa all’età di quindici anni, a separarsi dal marito, dopo trent’anni anni di violenze e abusi.
Kismet è un gioco degli specchi tra realtà e finzione, dove la fantasia sembra avere la meglio sulla realtà, soffiandoci sopra il vento del cambiamento, al punto di plasmarla secondo dei modelli meno costrittivi.
Se le donne possono iniziare a reclamare i loro diritti, anche gli uomini possono essere esposti a un nuovo modello di mascolinità veicolato dalle soap opera, dove si comportano con amore e rispetto.
Proprio per l’impatto concreto che questo tipo di intrattenimento ha avuto sulla società, le autorità religiose, gli imam, sono contrari a questa forma di serialità che mostra e promuove uno stile di vita contrario alla tradizione, responsabile del numero crescente di divorzi che si sono registrati nel mondo arabo.
Come a dire, l’insostenibile leggerezza delle soap opera, che dimostrano di avere un elevato peso specifico nel far scricchiolare l’impalcatura di atavici pregiudizi.