Arriverà l’inverno anche in Ucraina
La frattura tra governo centrale e regioni orientali ormai è insanabile: Kiev si prepara a nuove elezioni, Donetsk e Lugansk hanno già dichiarato la loro indipendenza, il conflitto è ancora aperto. E la Russia ha già vinto
di Emanuele Martino
Quello in vigore tra Kiev e i separatisti filorussi è l’unico “cessate il fuoco” in cui il fuoco non cessa. L’ accordo di Minsk siglato ad inizio settembre tra i ribelli e Kiev si è rivelato vuoto e senza futuro, come era lecito aspettarsi. L’Ucraina è e rimarrà uno stato mutilato. Lo rimarrà anche in previsione delle elezioni parlamentari del 26 ottobre, in cui non è naturalmente prevista la partecipazione delle regioni del sud-est. Le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk , facenti parte della neo-costituita Nuova Russia, si sono chiamate fuori nonostante i tentativi recenti di Poroschenko di includerle in una più ampia proposta di autonomia alla quale i separatisti hanno risposto con un secco rifiuto. Per i ribelli filorussi l’autodeterminazione è già compiuta. L’indipendenza da Kiev è già un fatto acclarato: non è importante il riconoscimento internazionale così come non lo fu per l’Ossezia del Sud.
Come fu anche per la Crimea, ormai di fatto proprietà di Mosca e leegittimata dalle recenti elezioni locali (anche queste non riconosciute dalla comunità internazionale), il destino dell’Ucraina orientale, piaccia o meno, è già segnato. La sopracitata proposta di Kiev comprendeva anche delle elezioni locali nel Donbass per il 7 dicembre: non si terranno. Avverranno invece il 2 novembre, ma a deciderlo sono state le stesse Repubbliche: e sarà un plebiscito, esattamente come lo è stato in Crimea. In tale data si comporranno le formazioni del Parlamento e il nuovo Presidente: la costituzione dei nuovi stati sotto l’egida russa avrà il suo epilogo. L’unico aspetto positivo per Kiev rimane quello dell’esclusione delle forze filorusse dalle elezioni nazionali del 26 ottobre: l’Ucraina, con molta probabilità, non avrà più un governo influenzato da Mosca. Magra consolazione: la situazione è ancora in pieno divenire ma Putin, quello che voleva, lo ha già ottenuto.
Se sul piano territoriale la situazione può essere considerata chiara (pur nella sua confusionale problematicità), a livello internazionale vige un vero e proprio caos. Basteranno le basi della Nato in Polonia, nei paesi baltici e in Romania per spaventare strategicamente la Russia e indurla a più miti consigli? Riusciranno le sanzioni ad indebolire il Cremlino? Agli avvertimenti occidentali la leadership russa risponde come sa: costruzione di sottomarini nucleari nell’eventualità di minacce al proprio interesse nazionale, rafforzamento del complesso industriale-militare e addirittura fantasiose previsione di affossamento del dollaro in 2-3 anni.
I toni si fanno sempre più accesi per la gioia di giornalisti e nostalgici della guerra fredda. Con l’inverno alle porte, il conflitto sul territorio subirà un rallentamento, mentre al contrario il gioco delle parti Nato-Putin con molta probabilità acquisterà vigore. Arriverà l’inverno anche in Ucraina.