Presidenziali in Brasile: Neves sfida Dilma
Si andrà al ballottaggio per il Presidente della Repubblica. Neves rimonta su Silva e sfida Rousseff
di Sara Gullace
I brasiliani dovranno scegliere tra Dilma Rousseff e Aecio Neves. Le settime elezioni presidenziali si decideranno al ballottaggio, il prossimo 26 ottobre. Il Presidente in carica Rousseff, del Partito dei Lavoratori, la scorsa domenica ha vinto la prima tornata elettorale con il 41,5% dei voti, ben lontana dalla maggioranza. Per confermarsi, quindi, sfiderà il leader del Partito Socialdemocratico Neves (33,6% per lui), nel secondo turno che si terrà tra 17 giorni. Il risultato, a questo punto, è tutt’altro che scontato.
Soltanto un mese fa, infatti, la gran favorita sembrava essere l’ambientalista Marina Silva, subentrata alla guida del Partito Socialista Brasiliano al posto di Campos, rimasto ucciso in un incidente aereo la scorsa estate. Per alcune settimane, la ventata di novità, i titoli sui giornali e la pubblicità data dalla sostituzione aveva avuto esito positivo: alla distanza, invece, sono emerse le incoerenze di un programma “verde” e liberista al contempo, fortemente pro-banche, molto aperto alle relazioni con gli Stati Uniti; tali contraddizioni hanno segnato la discesa di Marina proprio a ridosso del primo turno. Per lei soltanto il 21,3% delle preferenze: ed è su questa percentuale che oscillerà l’ago della bilancia per le prossime due settimane.
Le prime dichiarazioni della Rousseff parlano di continuità e appoggio “Devo continuare in questa lotta, e lo devo fare insieme a ciascuno di voi, insieme a tutti gli elettori, per cambiare il Brasile” . Continuità e appoggio che non mancano da 12 anni: da quando, nel 2002 il Partito dei Lavoratori subentrò a quello di centro destra dei socialdemocratici. Lo fece con Lula, in carica per 8 anni, al quale subentrò la delfina Dilma, che ora si gioca il secondo mandato puntando tutto proprio sull’eredità di una politica che ha ampliato la classe media, sottraendo, nel corso degli anni, 40 milioni di brasiliani alla povertà grazie a forti politiche sociali.
Il governo della Rousseff, sulla scia del suo predecessore, si è dimostrato però più statalista ed interventista: la crescita dell’inflazione e la decrescita economica degli ultimi anni, in contrasto con il trend positivo precedente, unite ai numerosi scandali legati a fenomeni di corruzione, hanno fatto si che Dilma, oggi, abbia ottenuto meno voti che nel 2010.
Del resto, quando nell’estate del 2013 il malcontento aveva portato diversi milioni di persone in piazza, era chiaro che per la Presidente in carica una riconferma sarebbe non sarebbe stata scontata. L’onda del malcontento è stata ben cavalcata da Neves, che ora sprizza ottimismo e fiducia: “E`stata la vittoria del cambiamento. I candidati dell’opposizione hanno ottenuto la maggioranza dei voti. Continueremo uniti – ha prospettato – per vincere le elezioni aggiudicandoci il secondo turno e per dare al Brasile un governo efficiente”. Il suo è un programma liberista di riforme fiscali ed economiche che promettono quella anelata dai brasiliani.
La delusa è, quindi, Marina Silva, anche lei figlia di Lula, con il quale è stata ministro dell’Ambiente. Il suo passare da un partito ad un altro è stato forse visto come una caccia alla fortuna personale, ed ha contribuito alla disfatta. Tono polemico da parte sua nelle prime dichiarazioni: “In questo momento io non sono la rivale sconfitta, ma una persona che crede – ha detto la Silva – Una persona che è ancora in piedi perché non abbiamo venduto i nostri principi per vincere le elezioni”.
Domenica scorsa si è votato anche per i governatori: soltanto São Paulo, Paraná, Santa Catarina e Sergipe hanno risolto al primo turno mentre sarà ballottaggio per i restanti 18.
Il Brasile chiede un cambiamento ai suoi politici ormai da mesi: in 17 giorni dovrà decidere verso quale direzione.