Rebus europeo

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Circa dieci giorni. Questo è il tempo a disposizione del neo Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, per sistemare il complesso domino degli incarichi dei Commissari europei designati

di Andrea Rosiello

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Jean-Claude Juncker

Due settimane fa, all’inizio della tornata delle audizioni parlamentari, avevamo raccontato dei dubbi che il Parlamento europeo aveva su alcuni commissari designati. I commissari designati che rischiavano di non passare l’esame del parlamento erano sei: Tibor Navracsics (Educazione e ai giovani), Alenka Bratusek (vicepresidente con delega al Mercato dell’energia), Miguel Arias Canete (Azione per il clima ed Energia), Karmenu Vella (Pesca e affari marittimi), Jonathan Hill (Servizi finanziari) e Phil Hogan (Agricoltura).

Peggio del previsto – Dopo quattordici giorni le aspettative sono state rispettate: dei suddetti sei solo l’irlandese Hogan e lo spagnolo Canete hanno passato pienamente l’esame. Per tutti gli altri la strada o è in salita o, in alcuni casi, è diventata impraticabile. Navracsics, commissario designato all’Educazione, è stato giudicato positivamente a ricoprire il ruolo di commissario ma non è stato ritenuto adatto al portafoglio assegnato. Vella, commissario designato alla Pesca, ha ricevuto un sì ma solo se “supervisionato” dal Vicepresidente Katainein. Hill, è stato ascoltato ben due volte dalla commissione, ed entrambe le volte non ha convinto abbastanza la Commissione.

Di male in peggio – Come se non bastasse è scoppiato tra le mani dell’ex numero uno lussemburghese, il caso Bratusek. L’ex premier sloveno, candidata al ruolo di vice presidente della Commissione con delega all’unione energetica, era tra i commissari a rischio. Si tema che non convivesse per via del portafoglio assegnato, invece non ha convinto proprio come commissario senza appello. Inevitabili quindi le dimissioni per lei, che il giorno stesso in cui ha rassegnato le dimissioni, è stata condannata anche dalla commissione “anti-corruzione” del Parlamento di Lubiana per aver violato, con la propria candidatura le norme nazionali che regolano il conflitto di interesse. Il nuovo governo sloveno, entrato in carica il 18 settembre, ha proposto quale sostituta della Bratusek, Violeta Bulc, vice-premier del nuovo esecutivo di Lubiana.

Un difficile rebus da sciogliere – Nei prossimi giorni Juncker dovrà prima di tutto incontrare la Bulc e, successivamente, valutare quale portafoglio affidarle. Quasi impossibile che possa affidarle la delega della Bratusek all’unione energetica, data la scarsa esperienza politica. Inoltre il presidente eletto dovrà valutare anche come rivedere il portafoglio di Tibros Navracsics, responsabile dell’istruzione, della cultura e della cittadinanza. Una settimana difficile per il numero uno della UE: dovrà realizzare in pochi giorni un mini rimpasto della Commissione che rispetti le richieste espresse dalle commissioni e, allo stesso tempo, non alteri l’attuale equilibrio dei seggi tra Ppe, Pse e Liberali.

Scadenze imminenti – Domani, martedì 14 ottobre, si riunirà la Conferenza dei Presidenti, in cui risiedono i capi dei gruppi parlamentari europei e il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. La riunione si sarebbe dovuta tenere la scorsa settimana per ufficializzare il risultato delle audizioni ma è stato rinviato per ovvie ragioni. La settimana successiva, mercoledì 22, è previsto il voto di fiducia sull’intera nuova commissione e non sui singoli commissari da parte dell’Aula del Parlamento Europeo.

Entro questa data Juncker dovrà essere riuscito a incastrare per bene nomi e ruoli o non riceverà il voto di fiducia del Parlamento europeo e sarà, molto probabilmente, costretto a dimettersi.

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