Volley. Dal sogno azzurro alla favola “made in USA”
Nel mondiale di casa l’Italia chiude al quarto posto, battuta dal Brasile nella finale per il bronzo. Gli Stati Uniti guidati da coach Kiraly conquistano il primo oro della loro storia
Mister secolo e le miss iridate. Non è un concorso di bellezza, anche se vedere le seconde sul parquet è stato uno spettacolo per il gioco di squadra espresso. Sono, invece, i protagonisti della prima vittoria degli Stati Uniti al Mondiale di pallavolo femminile, nella splendida cornice di Milano.
Lui è Karch Kiraly, atleta che ha vinto di tutto nella propria carriera. Non a caso, assieme a Lorenzo Bernardi è stato soprannominato “miglior giocatore di pallavolo del ventesimo secolo” dalla Federazione mondiale. Dal 2012 ha iniziato ad allenare una squadra, quella a stelle e strisce femminile, che è presto divenuta un gruppo.
Così passiamo a loro, ovvero Christa Harmotto e compagne. Un gruppo molto giovane (la più anziana, il secondo libero Nicole Davis, ha 32 anni) di giocatrici che hanno già iniziato a conoscere campionati importanti. Lo schiacciatore-opposto Kelly Murphy, inarrestabile a lunghi tratti nella finale vinta contro la Cina e non solo, ha giocato a Novara. L’alzatore Alisha Glass, miglior palleggiatore del torneo, è passata dalla turca Fenerbahce al Conegliano. Kimberly Hill, eletta miglior schiacciatore e miglior giocatrice della manifestazione, andrà invece proprio a Novara.
Come nella più bella delle favole, i momenti di difficoltà sono il preludio al gran finale. Dopo aver dominato nel proprio girone con avversarie del calibro di Russia e Olanda, le americane si sono confrontate con l’Italia nella gara inaugurale del gruppo G. Francesca Piccinini e compagne hanno faticato, riuscendo tuttavia a vincere in tre set (chiusi a 23, 22 e 20). Per le statunitensi diventava imperativo battere la Russia e sperare che poi la selezione di Mosca non battesse l’Italia.
La prima parte della missione è stata compiuta, non senza patemi: vittoria per 3 a 1, con un’amnesia nel terzo set che ritroveremo di nuovo, e dita incrociate verso la gara delle azzurre. L’Italia rispetta il pronostico, supera in quattro set la Russia e accede come prima del girone alle semifinali.
Per gli Usa c’è il Brasile campione olimpico e “finalista di diritto”, se nello sport valessero sempre i pronostici. Come si poteva prevedere, la sfida termina in tre set. Ciò che in pochi avrebbero scommesso è che le sudamericane hanno guadagnato il diritto di giocare per il bronzo, mentre è la squadra di Kiraly a competere per la medaglia dal valore più pregiato.
Ugualmente meno preventivabile, per non dimenticare i colori di casa nostra, la vittoria della Cina sulle azzurre. Una sconfitta apparsa il rovescio della medaglia rispetto al 3-1 di Bari. Decisivi livelli di difesa super delle asiatiche, soprattutto nei primi due set (21-25 20-25). L’Italia si è riportata sotto nel terzo (25-20), uscendo di scena ai vantaggi nel parziale seguente (28-30).
Italia-Brasile, la “sfida da sogno” della vigilia, è diventata così la gara di consolazione per il terzo posto. Una partita che le sudamericane aggrediscono subito: dopo meno di un’ora le carioca sono avanti di due set (15-25 13-25). Nella squadra di Marco Bonitta l’ultima a mollare è la giovanissima Valentina Diouf, 21 anni: la rivelazione del torneo chiuderà a 31 punti la sua finale e sarà la guida per il doppio 25-22 con cui l’Italia strappa l’accesso al tiebreak. Le azzurre s’innervosciscono per qualche errore arbitrale (un paio apparsi davvero evidenti) e lasciano scivolare parziale e incontro quasi senza colpo ferire (7-15).
La finale “vera” è l’emblema di un torneo divertente e ben riuscito. Le statunitensi partono meglio in ogni fondamentale e conquistano il primo parziale, seppur a fatica (25-27). Quando la strada appare in discesa (20-25), c’è il grande orgoglio cinese.
La giovanissima Ting Zhu, diciotto anni a fine novembre, decide che è ancora presto per ammainare bandiera bianca. Con lei (15 punti in tutto) suona la carica anche una ventiquattrenne, Chunlei Zheng, che mette a terra venti palloni. Ancora una volta, le americane spariscono dal terzo set. Nel quarto sembra che il copione si ripeta: avanti di quattro lunghezze (19-15), le ragazze di Kiraly subiscono un parziale di sette punti a zero che metterebbe in crisi chiunque. Chiunque, non una squadra che non ha mai vinto un oro mondiale (e ha tanto desiderio di non farsi scappare l’occasione).
L’ex pallavolista-beacher ruota spesso la coppia palleggiatore-opposto (Thompson-Fawcett per Glass-Murphy) e i risultati arrivano. Le giocatrici crescono in ogni fondamentale, a muro (super Harmotto che chiude a sette nel fondamentale) e in difesa (bene Kayla Banwarth). Alla fine, è un attacco di Kimberly Hill (venti per lei) a far inginocchiare giocatrici e allenatore per il primo storico successo degli Stati Uniti “in rosa” a un Mondiale.
Una vittoria che vale l’accesso alla Coppa del Mondo 2015 e si accompagna alla vittoria maschile in World League. L’Italia si può consolare con il riconoscimento di miglior libero per Monica De Gennaro. In campo maschile il riconoscimento era stato per Salvatore Rossini. Tra le due formazioni, sono state le ragazze di Bonitta a infiammare di più i cuori azzurri. Non fosse altro per il netto 3 a 0 rifilato alle future campionesse e al sogno che ci hanno fatto vivere fino a ieri.
Ting Zhu (Cina) è stata eletta schiacciatrice nel sestetto ideale, assieme alla compagna Junjing Yang al centro. Chiudono la “squadra perfetta” la centrale Thaisa de Menezes (sei muri contro l’Italia) e l’opposto Sheilla de Castro, entrambe brasiliane.
Classifica completa: Oro: Stati Uniti, Argento: Cina, Bronzo: Brasile, 4. Italia, 5. Repubblica Dominicana e Russia; 7. Giappone e Serbia; 9. Germania e Turchia; 11. Belgio e Bulgaria; 13. Croazia e Olanda; 15. Azerbaigian e Kazakistan; 17. Argentina, Canada, Porto Rico e Thailandia; 21. Camerun, Cuba, Messico e Tunisia.