Cecenia, torna la paura: 5 morti a Grozny
Un ragazzo si è fatto esplodere a Grozny prima di un concerto, causando la morte di cinque persone. Teatro di guerra fino a pochi anni fa, la regione cecena ha recentemente conosciuto una relativa stabilità grazie ai finanziamenti del Cremlino e alla mano forte di un controverso personaggio: Ramzan Kadyrov
di Emanuele Martino
La Russia, vantando una tradizione fortemente multiculturale ed etnicamente variegata ha visto nel tempo l’ascesa di separatismi di matrice nazional-religiosa e conseguenti conflitti: tatari, osseti, ingusci e ceceni sono solo quattro tra i numerosi gruppi all’interno del vastissimo territorio russo con cui gli interessi dello Stato sono entrati in collisione non poche volte. Basta ricordare in questo senso la travagliata questione dell’Ossezia riguardo la sua divisione tra Nord e Sud ed il suo confine con la Georgia, risoltasi solo nel 2008 o le sanguinose vicende in Inguscezia, specie verso le sue istituzioni. La regione balzata tristemente agli onori della cronaca è sicuramente la Cecenia, che dopo le due guerre ha registrato un sensibile miglioramento – specie nelle infrastrutture e nella lotta al terrorismo. L’attentato del 4 ottobre, nel quale un uomo si è fatto esplodere all’entrata di un concerto, riaccende la tensione nella regione: l’ultimo precedente in Cecenia risale al 2011.
Dal febbraio 2007 la Cecenia è governata da Ramzan Kadyrov: fervente musulmano e alleato di Putin, è stato più volte accusato di aver violato i diritti umani durante la sua presidenza e di tenere in pugno il territorio con la violenza e la corruzione. Il padre, ucciso in un attentato nel 2004, ricoprì un ruolo fondamentale nella seconda guerra cecena, lottando da parte russa contro le istanze separatiste islamiche. Fu il Gran Mufti della vecchia Repubblica di Ichkeria, nazione creata dai separatisti ceceni in funzione anti-Mosca: passò dalla sponda russa per fratture politico-religiose interne. La storia di Ahmad Kadyrov rappresenta l’esempio più chiaro di come nel tempo il Caucaso Russo sia stato dilaniato dal settarismo islamico.
L’Emirato del Caucaso. La più influente minaccia per la stabilità nazionale è rappresentata dalla più grande organizzazione terroristica presente nella regione. Personaggi come Ibn Al-Khattab e Dokka Umarov non furono solo guerriglieri ma promotori di un’ideologia simile a quella che oggi vediamo portare avanti dall’Isis: l’instaurazione di un califfato in tutta la regione caucasica. La portata religiosa dell’Emirato nella pratica si è tradotta con il commercio di armi, il controllo territoriale tramite l’oppressione, e l’esasperazione delle diversità religiose all’interno del coacervo culturale russo. Le affinità con l’estremismo mediorientale sunnita naturalmente si sprecano: l’organizzazione da tempo ormai registra l’appoggio di Al Qaeda ed è nella lista nera di tutta la comunità internazionale.
Pericolo Isis. Dalla Cecenia viene anche Abu Omar al-Shishani, uno dei leader dello Stato Islamico che in un video recentemente pubblicato su internet ha dichiarato guerra alla Russia e a Putin. Di origine georgiana, il terrorista ha più volte combattuto contro l’esercito russo anche durante l’occupazione dell’Ossezia del Sud nel 2008 e oggi guida uno dei maggiori gruppi armati del Medio Oriente. Come riporta il Daily Beast, lo stesso Abu Omar ha messo una taglia sul presidente ceceno Kadyrov offrendo cinque milioni di dollari per la sua testa e altre ingenti somme per l’assassinio dei membri del governo di Grozny.
La genesi dei problemi inerenti a territori come la Cecenia, l’Inguscezia, il Daghestan e l’Ossezia non si presta ad una facile lettura, e addentrarvisi significherebbe rileggere a ritroso un percorso che va avanti ormai da decenni. L’intera regione caucasica è vittima storicamente di guerre e conflitti di vario genere e continua ad essere attraversata da focolai di tensione trasversalmente fondamentali.