Spariscono 43 studenti, il Messico tace
Grida di rabbia e perdizione risuonano tra le strade di Iguala, dove il 26 settembre scorso più di quaranta studenti sono scomparsi durante una manifestazione di protesta. Famiglie, amici e la società civile tutta vivono esigono risposte dalle autorità
di Martina Martelloni
Il palazzo del governo statale di Guerrero odora di bruciato e di distruzione. Gli utlimi atti di dissenso e richiesta di verità hanno preso forma di fiamme e fuoco per mano di migliaia di studenti, insegnanti e genitori di quei ragazzi, troppi ragazzi, svaniti nel nulla dopo essere stati protagonisti di una manifestazione ad Iguala per poi subire la repressione di agenti federali e presumibilmente di narcotrafficanti.
Angelo Aguirre Rivero, governatore di Guerrero e Josè Luis Abarca, sindaco di Iguala, devono rispondere a tutti quei dubbi e misteri che fanno del Messico un Paese diviso: potere legale ed illegale si mescolano e si fondono fino a prendere sembianze oscure.
Nei giorni successivi alla scomparsa sono state rinvenute delle fosse comuni, proprio nei dintorni della zona. I corpi gettati nel profondo della terra potrebbero essere quelli dei giovani manifestanti, ma sull’accertamento delle identità bisognerà attendere ancora diversi giorni. Autorità comunali, statali e federali hanno dichiarato la loro totale intenzione di schiarire la nebbia dei fatti e punire i responsabili – ad oggi però nessuno sa ed in pochi parlano e/o vengono ascoltati.
Chi sono i 43 studenti della Scuola rurale di Ayotzinapa? La particolarità – nonché l’essenza – di questo istituto, vive nelle anime dei suoi studenti. Ognuno di loro è attivamente partecipe alla gestione ed organizzazione di tutto ciò che concerne la vita scolastica: dalle lezioni agli incontri, dibattiti, eventi ed ovviamente manifestazioni. Questa “autogestione” voluta, combattuta e realmente effettuata con dignità ed efficacia, è un bisogno reale che nasce da ideali lontani nella storia, quella fede politica e sociale che affiora nella Revoluciòn cubana e che ha nella persona di Ernesto Che Guevara il suo mentore e massima ispirazione .
Le mura dell’edifico parlano da sole; ritraggono nomi del passato comunista dal Che a Lenin, da Marx ed Engels a Lucio Cabanas – un guerrigliero rivoluzionario messicano negli anni Settanta). La Normal School di Ayotzinapa abbraccia quasi 600 studenti, maschi, determinati e desiderosi di cambiamento.
Negli anni, la reputazione della scuola è resa celebre per le tante lotte sociali tra manifestazioni e slogan, ed oggi il suo nome saltella di Stato in Stato per i fatti del 26 settembre.
“Se vado avanti, seguimi. Se vado avanti, spingimi. Se mi uccidono, vendicami. Se ti tradisco, uccidimi.” – queste parole sono incise sulle pareti dell’edificio principale che ospita aule, dormitori e mense.
La battaglia, le cause sociali, la giustizia e l’umiltà tipica dei campesinos messicani; questo si respira e si insegna ad Ayotzinapa, definita “la culla della coscienza sociale”.
La cronaca di quel 26 settembre racconta di proteste di studenti all’esterno di un evento presidiato da Marìa de los Angeles Pineda, moglie del sindaco di Iguala. I motivi dei cori e dei passi su strada fatti dai giovani manifestanti, erano di natura economica. Da troppo tempo si aspetta una nuova boccata di ossigeno per gli approvigionamenti alla scuola, ed i ragazzi di Ayotzinapa lo urlavano ancora una volta.
Tornando alla base, gli studenti si sono impossessati di due pulman in carreggiata e questa pratica viene considerata in linea ai loro ideali di lotta sociale e lo è ancora di può se quegli stessi pulman vengono utilizzati per trasportare materiali e prodotti simbolo del capitalismo sfrenato delle potenti multinazionali, colpevoli della mancanza di libertà di produzione di gran parte del Messico ed America Latina.
Il sistema va affrontato e sconfitto in ogni sua forma, e con questo obiettivo gli studenti sono scesi in piazza per una scuola migliore con le porte aperte alla conoscenza e all’innovazione attraverso risorse ed investimenti statali che stentano ad arrivare.
Da questi racconti e da queste testimonianze si passa poi alle diverse ipotesi su come realmente siano andati i fatti. Tra le voci di alto grado che si sono pronunciate c’è anche quella del procuratore dello stato di Guerrero, Iñaky Blanco Cabrera, proprio lui che ha parlato di alcuni poliziotti di zona sospettati di aver tenuto contatti con la banda criminale Guerreros Unidos, e di aver rivestito ruolo protagonista nelle sparatorie e sulla scomparsa degli studenti.
Due dei 22 poliziotti arrestati, hanno dichiarato di aver ricevuto l’ordine di fermare due pullman sequestrati da alcuni studenti di Ayotzinapa. Il comando era chiaro: “El Chucky”, un leader dei Guerreros Unidos, intendeva “far fuori” gli studenti catturati durante l’operazione.
Perché proprio i Guerreros? Una risposta chiara e limpida a questa domanda non è ancora pervenuta, ma dei fili conduttori leggeri ed invisibili agli occhi ci sono ,eccome se ci sono. Il sindaco di Iguala Josè Louis Abarca è attualmente latitante e ricercato per i suoi presunti rapporti di affiliazione con i Guerreros Unidos – pare che sua moglie sia infatti parente di uno dei leader del cartello. Altre fonti citano legami politici e nomi noti alle istituzioni come complici di diverse operazioni marchiate Guerreros.
Chi sono gli affiliati al cartello Guerreros Unidos? Soltanto venendo a conoscenza della loro età anagrafica, dai 16 ai 25 anni, si storce la bocca e si sgranano le palpebre. Giovani, giovanissimi già armati e carichi di grinta da battaglia sporca di sangue. I Guerreros non hanno famiglia, poca istruzione alle spalle ma tanta possibilità di riscatto vendicativo attraverso un ardua attività da sicari per il loro futuro. L’identikit tipo del membro Guerreros ha inizio nel 2011, questo piccolo cartello deve la sua nascita a Clotilde Toribio Renteira, noto ai più col nome di El Tilde.
Strada facendo, i Guerreros hanno iniziato ad infastidire chi quella stessa strada se l’era attraversata e conquistata anni prima; il clan della Familia e quello dei Beltran Leiva. Da quel momento in poi la guerra della droga ebbe inizio e tutta la provincia del Guerrero iniziò a subirne le amare conseguenze.
In Messico si soffoca per assenza di giustizia e per asfissia di impunità e logorio istituzionale. Le difficoltà maggiori restano ai piani alti della politica e dei poteri decisionali che più contano nel territorio (economici, finanziari e multinazionali), sulle loro facce manca la volontà di confrontarsi e di dialogare con chi si spara addosso per estirpare un cartello o l’altro o anche solo per corrompere o essere corrotti e finire per assassinare giovani studenti rivoluzionari. Del 26 settembre 2014 il Messico ancora tace.
Una risposta
[…] Messico si è sordi e ciechi davanti alle continue, instancabili e imperterrite proteste delle migliaia di manifestanti, universitari e non, che dallo s… da autorità silenziose e pigramente attive per la caccia al tesoro della verità.Sui 43 studenti […]