Unioni civili: troppo rumore per nulla
Le unioni civili non rappresentano un attentato alla morale cattolica. Basta strumentalizzazioni: è possibile trovare una soluzione che metta d’accordo cattolici e laici
di Marco Assab
Nelle settimane appena trascorse si è riacceso il dibattito sull’opportunità di introdurre, nel nostro ordinamento giuridico, un riconoscimento per le coppie omosessuali. La polemica si è infiammata a seguito della decisione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di inviare ai Prefetti una circolare che ordina la cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero. Motivazione: l’ordinamento giuridico italiano non ammette i matrimoni omosessuali, quindi queste unioni non sono conformi alla legge e non possono essere trascritte, ossia godere di riconoscimento alcuno.
Formalmente non fa una piega, i matrimoni gay non sono previsti dalla legge in Italia, quindi Alfano non sembra essere in difetto dal punto di vista procedurale. Andando però alla sostanza, perché è questa che ci interessa, la sua appare come una abile mossa politica, la quale mira a far leva su una questione di ordine morale particolarmente sentita dall’elettorato di centrodestra, composto per la maggior parte da cattolici.
Il tema delle unioni tra coppie omosessuali ha da sempre assunto in Italia una stucchevole piega morale, lo scontro all’ultimo sangue tra cattolici e miscredenti, i primi agguerriti difensori della purezza etica (seppur tra mille ipocrisie) i secondi ottusamente anticlericali e poco inclini al dialogo. Le cose non dovrebbero però stare in questo modo. Una soluzione che concili le due parti esiste.
Prima di provare a formularla, diamo uno sguardo al mondo per capire come si pone l’Italia rispetto agli altri Paesi. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto in Canada, alcuni Stati degli Usa, Brasile, Argentina, Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Sud Africa, Nuova Zelanda, Islanda. Si tratta dunque di Paesi che considerano “matrimonio” anche l’unione tra persone dello stesso sesso.
Altri Stati hanno invece introdotto nei loro rispettivi ordinamenti differenti tipologie di unioni civili, che riconoscono alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie etero ma con delle limitazioni (ad esempio nel caso di adozioni). È così in Germania, Finlandia, Svizzera, Australia, etc. Poi vi sono Paesi che non prevedono un riconoscimento giuridico per queste coppie, tra questi l’Italia, ma non limitano in alcun modo la loro libertà di espressione, associazione o di orientamento sessuale (e ci mancherebbe altro!).
Storia differente per paesi come la Russia dove invece lo “Zar“ Vladimir Putin ha negato agli omosessuali libertà di espressione. Leggi omofobe accompagnate da angherie e violenze fin troppo tollerate dalle autorità. Le restrizioni aumentano fino ad arrivare a Paesi nei quali vige la pena di morte per l’omosessualità, ad esempio Iran e Arabia Saudita. Scenari da incubo dove essere gay equivale a commettere un reato penalmente grave.
Ora, alla luce di questa breve rassegna, l’Italia non ci sembra essere il Paese dell’oscurantismo. Siamo onesti: non è oscurantista un Paese dove i gay possono liberamente associarsi e dar vita a rassegne come il gay pride. C’è però un vuoto normativo che va colmato, tenendo conto delle legittime rivendicazioni degli omosessuali, e del sentimento comune dei cattolici in Italia.
Partiamo subito da un presupposto: essere gay non è un attentato alla morale cattolica. Ci sono molte altre cose che gridano vendetta al cospetto di Dio, tante altre storture etiche che vengono ipocritamente tollerate. I lettori sappiano che chi scrive non solo è un eterosessuale, ma è anche un cattolico praticante, che sulle unioni tra coppie omosessuali propende per un netto “SI”, in quanto stufo del mare di ipocrisia che si respira nel nostro tempo.
Il cattolico, quello vero, dovrebbe impallidire, ribellarsi e scendere in piazza di fronte al malgoverno, alle truffe, alle prepotenze, alla fame, allo sfruttamento in ogni sua declinazione, non stracciarsi le vesti per il riconoscimento di una unione gay.
Si è discusso in questi giorni di approvare una norma che ricalchi il “modello tedesco”. L’Italia, Paese di grandi geni ed inventori, ultimamente ha l’abitudine di copiare modelli a destra e a manca (il Senato alla francese, il mercato del lavoro sul modello tedesco), quasi come se non fossimo capaci di elaborare soluzione nostre ed originali.
Ma andiamo oltre. La soluzione in Italia dunque potrebbe essere l’unione civile con annesso riconoscimento di alcuni diritti. Ora la domanda è: dal punto di vista morale, dal punto di vista cattolico, se ad una coppia omosessuale viene riconosciuto il diritto alla pensione di reversibilità (perché in sostanza questo significa unione civile, diritti dei coniugi riconosciuti anche a coppie gay) dove sta l’attentato alla morale cattolica? Semmai l’attentato c’è, ma alle casse dell’Inps! Non certo al cattolicesimo! (Il lettore consideri questa una battuta).
La teologia morale ci insegna che ogni essere umano è libero, in coscienza, di agire come crede sia meglio per lui. Se due persone dello stesso sesso decidono di palesare mediante l’unione civile la loro relazione e, conseguentemente, godono di alcuni diritti che lo Stato gli riconosce, dov’è il problema etico? Non vogliamo che si chiami matrimonio? Benissimo, chiamiamola “unione civile”, ma facciamolo e chiudiamo una volta per tutte questa annosa questione.
Non intendiamo nel presente articolo affrontare il tema delle adozioni. È un discorso molto complesso, perché se nella semplice unione civile vengono tutelati e garantiti i diritti di due persone, con l’eventuale adozione entrano in gioco i diritti di una terza persona, e qui il discorso cambia.
Il tema di fondo è uno: troppo trambusto, troppo baccano, per una questione semplicissima che potrebbe essere risolta senza scontri etici di questa portata. La verità è che questa vicenda è stata da sempre, e da più parti, strumentalizzata. La sinistra ne ha fatto da anni il suo cavallo di battaglia: avrebbe fatto meglio a concentrarsi su scuola, lavoro e sanità. La destra idem, sostenuta da un elettorato cattolico bigotto per il quale, forse, non è uno scandalo andare a prostitute (il mestiere più antico del mondo! Che sarà mai!), ma è un attentato drammatico alla morale l’unione di due gay. Queste rispettive ipocrisie sono intollerabili.
Si facciano dunque le unioni civili in Italia. I cattolici più tradizionalisti la smettano di considerare il gay un “mostro”, bensì un “prossimo”, perché Gesù non ha fatto un identikit del prossimo, tutti sono il nostro prossimo. Una unione civile tra omosessuali non arreca alcun danno di ordine morale e sociale, si tratta di due persone che, in coscienza, decidono di stare insieme, fine.
I gay dal canto loro comprendano che nel nostro Paese c’è una forte sensibilità su questi temi, la religione è una componente importante nonostante da più parti si dica che le Chiese sono sempre più vuote: non è vero. Accettino dunque il riconoscimento delle unioni civili e, quanto alle adozioni, non taccino di omofobia chi vi si oppone. Dire “non sono d’accordo con le adozioni da parte di coppie gay” non vuol dire essere omofobi, significa semplicemente assumere una posizione che, dal punto di vista del cattolico, tutela il diritto della terza persona in questione (il bambino), di avere un padre ed una madre. Tale posizione è lecita, se siamo ancora un Paese democratico.
In definitiva: è necessario trovare una sintesi, un punto d’accordo, tra religione e laicismo. Le unioni civili vanno proprio in questa direzione. Facciamole.
(fonte immagine: http://www.lettera43.it)
Sei cattolico praticante e sei a favore di queste unioni? Allora o sei un finto cattolico oppure sei ignorate, hai mai aperto la Bibbia sia nell’Antico che nel Nuovo testamento? Lo sai che viene definito un abominio e un atto contro natura oltre al fatto che sono esistite due città sul mar Morto chiamate Sodoma e Gomorra???