Nel Paese dei fantasmi
Sul calendario è sbarrato il numero 30. È trascorso un mese dagli oscuri fatti di Iguala, e dei 43 studenti scomparsi non si ha ancora nessuna traccia, nessuna notizia, nessuna giustizia
di Martina Martelloni
La coscienza pulita di un Paese e del suo popolo, si misura anche sulla chiarezza dei fatti e sulla mano risolutrice di uno Stato volutamente vestito di protezione e di solidarietà. Capita, delle volte, che a rivestire quelle strutture e quei vertici decisionali, siano vesti di corruzione, indifferenza e sottomissione ad altre voci spesso, troppo spesso, col chiaro tono dell’illegalità.
In Messico si è sordi e ciechi davanti alle continue, instancabili e imperterrite proteste delle migliaia di manifestanti, universitari e non, che dallo scorso 26 settembre esigono risposte da autorità silenziose e pigramente attive per la caccia al tesoro della verità.Sui 43 studenti della Scuola Rurale di Ayoztenipa non si nulla.
“Il popolo che dimentica la sua storia è condannato a riviverla”. Cicerone lo aveva predetto, eppure non è bastato né il consiglio né tanto meno l’esperienza. Così, dopo la ferita di quel 2 ottobre 1982, quando 44 studenti lasciarono questa Terra dopo una cruenta lotta con militari tenuti a veicolare le loro grida di dissenso e il loro occupare le piazze, la storia messicana si ripete e lo ha fatto ancora una volta un mese fa ad Iguala.
Il ritrovamento delle fosse comuni in quell’area dello Stato di Guerrero non ha portato con se ulteriori chiarimenti sulla sparizione o sempre più ipotizzata morte dei giovani studenti dai forti ideali sociali e politici.
Un passo avanti sulle indagini è stato annunciato da Jesus Murillo Karam, il procuratore generale federale del Messico, il quale nei giorni scorsi ha reso noto al Mondo che il sindaco della città di Iguala, Josè Luis Abarca Velàsquez, è stato dichiaratamente accusato di aver ordinato l’operazione di polizia di quel 26 settembre.
La sinapsi che è esplosa nella testa del sindaco durante quel fatidico giorno è stata la volontà di porre sotto una campana di vetro, il discorso della moglie Maria de los Angels Pineda, colei che pronunciava parole di un interesse relativo, durante un comizio partecipato e protestato proprio da quei “ribelli” studenti in cerca di una migliore cura all’istruzione.
La colpa più temuta sulle spalle di Velàsquez, si cela in quelle oramai conclamate ipotesi di forti legami tra la sua posizione politica e il gruppo dei narcotrfficanti locali, i Guerreros Unidos. Legami familiari a quanto si apprende, da parte della moglie Marìa.
Vicenda vuole che all’esplodere del fattaccio, i due amanti protagonisti siano fuggiti e volatilizzati chissà dove e chissà per quanto altro tempo. C’è chi scappa e chi getta i titoli; questa razionale strada è stada invece intrapresa dal governatore dello Stato di Guerrero. Angel Aguirre ha annunciato le sue dimissioni per tentare di agevolare le inchieste sui ricercati fantasmi dei 43 ragazzi di Ayotzinapa, dopo che genitori, insegnanti e studenti gli avevano duramente implorato di andarsene dai palazzi.
La guerra di potere tra politica e narcotrafficanti, spesso si tramuta in nera collaborazione con conseguente mancanza di azione legale. Legale, come lo era il tentativo di disapprovazione ed opposizione espresso dalla dottoressa Maria Del Rosario Fuentes Rubio, attivista messicana sequestrata il 15 ottobre per poi subire torture e l’agognata morte per mano dei suoi stessi bersagli prediletti: i narcotrafficanti della duellante città di Tamaulipas.
L’agire di Marìa avveniva sulla rete in tutta franchezza e diretta condivisione. Scriveva la sua contrarietà e denuncia per le attività delle organizzazioni criminali contrabbandiere di droga. Lo faceva costantemente, elencando nel dettaglio la sporca operazione avvenuta in un dato giorno ed in un dato luogo e sollevando al suo fianco medesime voci di chi sapeva o di chi era loro vittima.
“Valor por Tamaulipas”; anche nel nome si evince l’obiettivo del più potente ombellico telematico di notizie cittadine di quell’area del Nord del Messico, e di questa pagina web Marìa ne era stata diretta amministratrice. Lei ora non può più prendere mano sulla tastiera del suo computer e dare forma con le lettere alla rabbia della realtà, lei non può ma quel portale continua a farlo.
La memoria storica e l’unità di un popolo, sembrano essere le uniche armi contro lo scomodo appellativo di “Narcostato”. 45mila persone hanno manifestato a Città del Messico, per sapere, per capire, per non voler più attendere altro estenuante tempo per l’esito delle ricerche dei 43 giovani studenti fantasmi.