“Splendido visto da qui” di Walter Fontana
Dopo “L’uomo di marketing e la variante limone” e “Non ho problemi di comunicazione”, Walter Fontana torna in libreria con un nuovo originale romanzo che parla di “dittatura della nostalgia”
A quanti di voi piacerebbe vivere in un mondo sempre e solo uguale a se stesso, in cui il passato è presente e futuro insieme, in cui il futuro è sempre e solo passato e presente insieme, insomma, in cui tutto è coazione a ripetere e in cui gli anni sembrano progredire ma solo per tornare identici a se stessi?
Questo è, in linea di massima, ciò che succede nell’ultimo geniale romanzo di Walter Fontana, “Splendido visto da qui”. Lo scrittore e sceneggiatore cine-teatrale, che ha collaborato anche a vari programmi tv come “Mai dire gol” della Gialappa’s Band, esce in libreria con un prodotto di grande originalità: si tratta di fantascienza umoristica.
L’ultramondo che Fontana ci propone è composto dalle seguenti Zone militarizzate: anni ’60, anni ’70, anni ’80, anni ’90 e anni Zero. Dopodiché: Stop. E si ricomincia: 1960, ’61, ’62, …. ’69 e… 1960!
Questo è l’andamento rassicurante e falsamente rilassante che si delinea all’interno della realtà dittatoriale che Fontana ha costruito: Spazio e Tempo sono segmentati in una struttura ad anello che si autorigenera.
Il futuro è abolito, per una questione di “sicurezza”: “È un mondo dove la preoccupazione per il futuro incerto non c’è più. La gente lavora, va al cinema, si innamora, vive normalmente la propria vita sullo sfondo di fatti che periodicamente riappaiono come vecchi amici. Tutti sono preparati ad affrontare meglio sia le cose gradevoli che quelle tristi”.
Il futuro genera ansia, incertezza, e come tale va eliminato. Tutto ciò che può portare scompiglio e novità va abolito.
La certezza che genera felicità può darla solo ciò che si è attraversato, e che pertanto è destinato, per il bene comune, a ripetersi all’infinito.
All’interno di questa felicità preconfezionata, che odora di cibo andato a male, si muovono, piccoli ed insignificanti elementi di un Sistema solido e ben strutturato, figli della “dittatura della nostalgia” – come la definisce Fontana stesso -, gli spazzini che hanno il compito non solo di tenere pulite le zone in cui si muovono, ma hanno l’ordine di raccogliere possibili dati di compromissione dei cosiddetti “traveller”, i fuggitivi di questo mondo surreale.
Leo, protagonista della storia, insieme a Kralnikov e Ned, è tenuto ad identificare, nei cassonetti delle varie Zone, elementi provenienti dalle Zone limitrofe e dunque testimonianza del passaggio illegale di qualcuno da una zona all’altra. Una specie di poliziotti travestiti da spazzini, in sostanza.
Mentre Kralnikov si immedesima perfettamente nel ruolo che gli è stato affidato, Leo, uomo apparentemente insicuro e dalle prospettive limitate, si rivelerà l’eroe atipico del romanzo: spazzino ribelle, aiuterà Maia, traveller ripescata in un frigorifero Zoppas degli anni ’70, a muoversi da una Zona all’altra per riabbracciare il tanto amato Ferdi, traveller “di professione”.
A metà strada tra un’opera di George Orwell e “The truman show”, “Splendido visto da qui” offre, nel dispiegarsi della vicenda, un grandioso catalogo di oggetti, ambienti e situazioni ricostruiti con grande dovizia di particolari. A partire dalle gemelle Kessler fino ad arrivare alla dettagliata descrizione della serie di figurine Panini, Fontana stimola il lettore a riflessioni di più ampio raggio, che partono dal concetto di Storia e arrivano a quello di Politica e Società.
“Non ti ho denunciato solo perché sono abituato a fare così”.
“Ma abituato a che?”
“A fare quello che mi dicono di fare. Ubbidisco agli ordini”.
Questo è ciò che Leo spiega a Maia nelle prime battute di un rapporto che si preannuncia lungo e tortuoso, come l’intera vicenda, che sfocerà in un finale inaspettato e, perché no?, commovente.
Se l’impronta di George Orwell è palese per quanto concerne il ruolo chiave che la propaganda riveste nel mondo perfetto della ripetizione simulata, originale e tutta made in Fontana è l’idea, semplice e proprio per questo geniale, di partire da una considerazione di base: ogni cosa è al proprio posto, e lì deve restare per sempre. Bando a qualsivoglia tipo di libertà, bando ad ogni azione illegalmente volta al ripristino di una realtà che ospita la possibilità di un futuro incerto e per questo infelice: “Tanti anni fa il mondo era in preda all’incertezza e alla mancanza di prospettive. Ma vennero uomini coraggiosi che immaginarono un mondo nuovo. Il futuro fa paura? Noi lo elimineremo. Quegli uomini erano i nostri padri (…)”.
Gattopardianamente parlando occorre che tutto cambi affinché tutto rimanga com’è, tanto che lo stemma del Dipartimento recita: “Mantenere per cambiare, cambiare per mantenere”.
Questo è ciò che tutti apparentemente vogliono, o forse che si aspettano. La dittatura del remake, a cui, probabilmente, siamo soggetti anche noi, troverà la sua pecora nera nella figura di quell’ “eroe intrappolato in un corpo di un verme”, quel Leo che, con l’aiuto di una ex moglie grintosa e intelligente, riuscirà alla fine a diventare un Uomo Libero.
Un romanzo
, divertente quanto basta a suscitare un riso amaro, intriso di un sarcasmo e di una ironia taglienti e vivaci.
Walter Fontana
Splendido visto da qui
Giunti, 2014
pp. 281