Che ti chiami Berlusconi o De Magistris, la legge è uguale per tutti
La legge è uguale per tutti ma gli innumerevoli cavilli giuridici, che il nostro complesso ordinamento presenta, rendono poco comprensibile al cittadino il perché di determinati sviluppi in merito a vicende che tanta eco hanno sui media. Facciamo chiarezza sulla vicenda De Magistris
di Marco Assab
La nostra riflessione parte da una frase che non deve essere solamente uno stucchevole ornamento delle aule giudiziarie, ma una certezza: la legge è uguale per tutti. Questo principio lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento per ricordare a taluni personaggi eminenti (Berlusconi) che la loro posizione sociale, il loro prestigio, non li esula in nessun modo dal rispetto della legge. Ma oltre che a questi personaggi eminenti, lo stesso principio andrebbe ben ricordato a tutti i cittadini, magistrati compresi: nemmeno loro, nell’esercizio delle proprie funzioni, possono ritenersi al di sopra delle norme, delle procedure, insomma di ciò che stabilisce la legge. E se sbagliano è giusto che ne rispondano.
Il protagonista di questa intricata vicenda è Luigi De Magistris (un cognome un destino), ex magistrato, attualmente sindaco di Napoli. De Magistris si è occupato in passato di numerose inchieste, talune delle quali hanno anche avuto una certa rilevanza mediatica (Why Not, Poseidone, etc.) Casi nei quali l’ex magistrato ha tentato di sradicare e far venire alla luce presunte corruttele, truffe e torbidi legami tra imprenditoria e politica. Insomma De Magistris era una magistrato “da battaglia”, uno di quelli che con le sue inchieste è andato a sparigliare le carte in tavola a personaggi di rilievo, uno di quei magistrati che tanto bene possono fare ad un Paese cronicamente ammalato di mazzette e ruberie. Scriviamo questo perché nelle ultime settimane in molti, prendendo posizione contro De Magistris nello specifico della vicenda che lo riguarda come sindaco, hanno subdolamente approfittato della situazione per delegittimare anche la sua carriera da magistrato: questo ci sembra totalmente scorretto ed ingiusto.
Veniamo adesso ai fatti. Luigi De Magistris inizia il suo mandato come sindaco di Napoli il 1° giugno 2011. Il 31 Dicembre 2012 viene varata dal governo Monti la cosiddetta “legge Severino”, ossia quella norma che oltre a stabilire la non candidabilità alle elezioni politiche di coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, prevede anche (attenzione qui) la sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilità. Luigi de Magistris è stato condannato in primo grado, il 25 Settembre scorso, per il reato di abuso d’ufficio, commesso nel 2007 quando si trovava a Catanzaro. Nello specifico al De Magistris è stato contestato di aver violato la “legge Boato”, ossia quella che prevede l’autorizzazione del parlamento per ottenere i tabulati telefonici di un parlamentare.
Apriamo qui una piccola parentesi: i parlamentari godono di una serie di garanzie che non sono privilegi, ma necessarie tutele dell’ordinamento democratico. Si pensi all’immunità parlamentare. Essa non è un privilegio, è necessario infatti che la magistratura chieda l’autorizzazione alla camera alla quale appartiene il deputato/senatore per procedere, ad esempio, al suo arresto perché, se così non fosse, chiunque potrebbe utilizzare impropriamente la giustizia per sovvertire l’ordine democratico ed incarcerare a piacimento deputati e senatori. Costoro di privilegi ne hanno tanti, troppi, ma le varie immunità di cui godono sono indispensabili per salvaguardare l’ordinamento democratico, e vanno rispettate.
Come dicevamo al principio di questo articolo nessuno, magistrati compresi, può ritenersi al di sopra della legge e delle procedure da essa previste. Per cui se De Magistris è stato ritenuto colpevole del reato di abuso d’ufficio, se i giudici hanno accertato che nelle sue inchieste v’erano delle irregolarità procedurali, e se c’è una legge che stabilisce che lui non possa più essere sindaco di Napoli a seguito di questa condanna è bene che si dimetta. Se la legge è veramente uguale per tutti deve dimettersi.
Ora dove sta il nocciolo della questione? De Magistris era stato sospeso dal suo incarico di primo cittadino a seguito di un provvedimento del prefetto, ma aveva annunciato la sua ferrea volontà di continuare a lottare e non dimettersi: si è dunque rivolto al Tar della Campania il quale, accogliendo il suo ricorso, ha disposto la sospensione del provvedimento prefettizio consentendogli di tornare a rivestire il ruolo di sindaco. Una gran confusione certo, ma dove sta l’orpello, il cavillo giuridico, che gli ha permesso di riprendere il suo posto come sindaco di Napoli?
De Magistris ha sollevato al Tar ben quattro questioni di incostituzionalità in merito alla legge Severino. Tra queste il Tar ne ha accolta una, ossia quella circa l’irretroattività della legge. Ha chiesto dunque un parere alla Corte Costituzionale in merito alla costituzionalità della legge Severino e, nel frattempo, ha sospeso l’applicazione della stessa per il caso De Magistris il quale è tornato a fare il sindaco.
Faccia adesso molta attenzione il lettore. Apriamo due parentesi.
- Cos’è l’irretroattività della legge? In sintesi: Una legge non può essere retroattiva, ossia non può punire un reato che è stato commesso prima dell’entrata in vigore della legge stessa, dunque quando l’atto considerato illecito non era ancora ritenuto tale. In questo caso De Magistris è stato eletto sindaco di Napoli nel 2011 ed ha commesso l’abuso d’ufficio nel 2007, anni nei quali non c’era la legge Severino e una eventuale condanna per tale reato non precludeva il mantenimento della carica di sindaco. E’ a questo che De Magistris si è appellato.
- Perché il Tar si rivolge alla Corte Costituzionale? La Corte Costituzionale è l’organo preposto a valutare se le leggi sono costituzionali, ossia conformi ai dettami della costituzione, oppure no. Il parere della Corte può essere richiesto o dallo Stato e le Regioni (accesso in via principale) oppure da un giudice che si trovi a dover applicare una legge per la quale sussiste un dubbio di incostituzionalità (accesso in via incidentale). Il secondo caso è quello che ci riguarda. Quando esso si verifica il giudizio viene sospeso in attesa del parere della Corte Costituzionale. Ed è questo che sta accadendo nella fattispecie di De Magistris.
Il lettore si sarà reso conto di quanto gli orpelli, i cavilli, presenti nel nostro ordinamento giuridico rendano difficile la piena applicazione della legge. Essa spesso non è uguale per tutti proprio perché chi ben la conosce sa a quale articolo, a quale comma, appellarsi per uscire indenne da circostanze che, in linea di massima, lo vedono in difetto.
De Magistris in questi giorni esulta, ma non dovrebbe, perché non è stato assolto dal reato di abuso d’ufficio, ma è riuscito con una abilissima furbata giuridica a far sospendere l’applicazione della legge Severino. Per carità tutto legittimo, ma se la legge Severino è stata inflessibilmente rispettata per Silvio Berlusconi, non vediamo per quale motivo non debba analogamente essere applicata al De Magistris e, conseguentemente, a tutti. Sapete qual è la morale della favola? La decisione del Tar dà indirettamente ragione a Berlusconi il quale, potete starne certi, coglierà la palla al balzo per tentare un ultimo disperato tentativo di riabilitarsi quale futuro candidato.
(fonte immagine: tp24.it)