Il Partito Democratico e i sindacati si scoprono separati in casa
Lo scontro su Jobs Act e Articolo 18 rischia di rovinare la travagliata storia d’amore tra la sinistra italiana e il mondo sindacale
Non c’è niente di surreale nello strappo che si è consumato tra il PD e le parti sociali, anzi, quello a cui si è assistito sabato 25 ottobre è qualcosa di molto concreto. Una rottura storica, come non se ne erano mai viste, che sembra aver ricondotto il rapporto tra la sinistra italiana e i sindacati ad un fantomatico “anno zero”. Infatti, mentre Matteo Renzi dal palco della Leopolda arringa una platea divertita ed euforica, ricordando a tutti i presenti che il posto fisso ormai non esiste più; un milione di lavoratori, guidati dalla CGIL e dalla FIOM, riempivano Piazza San Giovani per protestare contro il Jobs act e la riforma della articolo 18. Così, può accadere che Roma e Firenze si riscoprano, a distanza di secoli, due “città-stato” dentro alle quali barricarsi per tentare di sferrare l’attacco campale.
L’autunno freddo – Molte cose sono cambiate da quando nel 1969 la CGIL decise per la prima volta di indire uno sciopero generale. In quei “caldi” giorni di fervore sociale, a fianco dei lavoratori indignati per la riforma delle retribuzioni, c’era anche Enrico Berlinguer e con lui tutta la gauche italiana. Erano gli anni della “sinistra di lotta”, di una sinistra che ormai non esiste più, perché come ha detto Renzi è diventata di governo e indietro non ci vuole più tornare. In quelli anni di schieramenti ben definiti, ognuno sapeva da che parte stare. La destra a fianco degli imprenditori e dei capitani d’impresa, la sinistra, invece, camminava mano nella mano con i lavoratori delle grandi fabbriche che ancora popolavano il nord. Oggi, l’autunno è diventato improvvisamente freddo e gli amici di un tempo non si riconosco più, divisi da una crisi occupazionale che li mette gli uni contro gli altri.
Chi fa da sé fa per tre – Per accorgersi del fatto che qualcosa si sia rotto tra il Pd e i lavoratori è sufficiente fare un giro alla Leopolda o a Piazza San Giovanni. A Firenze, infatti, il Presidente-segretario sale sul palco della kermesse fiorentina con camicia bianca, cravatta blu e le maniche abbassate, perché quella è roba di sinistra e la V° Leopolda sembra tutto fuorché un evento di sinistra. Guerra, Landi, Bertelli, Serra e Cucinelli: eccolo il popolo di Matteo. Poi ci sono loro, i lavoratori precari e i cassaintegrati, ovvero quel 25% che Matteo Renzi tanto demonizza e che si è dato appuntamento a Roma. Non ci sono le bandiere, però, quelle rosse del PD che avevano colorato il Circo massimo solo pochi anni fa. A vederle così, le due manifestazioni sembrano mondi quanto mai distanti, ognuno deciso ad andare dritto per la sua strada, dimenticando che in un tempo che fu sono stati parte integrante delle stesse battaglie.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra – L’attuale crisi tra il PD e il mondo sindacale ha radici antiche e non permette a nessuno di stare sereno. Le responsabilità, infatti, vanno equamente divise. Perché se è vero che con Matteo Renzi il PD è diventato, finalmente, un partito di governo, è altrettanto vero che nello stesso momento ha smesso di lottare a fianco dei lavoratori, preferendo i “talenti” di uomini d’affari che si preoccupano solo di impedire che gli scioperi facciamo fuggire gli investitori. Sul fronte sindacale, però, le cose non vanno di certo meglio. Infatti, coloro che avrebbero dovuto tutelare gli interessi della classe lavoratrice, ormai, sono diventati una via di mezzo tra un ufficio di collocamento e una potente lobby. Il risultato di questa metamorfosi è un sindacato sempre più distante dalle istanze del mondo del lavoro, incapace di favorirne gli interessi, ma soprattutto di tutelarne i diritti di fronte alle inarrestabili politiche neo-liberali.
Pd “città aperta” – Questione, quella degli interessi e dei diritti, che sembra fare eco ad una ancora più importante: la rappresentanza. È di questi giorni, infatti, la notizia che il Presidente del Consiglio starebbe pensando di dare vita ad un “Partito Nazione”, un progetto politico che dovrebbe (r)accogliere i vari orientamenti politici. Niente di particolarmente nuovo, però, visto che l’esperimento, già in cantiere da tempo, ha garantito un invidiabile 40,8%. Il timore rimane quello di un partito senza identità, ma soprattutto senza opposizione. Coloro che temono una deriva autoritaria, però, potranno dormire sonni tranquilli, perché la contromossa è già pronta e si chiama Landini. Sarebbe lui, infatti, l’uomo destinato a ricompattare la minoranza Pd. Fantascienza, ovviamente, anche se la Fiom/Cgil sembra, paradossalmente, l’unica opposizione al “Partito della Leopolda”.
Sinistra vs Sinistra – Lo scontro di questi giorni ha regalato alla cronaca una sinistra modello Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Infatti, se da un lato c’è quella Piazza San Giovanni accusata di ancorarsi alla tradizione, nostalgicamente legata al tema della “lotta di classe”, dall’altro, si possono già sentire i gemiti della nuova “sinistra” che sta nascendo. Un “american style” fatto di finanziamenti privati che dovrebbero fare del Pd la cornucopia del partito di Obama, peccato, però, che il Partito Democratico americano con la sinistra non ha mai avuto molto a che fare.
Giusto cercare di scardinare i vecchi meccanismi, quelli che per decenni hanno tenuto in scacco il paese, ma Matteo Renzi non dovrebbe dimenticare che dietro alle fredde sigle sindacali ci sono persone in carne ed ossa. Milioni di persone che chiedono “solo” di essere ascoltate, una cifra che non ti permette di girare la faccia dall’altro lato. Ai sindacati possono essere attribuite, a ragione, molte responsabilità, ma rimangono comunque un interlocutore importante. Un’ importanza accresciuta dalle modifiche che ha già subito l’articolo 18 dopo la riforma Fornero. Per queste ragioni, trattare in questo momento significa dare voce a coloro che non hanno conti alle Cayman, che subiscono gli effetti delle delocalizzazioni e che in altre parole, finisco sempre per pagare il prezzo più alto.
(fonte immagine: lapadania.net)