Cosa succede in Burkina Faso?
Con un colpo di Stato, l’esercito si è imposto con la forza strappando qualsiasi potere alle autorità civili. La popolazione locale cercava solo di manifestare dissenso contro l’inamovibile regime militare di Campaoré, ma qualcosa è andato storto
di Martina Martelloni
La “terra degli uomini integri”, questo è il significato nascosto dietro il nome del Burkina Faso. Con un passato dal marcato accento francese, l’indipendenza del Paese africano arrivò il 5 agosto del 1960, gli anni della storica decolonizzazione.
Dopo la parentesi democratica del governo di Thomas Sankara (del quale parliamo qui), colui che diede al Paese l’attuale nome di riconoscimento agli occhi del Mondo, il giorno 17 ottobre del 1987 un colpo di Stato ha portato al potere il capitano Blaise Campaoré, colui che si presentò come unico candidato alle elezioni del 1991, vincendo costantemente negli anni successivi fino ad oggi.
Il 21 ottobre scorso, il governo ha annunciato un referendum per consentire al veterano Campaoré di ricandidarsi ancora, dopo 27 anni di instancabile potere. Un popolo stanco è esploso decidendo di dissentire contro militari in divisa pronti ad ammutolirli con prove di forza e saccenza. Così in molti hanno perso la vita ma non la dignità: 30 i morti, più di 100 feriti negli scontri di strada.
Giovedì notte, dall’alto in basso della loro autorità, l’esercito ha preso possesso dei palazzi della politica, conquistati dopo che aver imposto il coprifuoco e dichiarato dissolto il governo, l’Assemblea nazionale ed annunciato un prossimo neo esecutivo di transizione per un periodo di dodici mesi. L’azione dei militari sembra aver messo volutamente fine all’era Campaoré ma una temuta nuova lunga ed estenuante parentesi militare sembra essere la soluzione voluta dai golpisti.
Dopo giorni di assoluta assenza e silenzio, l’ex presidente desposto è riuscito a fuggire grazie all’aiuto del vecchio colonizzatore Stato Francese.
Lo scorso venerdì 31 ottobre, Campaoré ha lasciato in tutta fretta il palazzo presidenziale a Ouagadougou per raggiungere Yamoussoukro. Un’operazione condotta sotto la guida della Francia, stando a quanto riportato oggi da Jeune Afrique. Lo stesso presidente francese, Francois Hollande, ha ammesso ieri il ruolo svolto da Parigi per garantire un’uscita di scena di Campaoré senza drammi. Secondo fonti diplomatiche, un elicottero francese, probabilmente delle forze speciali di stanza a Ouagadougou, è stato inviato sul posto per caricare Campaoré e alcuni suoi familiari, mentre gli altri membri del convoglio sono stati lasciati sul posto per ragioni logistiche e hanno poi raggiunto il Benin con il buio della notte. L’ex presidente e’ stato invece trasportato a Fada Gourma, a un centinaio di chilometri, nella zona est del Burkina Faso,per poi giungere in Costa d’Avorio .
La degenerante situazione, ha fatto alzare i toni anche ad enti regionali autorevoli; l’Unione Africana ha lanciato un ultimatum all’esercito per “riconsegnare il potere ai civili entro due settimane”, queste le parole di Simeon Oyono Esono, capo del Cosniglio di pace e sicurezza dell’Ua.
Dal continente africano all’eco della comunita internazionale, con gli appelli di condanna guidati dalle voci statunitensi e dell’Unione Europea che ha condannato con decisione la presa di potere da parte dei militari, e richiesto la garanzie del rispetto dei diritti umani in un contesto di elevata preoccupazione ed instabilità, quando tutto, soprattutto le libertà degli individui, rischia di essere macchiato.
I fatti parlano di imposizione di potere sulla società civile, e anche il giornalismo ne cade vittima. La radiotelevisione nazionale ha subito l’occupazione dei militari dopo un intera giornata di proteste contro il colonnello Isaac Zida, ora uomo alla guida dell’enfasi militare orgogliosa della presa di potere. Nella sede del Consiglio economico e sociale presso la città di Ouagadougou, Zida ha stabilito il suo quartier generale per tenere le redini della vicenda incontrando anche i leader dell’opposizione.
Il quadro mostra nitidamente, uno sfondo di interessi geopolitici e strategici che volano dritto in Francia e Stati Uniti d’America. L’influenza, ancora incisiva, del governo di Hollande sulla politica del Burkina Faso è evidente e prende forma con l’aiuto diplomatico dato per far volar via Campaoré. Quest’uomo però è stato persona gradita anche agli occhi americani diventando un broker politico piacevole all’interesse occidentale. Il suo apprezzato operato è stato finalizzato a risolvere il conflitto dei Tuareg in Mali, ad offrire le proprie basi aeree ai droni spia americani e soprattutto ad aiutare le forze itnernazionali nella lotta contro i jihadisti del nord e centro Africa.
Come si evolveranno i fatti nel Burkina Faso e come agirà di fatto l’esercito, è cosa mutevole ora dopo ora, ma certo resta l’indecirfrabile atteggiamento occidentale che stenta a tralasciare a casa i propri interessi sulla regione e agisce attraverso il via libera a regimi militari da tempo ostacoli di un degno processo democratico.