L’ingiusta retta
Dall’ultimo rapporto Federconsumatori sui costi delle Università pubbliche emerge che le rette sono in aumento, mentre il reddito delle famiglie degli studenti perde valore d’acquisto. Ma la vera lotta è quella contro l’evasione fiscale
Secondo il quinto rapporto dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, le tasse universitarie sono aumentate dell’1,2% rispetto all’anno scorso. Le Università del Nord sono quelle che impongono rette più onerose: gli importi medi, riferiti alla fascia più bassa (prima), superano del 12,23% la media nazionale e del 12,89% le rette del Sud. Gli autori fanno notare che gli importi da versare, per chi rientra nella prima e nella seconda fascia, sono aumentati in media del 2,51% e del 2,29% rispetto al 2013.
L’ateneo più caro (sempre considerando la fascia di contribuzione più bassa) è quello di Parma: gli studenti delle facoltà umanistiche in media devono versare circa 740 euro, quelli delle facoltà scientifiche più o meno 855 euro. Milano segue Parma: 713 euro di contributi per le facoltà umanistiche, 790 per le facoltà scientifiche.
Uno studente che ha scelto una facoltà scientifica, in generale, paga tra il 5,24% e il 6,75% in più di uno che ha scelto una facoltà umanistica. Tuttavia a Salerno, Pavia, Torino, Bari, Catania, Pisa, Firenze e Bologna non viene applicata questa distinzione. Tra i meno cari: Bologna (gli studenti in prima e in seconda fascia – rispettivamente meno di 6mila e meno di 10mila euro annui – pagano circa 163 euro all’anno) e Bari (per gli stessi studenti il contributo è stato fissato a poco meno di 300 euro).
I dati emersi dal rapporto della Federconsumatori confermano quelli riportati nell’ultimo resoconto della rete Eurydice della Commissione Europea intitolato: “Tasse e sistemi di sostegno nazionali per gli studenti nell’istruzione superiore europea 2014/2015“. L’Italia è tra i paesi europei con le tasse universitarie più alte, inoltre solo uno studente su dieci riceve una borsa di studio e per le famiglie nessun prestito ma solo agevolazioni fiscali.
In Italia si pagano tra i 1000 e i 5mila euro per le rette universitarie così come in Spagna, Slovenia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Paesi Bassi. Tuttavia in Lituania e Ungheria vengono forniti molti sussidi e altri servizi, per esempio, l’alloggio. In Finlandia, Svezia, Norvegia Danimarca, Austria, Grecia e Scozia non si paga per frequentare l’Università. La Germania le ha recentemente abolito le rette: erano state introdotte solo nel 2007. Regno Unito primo tra i paesi dove si paga di più per l’istruzione universitaria: oltre 10mila euro per il primo ciclo di studi universitari e oltre 5.000 per il secondo.
In Italia pagano le tasse universitarie l’88,5% degli studenti (70% in Spagna, 65% in Francia), ma solo il 7,95% di essi riceve una borsa di studio. Pochi ma anche modesti gli aiuti economici forniti nel nostro paese: gli “assegni” non superano i 5mila euro l’anno, molto al di sotto di quanto viene dato in Francia, Spagna, Portogallo e Germania. In Finlandia, Danimarca e Svezia, invece, tutti gli studenti a tempo pieno, che rispettano determinati requisiti di merito, ricevono borse.
Contrariamente a molti Paesi europei, in Italia non sono previsti prestiti agli studenti ma sono invece le famiglie a beneficiare di esenzioni fiscali – se hanno altri figli a carico che studiano, per esempio. Tuttavia, dalla Federconsumatori, fanno notare che gli importi delle tasse sono diventati insostenibili: sono basati sul reddito del nucleo famigliare – il cui potere d’acquisto è diminuito, dal 2008 a oggi, del 13,4%.
Dall’Osservatorio dei consumatori ipotizzano che il dato sia aggravato dall’evasione fiscale. Il calcolo delle tasse da pagare, basandosi sulla dichiarazione dei redditi, è soggetto a sofisticazioni, omissioni e frodi che permettono, a chi dichiara meno del dovuto, non solo di pagare di meno ma, paradossalmente, anche di usufruire di agevolazioni e borse di studio.
A tal proposito Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori, a margine della presentazione del Rapporto ha dichiarato: “non è più tollerabile vedere il figlio del gioielliere pagare di meno di quello di un operaio. Bisogna disporre più controlli e più fondi per le borse di studio, accertandosi che vengano assegnate a chi davvero ne ha diritto. Si tratta di un passo fondamentale se si vuole investire sullo sviluppo e sulla crescita culturale del nostro Paese”.