L’ingiusta retta

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Dall’ultimo rapporto Federconsumatori sui costi delle Università pubbliche emerge che le rette sono in aumento, mentre il reddito delle famiglie degli studenti perde valore d’acquisto. Ma la vera lotta è quella contro l’evasione fiscale

di Guglielmo Sano

soldi universitàSecondo il quinto rapporto dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, le tasse universitarie sono aumentate dell’1,2% rispetto all’anno scorso. Le Università del Nord sono quelle che impongono rette più onerose: gli importi medi, riferiti alla fascia più bassa (prima), superano del 12,23% la media nazionale e del 12,89% le rette del Sud. Gli autori fanno notare che gli importi da versare, per chi rientra nella prima e nella seconda fascia, sono aumentati in media del 2,51% e del 2,29% rispetto al 2013.

L’ateneo più caro (sempre considerando la fascia di contribuzione più bassa) è quello di Parma: gli studenti delle facoltà umanistiche in media devono versare circa 740 euro, quelli delle facoltà scientifiche più o meno 855 euro. Milano segue Parma: 713 euro di contributi per le facoltà umanistiche, 790 per le facoltà scientifiche.

Uno studente che ha scelto una facoltà scientifica, in generale, paga tra il 5,24% e il 6,75% in più di uno che ha scelto una facoltà umanistica. Tuttavia a Salerno, Pavia, Torino, Bari, Catania, Pisa, Firenze e Bologna non viene applicata questa distinzione. Tra i meno cari: Bologna (gli studenti in prima e in seconda fascia – rispettivamente meno di 6mila e meno di 10mila euro annui – pagano circa 163 euro all’anno) e Bari (per gli stessi studenti il contributo è stato fissato a poco meno di 300 euro).

I dati emersi dal rapporto della Federconsumatori confermano quelli riportati nell’ultimo resoconto della rete Eurydice della Commissione Europea intitolato: “Tasse e sistemi di sostegno nazionali per gli studenti nell’istruzione superiore europea 2014/2015“. L’Italia è tra i paesi europei con le tasse universitarie più alte, inoltre solo uno studente su dieci riceve una borsa di studio e per le famiglie nessun prestito ma solo agevolazioni fiscali.

In Italia si pagano tra i 1000 e i 5mila euro per le rette universitarie così come in Spagna, Slovenia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Paesi Bassi. Tuttavia in Lituania e Ungheria vengono forniti molti sussidi e altri servizi, per esempio, l’alloggio. In Finlandia, Svezia, Norvegia Danimarca, Austria, Grecia e Scozia non si paga per frequentare l’Università. La Germania le ha recentemente abolito le rette: erano state introdotte solo nel 2007. Regno Unito primo tra i paesi dove si paga di più per l’istruzione universitaria: oltre 10mila euro per il primo ciclo di studi universitari e oltre 5.000 per il secondo.

In Italia pagano le tasse universitarie l’88,5% degli studenti (70% in Spagna, 65% in Francia), ma solo il 7,95% di essi riceve una borsa di studio. Pochi ma anche modesti gli aiuti economici forniti nel nostro paese: gli “assegni” non superano i 5mila euro l’anno, molto al di sotto di quanto viene dato in Francia, Spagna, Portogallo e Germania. In Finlandia, Danimarca e Svezia, invece, tutti gli studenti a tempo pieno, che rispettano determinati requisiti di merito, ricevono borse.

Contrariamente a molti Paesi europei, in Italia non sono previsti prestiti agli studenti ma sono invece le famiglie a beneficiare di esenzioni fiscali – se hanno altri figli a carico che studiano, per esempio. Tuttavia, dalla Federconsumatori, fanno notare che gli importi delle tasse sono diventati insostenibili: sono basati sul reddito del nucleo famigliare – il cui potere d’acquisto è diminuito, dal 2008 a oggi, del 13,4%.

Dall’Osservatorio dei consumatori ipotizzano che il dato sia aggravato dall’evasione fiscale. Il calcolo delle tasse da pagare, basandosi sulla dichiarazione dei redditi, è soggetto a sofisticazioni, omissioni e frodi che permettono, a chi dichiara meno del dovuto, non solo di pagare di meno ma, paradossalmente, anche di usufruire di agevolazioni e borse di studio.

A tal proposito Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori, a margine della presentazione del Rapporto ha dichiarato: “non è più tollerabile vedere il figlio del gioielliere pagare di meno di quello di un operaio. Bisogna disporre più controlli e più fondi per le borse di studio, accertandosi che vengano assegnate a chi davvero ne ha diritto. Si tratta di un passo fondamentale se si vuole investire sullo sviluppo e sulla crescita culturale del nostro Paese”.

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