Anna Bolena, la regina del dissenso
Il secondo volume della trilogia dedicata ai Tudor è un affresco vivido e coinvolgente della corte di Re Enrico VIII e dell’epilogo efferato e tragico della vita di Anna Bolena
Hilary Mantel è l’autrice più famosa d’Inghilterra, perchè è l’unica ad aver vinto due Man Booker Prize e ad averli vinti grazie ai primi due romanzi storici della trilogia dedicata all’Inghilterra, Wolf Hall e Anna Bolena una questione di famiglia.
La cifra distintiva del suo stile è la narrazione degli eventi storici dal punto di vista dei protagonisti, dei quali mostra la vita privata e i pensieri, non limitandosi a registrare le vicende nelle quali sono coinvolti, ma dando spazio alle implicazioni psicologiche delle loro azioni calate nel vivere quotidiano, in un ricco mosaico.
Le vicende narrate da Anna Bolena una questione di famiglia si srotolano dal 1535 al 1536 quando Enrico VIII della dinastia Tudor si ingegna per ottenere l’annullamento del matrimonio con Anna Bolena, il secondo, accampando la scusa di non aver avuto il sospirato erede maschio. In realtà, per correre dietro alle gonne di una semplice dama di compagnia, Jane Seymour, facendone la sua terza moglie.
La faccenda è oltremodo delicata, anche per un sovrano che si è proclamato Dio con un atto del parlamento. Per questo, con astuzia, vengono imbastite una serie di accuse ai danni della Bolena, dalla stregoneria all’incesto all’adulterio, successivamente rivelatesi false, per eliminare una consorte diventata un peso.
Si potrebbe chiosare sul “chi la fa l’aspetti” se si guarda alla vicenda del re e della sua prima moglie, Caterina D’Aragona, che viene scalzata dalla più giovane e affascinante Anna Bolena.
Caterina, un tempo sposa del fratello del re, diventata vedova sposa Enrico VIII. Questo precedente legame della donna è il perno su cui si imbastisce lo scioglimento del primo matrimonio reale.
Enrico, dopo essersi imbattuto in un passo del Levitico che condanna chi sposa la donna di un fratello “E se un uomo prenderà la moglie di suo fratello è cosa obbrobriosa“, si convince di aver fatto un torto a Dio nell’essersi unito in matrimonio con Caterina. Segno inconfutabile della rabbia divina è l’impossibilità della coppia di avere un figlio maschio, perchè sempre nel Levitico è scritto che <<Essi saranno senza figli>>.
In realtà il re, invaghitosi della misteriosa e bizzosa Anna, decide di fare piazza pulita del suo precedente legame. Ma Caterina non cede, dunque viene messa agli arresti domiciliari dopo essersi rifiutata di entrare in convento, scelta determinante per la frattura tra il sovrano e Papa Fernese. Tutti pregano che lei muoia, per poter agevolare gli intenti del sovrano.
Da questa situazione predono il via i fatti narrati: Anna Bolena, dopo aver dato alla luce Elisabetta, non riesce a concepire un maschio; l’Imperatore Carlo V odia Enrico perchè ha ripudiato sua zia Caterina D’Aragona per una donna che viene definita una prostituta; da Roma pende una bolla di scomunica, non ancora promulgata, sul capo del re che ha promosso uno scisma per fondare la Chiesa Anglicana, sottraendo a quella di Roma i lauti entroiti e definendo il pontefice il “vescovo di Roma”. È una polveriera infiammabile dalla più piccola scintilla, perchè tutta l’Europa è contro Enrico e numerose sono le spinte per invadere l’Inghilerra sacrilega.
Come se fosse in presa diretta, l’autrice segue Enrico VIII, un uomo massiccio, alto e con occhi azzurri penetranti, che ama giostrare, ha un carattere schietto e che per assolversi da tutte le azioni commesse non trova altro da dire che “Non sono un uomo come gli altri? Non lo sono forse?“.
Sulla scena c’è Anna Bolena la concubina, la “grande puttana” come la definisce il popolino, che incarna la femme fatale, pericolosa e maliarda, una donna che conquista il re contro la sua volontà, questo le verrà imputato al processo, circuendolo con sortilegi e magie.
Anna è una donna scaltra, assetata di potere, collerica, spietata, che non fa mistero dei suoi sentimenti e li esterna in spregio delle conseguenze, ne è esempio l’odio che palesa per Caterina e la figlia Maria. Ha trentaquattro anni, è una donna elegante dai magnetici occhi corvini. Il suo essere volubile è quello che più di tutto ha affascinato il re, che non sa mai cosa può aspettarsi da lei.
La terza dama di cuori è la mite Jane Seymour, non una grande bellezza, ma acuta e “riposante”, che fa palpitare il cuore del re angustiato. La donna ha l’ordine tassativo di non togliersi nulla davanti al sovrano, nemmeno i guanti, e di accettare solo regali e non denaro, affinchè la sua contrapposizione con Anna Bolena sia totale, come la luce con le tenebre.
Infine c’è il vero dominus dell’azione, il protagonista indiscusso del romanzo, attraverso i cui occhi si osservano le vicende della casata dei Tudor: Sir Thomas Cromwell, Segretario particolare del re, Master of the Rolls, Primo ministro, vero consigliere fidato di Enrico VIII.
La sua figura è avvolta dal mistero per via delle sue umili origini. Figlio di un fabbroferraio, girovago per l’Europa in cerca di fortuna, è prima mercenario, poi sguattero, poi mercante e contabile per la famiglia fiorentina dei Frescobaldi, infine è preso sotto l’ala protettiva del Cardinale Wolsey e da lì conquisterà la fiducia di re Enrico VIII. Il suo potere è immenso, sebbene quotidianamente il signor Segretario deve trattare con dei nobiluomini che non lo tollerano, tanto è oltraggioso che non abbia un briciolo di nobiltà.
I suoi strumenti sono l’intelligenza, la logica, una visione strategica insieme alla capacità di ammaliare col suo fascino, ma anche di corrompere o minacciare, se necessario, l’importante è raggiungere l’obiettivo.
Storicamente Cromwell ha avuto un ruolo fondamentale nella Riforma. Come vicario generale del re ebbe piena autorità per portare avanti l’abolizione dei monasteri. Con l’Atto di Supremazia del 1534 fece nominare il re detentore del potere spirituale in Inghilterra per agevolarlo nell’ottenimento del divorzio.
Cromwell dalla ricostruzione del romanzo appare anche un uomo generoso, che ha a cuore l’istruzione di giovani indigenti: rimasto vedovo di moglie e delle due figlie, tutte e tre uccise, accoglie in casa dei ragazzi per farli studiare.
Numerose le comparse, principali o secondarie, che arricchiscono l’arazzo narrativo con molteplici trame.
Aleggia, ad esempio, lo spettro di Tommaso Moro, giustiziato nel 1535 dopo una permanenza nella Torre di Londra, in seguito a un processo sommario con un verdetto di colpevolezza già stabilito quando Moro rifiutò di giurare a favore del re come capo della Chiesa d’Inghilterra qualificandosi, quindi, come traditore.
I protagonisti rivivono davanti ai nostri occhi nello scorrere della loro esistenza tra banali incombenze quotidiane ed eventi straordinari di risonanza epocale.
Alla fine di questo viaggio a ritroso nel tempo resta la consapevolezza che Anna Bolena, da vera regina, non poteva che vivere e soffrire sotto gli occhi del mondo, dal declino fino alla condanna. La sua esecuzione per mano del boia è accolta con entusiasmo dal popolo, perchè incarna la volontà di abolire un’autorità percepita come illegittima in quanto arbitraria ed elitaria. Diventano anche più chiare e scoperte certe dinamiche del potere messe in scena dal protagonista Thomas Cromwell, che alla fine della vicenda viene insignito del titolo di barone. Come dice la Mantel, “Non è un finale, è semplicemente un altro inizio“.