“Come restare vedove senza intaccare la fedina penale”
Al Teatro Due Roma una commedia noir che racconta con ironia i drammi personali delle donne e il difficile percorso dopo la fine di una relazione
Il titolo è già di per sé un programma: “Come restare vedove senza intaccare la fedina penale”. Così prendi posto e ti immagini una sequela improbabile di tentativi su come far fuori il proprio marito. E in effetti è anche questo. Ma la commedia scritta da Stella Saccà, una delle protagoniste tra l’altro, e Luca Manzi, regista della stessa vuole essere in realtà un’indagine introspettiva su quelle ferite che portano queste e molte altre donne a decisione a tratti estreme.
Un seminterrato in una zona deserta di Roma, quattro donne senza alcun legame e un post su face book che le ha fatte incontrare. Sono quattro personalità particolari e diverse allo stesso tempo, ma hanno tutte un fattore importante che le accomuna: sono donne ferite.
E come recita Luce (Camilla Bianchini) ogni volta che ”rimaniamo ferite, desideriamo solo essere un’altra donna”.
Sono donne che si sono scontrate con il tradimento del proprio compagno o l’abbandono da parte dello stesso. Donne che hanno amato in modo evidentemente viscerale chi gli stava affianco e che non concepiscono altra fine se non quella di sbarazzarsi dei rispettivi uomini.
I toni sono comici e divertente, si ride di gusto e con piacere. Ed è questo il primo merito dello spettacolo. Merito di un cast femminile superbo e accattivante, quattro attrici che danno vita a personaggi sopra le righe ma non per questo distanti da noi donne. Ci si può a tratti rivedere in ognuna di loro, ogni loro lacrima, ogni ferita, sono in parte anche le nostre.
Beatrice Aiello, Camilla Bianchini, Serena Bilancieri e Stella Saccà risultano affiatate, rapide negli scambi di battute, in sincro sui tempi comici. Ma soprattutto regalano un doppio registro ai loro personaggi, non relegandoli nell’ambito di semplici macchiette femminili.
Merito anche delle storie che hanno portato sul palco. Quelle di donne picchiate dal compagno, abbandonate per un’altra (spesso la migliore amica) o per ritornare dai propri figli o infine affetti da una dipendenza virtuale.
Lo spettacolo affronta con un tocco a tratti volutamente noir temi tristemente noti alle prime pagine dei giornali, quali quello della violenza domestica o dello stalking. E li racconta usando l’ironia, capace forse di catalizzare ancor di più l’attenzione dello spettatore sull’argomento affrontato.
Una commedia quindi di sole donne, scritta da una donna, per le donne ma non solo. Quattro storie che meritano di essere ascoltate, quattro donne che meritano di avere quei dolori annullati. Impossibile quindi non provare per ognuna di loro una sottile empatia. Una solidarietà che solo un’altra donna ferita può comprendere.
Ma soprattutto capace di lanciare un ultimo significativo messaggio: ciò che sembra a prima vista rotto, come l’animo di una donna ferita, non è detto che non possa essere “riparato”. Basta trovare i giusti pezzi di ricambio, accettare di non essere sole e desiderare fortemente di ascoltare una nuova melodia. Come quella di “C’era una volta il west” del maestro Morricone, che regala un brivido finale e la speranza di poter davvero credere nelle seconde chances che la vita ci regala.
Senza per questo rischiare di intaccare la propria fedina penale, sia chiaro.
“Come rimanere vedove senza intaccare la fedina penale”
Roma, Teatro Due Roma
fino al 30 novembre
Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro