Siamo davvero ciò che mangiamo?
Tra passato e presente, cosa sarà veramente il futuro del cibo? Al Palazzo delle Esposizioni la mostra del National Geographic
di Caterina Mirijello
Un racconto attraverso immagini e dati alla mano. Un racconto che potrebbe far paura, o forse dovrebbe far paura, un racconto che ci lascia senza parole. Food, la mostra promossa da National Geographic presso il Palazzo delle Esposizioni, ospita 90 scatti che ritraggono, nella loro bellezza, la situazione odierna dell’alimentazione nel mondo.
Distese verdi della California interrotte da uomini chini, che si affrettano nel raccolgiere il sedano, frutto distribuito nei grandi store americani, uomini anziani sovrastati da alberi centenari, intenti a raccogliere il cacao presso lo stato di São Tomé e Príncipe, coltivatrici di banane circondate da un giallo accecante, mari cristallini in cui immergersi e da cui nutrirsi. Se solo la bellezza di queste foto potesse raccontare il migliore dei mondi possibili. Ma non è così, anzi è piuttosto il contrario.
Ciò che sembra genuino e naturale non è altro che il frutto di un processo di speculazione, di cui fa parte anche il settore dell’alimentazione. La carrellata di foto culla l’animo, che subisce lo sconforto dei dati illustrati sulle pareti.
Come si farà fronte alla crescita demografica prevista tra qualche decennio? Come si sfamerà una popolazione destinata a superare i 9 miliardi di persone?
I terreni destinati all’agricoltura sono solo un’esigua porzione del pianeta e molti paesi, poveri di terra coltivabile ma ricchi di capitale, come la Cina e la Corea del Sud, stanno acquistando estensioni di terreno coltivabile in altri Stati per far fronte al fabbisogno nazionale di beni alimentari.
Eppure, nonostante tutto, ogni anno si calcola uno spreco di cibo di circa 1.300 tonnellate, una quantità in grado di nutrire 3 miliardi di persone. Una quantità di cibo che viene prodotta e spesso si deteriora prima ancora di raggiungere il processo di vendita. E pensare che questa quantità, ma anche solo un terzo della stessa, basterebbe per risolvere il problema della fame nel mondo, che abbatte ogni anno circa 36 milioni di persone.
Ma il nostro pianeta, come ben si sa, è il luogo degli eccessi e le cifre lo dimostrano: 36 milioni di persone muoiono di fame ogni anno, mentre una cifra quasi simile, 29 milioni di persone, perdono la vita per eccesso di cibo.
Secondo alcuni studiosi una strada possibile sarebbe il mercato alimentare degli insetti, che già oggigiorno provvede a sfamare circa 2 miliardi di persone…
Alcuni visitatori corrugano la fronte, altri invece rimangono impassibili all’idea, forse perché il loro sguardo a mandorla non scorge nessuna novità, altri ancora, invece, cercano a questo punto una spiegazione per la frase incipit Feuerbachiana che introduce alla mostra: “l’uomo è ciò che mangia”.
National Geographic Italia. Food, il futuro del cibo
Palazzo delle Esposizioni, Roma, dal 18 novembre 2014 al 1° marzo 2015
Per info:
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Tel. 06 39967500
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Tel. 848 082 408
Orari del call center: dal lunedì al venerdì 9.00-18.00; sabato 9.00-14.00