Lega Nord e UE: l’anti-europeismo si colora di verde

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Doveva essere solo una gita di piacere e invece per il Segretario della Lega nord il XV Congresso del Front National si è rivelato un’incoronazione politica

di Mattia Bagnato

Salvini

Matteo Salvini (fonte immagine: meridianomegazine.org)

Era tutta lì, a Lione, “la nuova Europa delle nazioni e dei popoli” – come ha voluto definirla Marine Le Pen. C’erano proprio tutti: il PVV olandese, l’FPO austriaco, VMRO bulgaro, il Vlaams Belang fiammingo e il partito ceco dell’Ok Strama, ma soprattutto c’era lui Matteo Salvini, l’astro nascente dell’anti-europeismo. Così, quello che doveva essere il XV Congresso del Front National si è trasformato in “un’internazionale nazionalpopulista”. Una parata di vecchi e nuovi “iper-nazionalisti” che, sabato 29 novembre, hanno lanciato ufficialmente la nuova “crociata” anti-euro e anti-immigrazione.

Carpe diem – Il momento è di quelli che capita una sola volta nella vita, loro lo sanno bene. Perché una crisi socio-economica come quella attuale, in Europa non si vedeva da almeno 60 anni. Una crisi che in poco tempo ha prodotto sperequazioni sociali, angoscia e senso di insicurezza nelle popolazioni del vecchio continente. Una condizione nefasta che, secondo il filosofo tedesco Jurgen Habermas, è diventata terreno fertile per l’euroscetticismo e, di conseguenza, per il ritorno ad un nazionalpopulismo sempre più aggressivo. Così, cavalcare l’onda della frustrazione è diventata improvvisamente la miglior strategia per guadagnare consenso. Quello stesso consenso che l’UE non sembra affatto interessata a mantenere, impegnata com’è nel suo cammino neo-liberale.

Dalla Russia con furore – Così, mentre da Bruxelles nessuno sembra rendersi conto di quanto sarà alto il prezzo da pagare per l’assenza di politiche economiche e sociali capaci di risollevare l’immagine di un’Unione ormai troppo distante dai suoi cittadini, al Cremlino invece il messaggio è arrivato forte e chiaro. Così forte e così chiaro che Mosca ha già pronti 9 milioni di euro da destinare al partito di Marine Le Pen. Una scelta storica, che segna la fine di un’epoca, quella in cui i rubli russi servivano a finanziare i partiti comunisti europei.  Tutta colpa o no, questo dipende da come la si vede, della crisi ucraina, ma soprattutto delle sanzioni economiche che l’Europa ha imposto alla Russia. Sanzioni che, a detta dello stesso Salvini, non farebbero altro che peggiorare la già difficile situazione economica italiana.

Matteo II Salvini – Eccolo quindi l’uomo del momento, colui che è riuscito a rilanciare, a suon di populismo, l’immagine di un partito che sembrava destinato a scomparire come i diamanti di Belsito. Battute a parte, resta il fatto che da quando, nel 2013, Matteo Salvini a preso le redini della Lega Nord le proiezioni del partito non hanno più smesso di crescere, passando da un risicato 3% ad un abbondante 10%. Tutto merito di una perfetta strategia politica, fatta di comunicazione ma soprattutto capace di utilizzare a proprio vantaggio questioni sensibili come la crisi economica e l’immigrazione. Quella stessa strategia che gli ha permesso di rosicchiare voti e percentuali a coloro che proprio sul populismo avevano creato le loro fortune politiche: Silvio Berlusconi e Beppe Grillo.

A sua immagine e somiglianza – Il momento di grazia che sta vivendo, politicamente parlando, Matteo Salvini riporta alla mente l’exploit che era seguito alla campagna per le elezioni europee dell’altro Matteo, Renzi appunto. Populisti prima di tutto che, come fa notare Davide Vecchi, sono cresciuti a pane e tv commerciale, instancabili frequentatori dei talk show. Due leader politici, infatti, che hanno saputo andare molto più in là dei rigidi schemi partitici, capaci di rivolgersi ad un’ampia platea elettorale senza il bisogno di “trincerarsi” dietro scomode ideologie partitiche. L’uomo nuovo, così l’avrebbe definito Majakovskij, anche se di “nuovo” non sembra esserci molto, visto che l’inizio della loro carriera politica risale ai primi anni ’90.

Dalla Lega Nord alla Lega dei Popoli – Dopo i risultati ottenuti alle scorse regionali, la Lega Nord sembra aver abbandonato definitivamente il tema dell’indipendenza. Il progetto leghista, infatti, sembra ormai destinato a rivolgersi anche verso quel Sud che un tempo “puzzava e faceva scappare anche i cani”, ma che adesso sembra profumare, sì, ma di campagna elettorale. Così, messi da parte i vecchi “stendardi celtici”, la Lega di Salvini sta per lanciare un nuovo progetto politico. Una sfida ardua, che dovrebbe consentirgli di giocare su due differenti terreni: uno tutto interno al centrodestra, con l’obiettivo di minare la leadership di Silvio Berlusconi; l’altro, di portata nazionale, sarà destinato a contrastare l’ascesa di Matteo Renzi.

Il cugino italiano” – come lo ha amorevolmente apostrofato Marine Le Pen – ha superato anche i confini nazionali ed è approdato al di là delle Alpi e lo ha fatto in grande stile, raccogliendo il plauso e l’ammirazione di tutto il Front National. Resta comunque il fatto che non deve essere stato facile per Matteo Salvini dover ammettere che non è più tempo di federalismo e che la vera partita di gioca a livello europeo. Perché, Matteo II sarà anche un passionale, ma non è sicuramente uno sprovveduto e sa benissimo che la Lega da sola non è abbastanza forte per raggiungere i suoi obiettivi politici. Così, “l’alleanza italo-francese” ha tutta l’aria di essere una testa di ponte che Lega sa di dover sfruttare a pieno per sconfiggere le politiche comunitarie.

L’inarrestabile ascesa della Lega nord, così come di tutti quei partiti che si dichiarano manifestamente anti-europeisti, sembra essere il sintomo inequivocabile che qualcosa all’interno della stessa Unione Europea ha smesso di funzionare. La fine di un progetto che, quando fu pensato, doveva unire e non dividere. L’euroscetticismo ormai dilagante ha evidentemente le sue radici in una crisi economica che è diventata sociale e alla quale l’Unione Europea sta rispondendo con colpevole ritardo, favorendo tutti quei movimenti populisti che fanno leva sulla paura dell’immigrazione e sul no alla moneta unica. Infatti, se l’eurozona si sta dimostrando un castello di carta, questo dipende principalmente dal fatto che ad oggi ci si è concentrati troppo su un’unione economica e poco su una politica.

Se così dovessero rimanere le cose, è prevedibile che tutti i sistemi politici, nessuno escluso, dovranno prepararsi a fare i conti con partiti nazionalistici. Partiti che sfruttano concetti come patria e sovranità per riadattarli alle nuove sfide politiche e contro i quali sarà sempre più difficile vincere le elezioni.

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