Referendum Svizzera, per gli elvetici è 3 volte “No”
Bocciate le iniziative su immigrazione, oro e privilegi fiscali per stranieri
di Sara Gullace
Fumata nera per il referendum del 30 novembre che ha chiamato gli svizzeri a decidere su crescita demografica e immigrazione, gestione dell’oro nazionale e imposte fiscali. Le iniziative, infatti, sono state respinte in modo netto dagli elettori che hanno scelto di non cambiare lo status quo ed appoggiare l’attuale linea di governo.
“Salvate l’oro svizzero” era l’iniziativa proposta da tre esponenti dell’Unione Democratica di Centro (Udc), partito della destra populista che proponeva di fissare le riserve in oro almeno al 20% delle totali della Banca Nazionale Svizzera (BNS) e di rendere invendibili i lingotti accumulati. Risultato da ottenere entro i prossimi 5 anni, considerando l’attuale punto di partenza del 6-7%. Richiedeva, inoltre, che tutto l’oro elvetico fosse depositato entro i confini nazionali (oggi lo è per il 70%, il 30% è in Gran Bretagna e Canada).
L’idea aveva accolto il dissenso dei maggiori partiti ed il Governo aveva sostenuto il “no” già durante la campagna. La stessa BNS aveva spiegato che tale proposta, in combinazione con il divieto di vendere il metallo, avrebbe ostacolato fortemente la flessibilità nella gestione della politica monetaria, costringendo la Bns a comprare oro a ogni allargamento di bilancio. La proposta di rendere quest’oro invendibile avrebbe ridotto anche il valore delle riserve auree per l’istituto, proprio perché intoccabile.
Il 77% degli elettori ha scelto di rinnovare la fiducia alle strategie monetarie della Bns. “La banca centrale potrà rimanere indipendente”, ha dichiarato Dominique de Buman, deputato del Partito popolare democratico. “Questa indipendenza contribuisce a rendere la politica monetaria svizzera una delle migliori del mondo”. L’esito della votazione ha soddisfatto anche gli ambienti economici: “Gli svizzeri hanno deciso che la BNS deve svolgere autonomamente i suoi mandati, per il bene della Svizzera e della sua economia”, ha dichiarato l’organizzazione degli imprenditori Economiesuisse. Gli sconfitti hanno dovuto riconoscere la forza dell’istituto centrale: “La credibilità della BNS è probabilmente molto alta”, ha ammesso Luzi Stamm, uno dei tre promotori dell’iniziativa popolare.
Niente da fare anche sul fronte demografico: il 74% delle urne ha respinto l’idea di Ecopop di controllare la crescita demografica limitando l’immigrazione. “Stop alla sovrappopolazione” è stata voluta dal movimento Ecologia e Popolazione: l’obiettivo sarebbe stato limitare l’aumento della la popolazione residente non oltre lo 0,2% all’anno per effetto della migrazione. Parallelamente, il governo avrebbe dovuto stanziare almeno il 10% dei fondi per l’aiuto allo sviluppo a favore di progetti di pianificazione familiare nei paesi più poveri.
Negli ultimo 18 mesi l’iniziativa aveva raccolto 119 mila firme, che avevano fatto ben sperare in un bis rispetto alle votazioni di febbraio, quando la popolazione aveva detto si alle quote anti immigrazione. Scopo dichiarato, nelle parole di un’attivista indipendente “Contribuire non solo a una qualità di vita sostenibile in Svizzera, ma anche a ridurre l’inconcepibile miseria in cui versa la popolazione in alcune regioni svantaggiate del mondo“.
Camuffato da buone intenzioni planetarie, l’intento ha convinto solo il 26% dei votanti: sembra che la maggioranza si sia resa conto che per l’economia del paese è necessario seguire la strada della libera circolazione e degli accordi bilaterali con l’Unione europea.
“Sconfitta prevedibile” per la vice presidente del comitato Ecopop, Cornelia Keller, “visto che il governo e quasi tutti i parlamentari si erano detto contrari. Senza contare – ha sottolineato – che gli avversari avevano 30 volte più mezzi finanziari del comitato promotore“.
“Basta con i privilegi fiscali dei milionari“, invece, era l’iniziativa di estrazione di sinistra per mettere lo stop ai forfait fiscali per gli stranieri milionari. Attualmente, questo sistema si basa sul tenore di vita e sul dispendio del contribuente in Svizzera e non sulla sostanza e sul reddito effettivo. Viene applicato unicamente agli stranieri che non esercitano un’attività lucrativa in Svizzera. Entrato in vigore nella seconda metà del 19esimo secolo, si è diffuso e rinforzato nel corso del tempo, attraendo milionari di diversi settori, dal cinema allo sport, dall’industria al credito. Il 6o% dei votanti ha scelto di confermare questo sistema di privilegi. Solo il cantone di Sciaffusa si è opposto, di misura.
Per i fautori dell’abolizione, l’imposizione secondo il dispendio viola il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e rappresenta un regalo ai ricchi che ricorrono all’esilio fiscale in Svizzera per non pagare le imposte che dovrebbero nel proprio paese. Gli oppositori, invece, ritengono sia una buona soluzione per tassare senza complicazioni eccessive delle persone che non conseguono redditi nella Confederazione e per rafforzare la competitività della Svizzera come luogo di residenza di persone che portano benessere. Nel 2012 il gettito fiscale totale di questi contribuenti era di quasi 700 milioni di franchi. Secondo i direttori delle finanze cantonali, venendo a mancare queste entrate, si dovrebbero aumentare le imposte. Panoramica che deve aver convinto l’elettorato, nonostante i fautori avessero dimostrato che nei cinque cantoni in cui l’imposizione forfettaria è stata abolita (Zurigo, Appenzello Esterno, Sciaffusa e i due Basilea) non si è registrato un calo in questo senso.
Per la sinistra elvetica il risultato alle urne è stata una sconfitta per l’equità sociale ma ha colto gli aspetti positivi: “Abbiamo portato il tema dell’equità fiscale a livello nazionale“, ha dichiarato il parlamentare zurighese Markus Bischoff.
Il triplice no è stato accolto con generale sollievo dalla stampa locale, soprattutto quello per Ecopop, che temeva un ulteriore inasprimento dei rapporti con l’UE.