AIDS, la malattia inconsapevole
In occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS alla “Sapienza” Università di Roma si è svolta “Virus Free Day”, una conferenza per sensibilizzare sulla prevenzione e i rischi derivanti da questa malattia
Come ogni 1° dicembre, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, che dal 1981 a oggi ha ucciso nel mondo più di 30 milioni di persone, sono state molte le iniziative di sensibilizzazione su uno dei peggiori fenomeni di questa epoca.
La “Sapienza” Università di Roma proprio lunedì 1° dicembre ha ospitato “Virus Free Day. Per una generazione libera dall’AIDS”, convegno organizzato per parlare del virus dell’HIV e di come combatterlo. Nell’aprire il dibattito, il Rettore della “Sapienza” Eugenio Gaudio ha affermato che eventi come questi sono utili perché aiutano a prevenire e diminuire i rischi di contrarre la malattia. Fattore importante se, come ricorda lo stesso Rettore, fino a metà anni ’90 questo era un virus mortale.
Alessio Boni, attore nonché testimonial di Cesvi, Onlus che da anni lavora nel campo della cooperazione, ha preso parte ad un viaggio per raccontare come in un Paese come lo Zimbabwe e più specificatamente nel continente africano, è difficile creare una cultura della prevenzione attraverso medicine o l’uso del preservativo, oggetti tanto, forse troppo distanti dalle loro culture e dalle loro tradizioni. Basterebbe un farmaco antiretrovirale, compressa che, se ingerita nel periodo precedente al parto, eviterebbe al feto un’infezione. Il costo di questo farmaco? è di 0.56€ a pasticca.
La Dott.ssa Barbara Suligoi del Centro Operativo AIDS e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma ha incentrato il suo intervento sulla “storia dell’evoluzione della malattia”, rintracciando nel periodo 1972-1996 la fase acuta a livello di mortalità: da quella data i casi gravi sono iniziati a scendere grazie alla nascita delle terapie antiretrovirali. Per quanto riguarda l’Italia, il Lazio è una delle regioni italiane con il maggior tasso di presenza del virus nel territorio, con Roma la città più colpita della regione. Milano è invece una delle città con più casi di malattia in tutto il Paese. L’ulteriore notizia è che l’Italia è il Paese al mondo con la più bassa mortalità per chi contrae l’AIDS.
Attraverso l’analisi di questi dati capiamo come mai questo virus sia ancora complicato da debellare. Assisteremo ad un graduale aumento dei portatori della malattia, e secondo le stime nel 2020 le persone positive viventi saranno 130mila, per lo più omosessuali, mentre saranno in calo i portatori sieropositivi. In conclusione al suo intervento, la Suligoi si è soffermata sull’importanza nel creare una mentalità di “salute” sessuale, dove l’uso del preservativo diviene automatico nell’uso comune come il lavarsi i denti o le mani.
Enrico Girardi, medico dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, ha spiegato come si sviluppa il virus dopo il contagio e come effettuare i test utili a capire se c’è stata trasmissione. Il primo segnale che ci indica una potenziale positività è dato dalla presenza degli anticorpi. Tra la contrazione della malattia e lo sviluppo degli anticorpi nel nostro organismo passano dei giorni, questo periodo in gergo viene definito “periodo finestra”. A differenza degli anticorpi normali essi sono il chiaro segnale che siamo stati contagiati dal virus, il metodo più efficace per analizzarli e l’ELISA (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay ) un metodo che macchia gli anticorpi presenti nel siero analizzato.
Da questa analisi del siero deriva la definizione di “Sieropositivo”. Questo è un test precisissimo, che per risultare attendibile va fatto entro due mesi dal dubbio di averlo contratto. Se il test è positivo si eseguono altri esami di conferma. Se negativo c’è la sicurezza di non aver contratto il virus per rapporti avuti fino a 4-6 settimane precedenti all’effettuazione dell’esame. Oltre al metodo tradizionale, che si effettua con l’analisi del sangue, è possibile fare dei test rapidi, analizzando la saliva.
Una proposta-provocazione lanciata da Girardi riguarda la vendita libera di questi test rapidi come avviene ormai da più di un anno negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove sono disponibile nei drugstore. Lo stesso medico dello “Spallanzani” ha sottolineato che questo tipo di possibilità potrebbe creare una consapevolezza “istituzionalizzata” del cittadino che vedendosi offrire un servizio simile dallo Stato, non s’improvviserebbe medico impazzendo sul web.
Un tema importante è stato toccato daI Prof. Claudio Mastroianni del Dipartimento di Sanità pubblica e Malattie Infettive della “Sapienza” Università di Roma, che ha parlato degli aspetti clinici del virus HIV. Secondo Mastroianni i farmaci che curano l’AIDS debellano sì il virus ma danneggiano anche altri organi. Le malattie a cui si va incontro sono polmonite da PCP, tubercolosi, meningite da cripto, candidosi, sarcoma di Kaposi, toxoplasmosi. Non solo: ci sono rischi anche a livello cardiovascolare, così come per il cancro, osteopenia, disfunzioni del ventricolo sinistro, declino cognitivo, fragilità e problemi al sistema immunitario.
Al dibattito è intervenuto anche il presidente di Cesvi, Giangi Milesi, che oltre a parlare dell’evoluzione della sua Onlus dalla fondazione ai giorni nostri, ha sottolineato che nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza la sovvenzione di privati. Grazie a questi aiuti molti bambini che nascevano infettati dal virus e che nel giro di pochi mesi morivano di candidosi, ora sopravvivono. Secondo Milesi sono le donne il vero motore delle rivoluzione contro il virus dell’HIV (e non solo, evidentemente), perché mentre gli uomini pensano egoisticamente al presente, le donne hanno una visione incentrata sul futuro in quanto pensano non solo a loro ma anche ai loro figli.