Tracks, linguaggi d’arte urbana
Il MACRO di Roma ospita “TRACKS, linguaggi dell’arte urbana”, un viaggio-mostra originale e vagabondo nella Street Art
Tra i preziosi diamanti grezzi che la modernità ha finalmente riscoperto e preso a curare, figura il riconoscimento dell’importanza artistica dei Graffiti e della Street Art in generale. Abbandonati gli ottusi conservatorismi, ci si lascia trasportare dalla forza rude dei lavori urbani, che più dei classici pezzi da museo, hanno la potenza di astrarre e modificare la nostra più quotidiana realtà.
Lo scorso 9 dicembre, organizzato dagli studenti della quarta edizione del LUISS Master of Art, sotto la sapiente guida del critico d’arte Achille Bonito Oliva, è stato inaugurato un progetto molto ambizioso che risponde al nome di TRACKS, linguaggi dell’arte urbana e si gloria della collaborazione dell’azienda più nota della città: ATAC S.p.A.
Gli studenti hanno suddiviso la mostra in due parti: quella metropolitana, che coinvolge sei tram della linea 19, divenuti per l’occasione tela su rotaie degli artisti Millo, NemO’s, Sbagliato, Solo, V3rbo e Diamond, ma anche cinque pensiline del tram da Piazza Risorgimento fino a via Nizza, schizzate e conquistate dalle idee di Studio Sotterraneo (sette liberi writers). La parte museale inizia proprio in via Nizza, dove il viaggiatore scende idealmente dal tram 19 ed entra nel MACRO, che ospita nella nuvola rossa i lavori fissi di artisti tra i quali Lucamaleonte (autore del murales in onore di Francesco Totti a San Giovanni, “Vecchio a chi”), Etnik, Alice Pasquini, Corn79 ed altri noti poeti della strada capitolina.
Il consiglio è seguire l’andamento metropolitano del progetto, quindi aspettare un 19 in piazza Risorgimento, salire e meravigliarsi per essere riusciti a cogliere distrattamente, nel percorso, una delle pensiline artistiche, trovare uno sguardo di sorpresa simile al proprio tra i compagni di viaggio ed immergersi sempre di più nel percorso sterrato dell’arte, fino a trovarsi imbambolati, nel museo, di fronte alla tela con la Medusa di Ozmo. Dunque riflettere sulla costante presenza della città nuova, della metropoli, che dialoga con la Capitale antica, che per tanti versi la combatte, come un secondogenito troppo poco apprezzato.
La linea 19 non è stata scelta casualmente, essendo un ideale taglio della città, il tram incrocia i luoghi dell’arte ed è uno sfondo onnipresente nelle vite dei cittadini. Da questo mese, sui verdi fianchi stanchi delle locomotive, sprizzerà vita nuova, un pensiero prepotente della vera città che vive e si muove.
Chissà che una piccola ispirazione non sia stata fornita dal libro di Edoardo Albinati, che si intitola proprio “19” (Mondadori, 2001). Una parte di vita, anch’essa un viaggio, su uno di quei sedili arancioni, a guardare la città che scorre e cambia e perde e vince, filtrata dalla finestra impolverata del tram-Aorta di Roma.
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Le opere del MACRO sono un grido di urbanità, vita brulicante, favole ed incubi, sconfitte e vittorie degli uomini sulla città e viceversa. Come la Cash Cow di Alice Pasquini, un distributore di caramelle riadattato ed affrescato o come i Cannibal Notebooks di MrFijodor, mannari e verdastri pc che attentano alla vita dell’uomo moderno.
Abbiamo conosciuto i ragazzi di Studio Sotterraneo, unitisi in questo spazio artistico nel 2010 con l’esigenza di portare avanti la loro ricerca stilistica in un laboratorio libero, oggi anche spazio espositivo. Con entusiasmo ci raccontano delle esperienze passate: “La Giungla e Il Pianeta degli Alieni” con i bambini di Tor Sapienza, “L’Uomo della Tromba” del quartiere Pop-lec di Barcellona o “L’omaggio a Van Eyck” nel quartiere Prenestino. Ci aiutano a districarci nei messaggi nascosti nelle cinque pensiline del tragitto: dal lavoro sulla Livella di Totò in piazza Galeno, alla Crocifissione di via delle Milizie, immersa tra palazzi senza finestre. Via dei Castagni, che omaggia l’emigrazione italiana del Novecento (“Siamo tutti sulla stessa barca”) e la fermata Belle Arti, con un busto romano intitolato Radici e, poco più in là, un richiamo doloroso ai 43 studenti uccisi poco tempo fa in Messico. Progetti originali ed a sé, che comunicano però intensamente nell’intento di denuncia, nel risveglio del camminatore distratto, a cui ricordano quanto nel profondo siamo sempre tutti insieme. Come vi fa sentire essere così presenti in città? “Responsabili”, rispondono, ed è un’ottima risposta.
Diamond, che prima di dedicarsi all’arte figurativa era writer, ci racconta quanta foga e speranza c’era nel decidere il soggetto per il “suo” tram, quanta gioia e partecipazione nel naturale passaparola degli artisti, che si sono vicendevolmente raccomandati agli organizzatori per questo progetto. Si dice esaltato dall’idea di essere effettivamente portato in giro per Roma, mostrato e scoperto con meraviglia, bucando la quotidianità dei cittadini. Con una domanda impertinente gli chiedo se pensa che l’Italia abbia finalmente capito la Street Art, l’abbia apprezzata come i capolavori dei tempi passati. Lui serafico risponde: “Non abbastanza, la ricetta è MURI, MURI, MURI!”
La mostra è un vero viaggio, con ostacoli, distrazioni, cambi repentini; “TRACKS” è un’immersione nelle sensazioni dello stare al mondo, nella fatica dell’equilibrio e nella convivenza con un motore, da cui non saremo mai indipendenti. È stata ideata per riscoprirci, con tutti i talenti che abbiamo dimenticato di avere e che ogni giorno continuiamo incoscienti ad esercitare.
“TRACKS, linguaggi dell’arte urbana”, fino al 10 gennaio 2015
MACRO Roma
via Nizza, 138
museomacro.org/it/macro–nizza-138
forse la mostra prende spunto da Capolinea 19 personale di Sergio Ceccotti su testi di Edoardo Albinati presentato alla stellina ArteContemporanea il 19 marzo 2014 (a cura mia, tra l’altro)