Salvini bussa alle porte dei terroni
Come mostra un video pubblicato da Il Fatto Quotidiano, il 13 Giugno del 2009 a Pontida Salvini cantava con alcuni militanti padani “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”. Oggi fonda “Noi con Salvini”, la lista per racimolare voti al Sud
di Marco Assab
Che Matteo Salvini volesse trasformare la Lega in un partito a vocazione nazionale lo avevamo capito. Troppo ghiotta l’occasione di presentarsi agli italiani come l’alter ego di Renzi: stesso nome, stessa età, stessa… no, basta, le similitudini terminano qui.
In un momento storico dove svariati terremoti sconquassano il centrodestra, Salvini deve aver pensato di poter essere l’uomo giusto per prendere in mano le redini di quell’area politica, in sostituzione di un Berlusconi sempre meno adatto al ruolo. Eppure il suo partito, “Lega Nord”, con quel nome e quella storia fatta di “Secessione!” “Roma ladrona!” e “abbasso i terroni”, mal si prestava ad un tale intento. Un partito di nicchia come la Lega, una formazione politica che si rivolge al solo elettorato del nord Italia, perché dal Po in giù l’Italia non c’è più, non può in alcun modo pretendere di essere il partito guida del centrodestra anche perché, a dirla tutta, non ne ha i numeri.
Dunque in una politica dove il voto, il numero, conta immensamente di più dei contenuti e della sostanza, ecco che il leader leghista decide di dar vita alla sua creatura: una lista per il sud, un nuovo soggetto politico che possa puntare a racimolare voti tra quelli che una volta erano “terroni” e adesso invece potenziali elettori, ai quali rivolgersi con un sorriso. Al nord dunque rimane la Lega Nord, mentre per il sud viene creata una lista dal nome che è tutto un programma: “Noi con Salvini”. Sì, ma noi chi? Di sicuro non i napoletani, coloro ai quali Salvini, come mostra questo video pubblicato dal Fatto Quotidiano, rivolgeva un tempo parole tutt’altro che affettuose…
A dirla tutta non si tratta di un colpo di scena: c’era da aspettarselo. Salvini stava spianando da tempo il terreno mediante una nuova strategia di comunicazione politica, orientata a conquistare vari bacini elettorali. Innanzi tutto abbiamo constatato una trasformazione dei temi. Spenta quasi definitivamente la fiamma della secessione e del “prima il nord”, il leader leghista ha iniziato a puntare con insistenza sui contenuti tanto cari all’elettorato di centrodestra: lotta all’immigrazione, conservatorismo in merito ai temi etici, difesa delle tradizioni. Questo ha identificato la Lega quale partito di destra, senza dubbio alcuno.
Accontentati dunque gli elettori di quell’area politica, Salvini si è rivolto agli indecisi ed agli scontenti, quelli sui quali aveva fatto presa il M5S. Ecco dunque tirare fuori dal cilindro i soliti ritornelli populisti: uscire dall’Euro per ridare speranza, fuori l’immigrato che toglie il lavoro all’italiano, il presepe a scuola ce lo portiamo noi, etc. etc. Questi slogan superficiali e banali, in un contesto di grave crisi economica e sociale, fanno presa perché riassumono l’insoddisfazione e la rabbia di un popolo sempre più alle corde. Ma sta proprio qui la gravità di una simile comunicazione politica: soffiare sul fuoco dell’ira per alimentarlo e farlo divampare, fare leva sulla paura, sulla sofferenza, trovare una capro espiatorio al quale addossare la colpa dei disagi economici, della disoccupazione e della criminalità (l’immigrato).
Dopo alcuni mesi nei quali Matteo Salvini ha insistito su questi temi, puntando altresì su un forte presenzialismo televisivo, dopo qualche visitina (non sempre ben accetta) nel sud Italia, ecco l’ultima mossa che chiude il cerchio: andare all’attacco di un immenso bacino elettorale come quello del sud Italia. D’altronde non è un mistero che le regioni del sud da sempre abbiano rappresentato un punto di riferimento importantissimo per i partiti di centrodestra. Salvini sbarca dunque nel meridione dopo mesi di martellante campagna comunicativa, imperniata su temi di destra e di riscossa dalla crisi: quella crisi che soprattutto nel mezzogiorno è causa di una profonda inquietudine sociale. Insomma, stando così le cose, la strategia del Matteo padano sembra perfetta, il Matteo di Firenze farebbe bene a guardarsi le spalle.
Eppure c’è qualcosa che non torna… Forse si dimentica un elemento di grandissima rilevanza, troppo spesso sottovalutato. Gli italiani, benché popolo estremamente incline ai mutamenti d’opinione, non sono delle marionette.
Fin qui abbiamo analizzato la situazione dal lato, come si suol dire in economia, dell’offerta. Ma dal lato della domanda? I meridionali desiderano un “prodotto” come “Noi con Salvini”? Detto con la massima onestà intellettuale, nutriamo forti dubbi in merito.
Non tanto perché Salvini possa stare antipatico agli oramai “ex” terroni, e nemmeno perché il patrimonio valoriale leghista di forte avversione nei riguardi dello straniero mal si concilia con la mentalità dei meridionali, da sempre popolo di grandissima generosità ed accoglienza. Più che altro ci sembra assurdo che coloro i quali fino a ieri erano considerati italiani di Serie B dalla Lega, possano oggi offrire il loro sostegno al segretario del suddetto partito solo perché costui, di punto in bianco, decide di sposare alcune battaglie di gran moda, tra le quali quella del “no all’Euro”. Il sud Italia, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi problemi, ha comunque pur sempre una dignità da difendere.
“Noi con Salvini” sembra essere una creatura partorita da un marketing politico assai discutibile. È la palese dimostrazione di quanto sociologi ed analisti politici vanno ripetendo da tempo: oggi i partiti applicano all’elettorato le stesse strategie di vendita che le aziende pongono in essere per i loro potenziali acquirenti. Così come le aziende segmentano il mercato, identificando dei target basandosi su elementi quali l’età, il sesso, la condizione economica etc., oggi i partiti, bando a qualsiasi principio di appartenenza ideologico, segmentano l’elettorato e tentano di conquistare i vari bacini mediante apposite strategie di comunicazione. Alcune sono sottili, abili ed impercettibili. Altre sfacciate, al limite del grottesco… Ma la politica si fa con gli ideali o con il marketing?
(fonte immagine: http://noiconsalvini.org/)
Da nullafacente dei suoi ventanni al nulalfacente attuale, mi spiego, non ha mai lavorato, e’ sempre stato mantenuto e ora ha paura di perdere questi privilegi immeritati. Non ha un’idea seria, prima vorrebbe bruciare il dus ed ora va a cercare proseliti……….poverino.