La storia di Santa Lucia, amata martire siracusana
Dieci anni dopo la prima storica “visita”, il corpo di Santa Lucia da Siracusa torna da Venezia (luogo in cui riposa) nella sua città natale in occasione dei festeggiamenti in suo onore, che si tengono ogni anno nella città aretusea dal 13 al 20 Dicembre. Di questa Santa molto popolare ed amata, pochi conoscono la storia e le traversie delle sue reliquie
Venerata dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, patrona della vista e Santa tradizionalmente invocata per la guarigione dalle patologie oculari, Lucia di Siracusa è una figura di spicco della cristianità il cui culto è diffuso in tutto il mondo. Nei giorni compresi tra il 13 (ricorrenza) ed il 20 Dicembre, si svolgono i festeggiamenti che ogni anno la città di Siracusa tributa alla sua Santa Patrona; giornate nelle quali si manifesta tutta la devozione, l’amore, la fede che i siracusani nutrono nei riguardi della loro illustre concittadina.
La tradizionale processione del 13 Dicembre, nella quale il simulacro argenteo che raffigura Lucia viene portato a spalla dalla Cattedrale, ubicata sull’Isola di Ortigia, alla Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, sulla terraferma, vede la partecipazione di migliaia di siracusani, alcuni dei quali anche scalzi, che procedono in maniera composta in preghiera rivolgendo le loro invocazioni alla Santa. Un culto popolare genuino, accompagnato certamente anche da momenti festosi di natura laica (la banda cittadina non può mai mancare), ma che ben rende l’idea del legame profondissimo esistente tra Lucia e la sua città.
C’è però qualcosa che non torna nella storia di questa grande Santa nata e morta a Siracusa. Il corpo infatti riposa da molti secoli a Venezia. Nel 2004, per la prima volta, in occasione del 17° centenario del martirio, le sue spoglie sono eccezionalmente tornate nella propria città natale. In questi giorni, a 10 anni di distanza da quell’evento, i siracusani possono godere di una nuova “visita” della loro concittadina, la quale però il 22 di Dicembre tornerà a Venezia… Già, ma che c’entra Venezia? Che cosa ci fa Santa Lucia da Siracusa a Venezia nella Chiesa di San Geremia?
Lucia nasce nel 283 d.C. Figlia di una ricca famiglia viene promessa in sposa ad un giovane pagano. L’evento che sconvolge la sua vita si verifica durante un pellegrinaggio a Catania, dove essa si reca con la madre Eutichia, da molto tempo ammalata, per pregare sulla tomba di Sant’Agata. La tradizione narra che Lucia ebbe una visione nella quale Sant’Agata le rivolse queste parole: “Perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu per tua madre?”. Alla giovane viene anche vaticinato il futuro martirio ed il patrocinio sulla città di Siracusa. Tornata a casa Lucia decide di consacrarsi a Cristo dandone comunicazione alla madre. È una scelta coraggiosissima, in quel periodo sono in vigore le leggi persecutorie contro i cristiani emanate dall’imperatore Diocleziano: dichiararsi pubblicamente cristiani equivale a cercare la morte.
Il promesso sposo di Lucia viene presto a sapere che la ragazza ha donato ai poveri tutto il patrimonio lasciatole in eredità dal padre. Probabilmente esasperato dai continui rinvii del matrimonio, incapace di accettare un simile rifiuto, decide di denunciare Lucia come cristiana alle autorità romane. La giovane viene dunque processata e di fronte all’arconte Pascasio si dichiara senza timore cristiana e va incontro al suo destino. I romani tentano inutilmente di costringerla all’abiura, la minacciano di mandarla tra le prostitute, mirabile è la risposta della giovane di fronte a tale umiliante proposito: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente”. La tradizione narra che Pascasio, indispettito dalla tenacia della giovane, diede ordine ai soldati di prelevarla con la forza per portarla in un lupanare dove avrebbe trascorso con loro la notte, ma proprio mentre i militari tentarono di portarla via il corpo di Lucia divenne così pesante che nessuno riuscì a spostarla sicché, ancora più esasperati, i romani la decapitarono ponendo fine alla sua vita il 13 Dicembre del 304 d.C.
Il corpo della Santa viene sepolto a Siracusa e vi rimane fino al 1040 d.C. quando i Bizantini di Giorgio Maniace lo rubano portandolo a Costantinopoli, insieme alle spoglie mortali di Sant’Agata. Lucia riposa dunque in oriente fino al 1204, anno in cui i cristiani, nel corso della quarta crociata, conquistano Costantinopoli. È in questo contesto storico che si colloca l’ennesimo trafugamento del corpo della Santa siracusana, ad opera dei veneziani, ed il trasferimento dello stesso a Venezia. Da quel momento essa non lascerà più la città lagunare, dove attualmente riposa, presso la chiesa di San Geremia.
La riflessione che proponiamo al lettore è figlia di un oggettivo buon senso: trascorsi oramai molti secoli dal tempo delle crociate, cessati definitivamente il commercio e la moda delle reliquie, non sarebbe forse il caso che Lucia tornasse a riposare nella sua città? Si comprende dunque, alla luce di quanto appena descritto, il perché di uno degli elementi forse più caratteristici che animano la processione siracusana della quale abbiamo prima fatto cenno: ogni qual volta il simulacro di Santa Lucia effettua una sosta, una voce si leva tra coloro che lo trasportano: “Sarausana jè, viva Santa Lucia”, che significa “È siracusana!”. Più che un grido sembra essere quasi un lamento, e a dirla tutta commuove, perché è il tentativo popolare di ribadire fino allo sfinimento un concetto chiaro: Lucia è siracusana ed è qui che deve tornare, a casa.
Tutto ciò può certamente far sorridere il lettore, il quale potrà domandarsi: il corpo della Santa deve forse tornare a Siracusa solo per il semplice fatto che è nata lì? No. Non è questo il punto. Il focus va spostato sull’ardente culto popolare che Siracusa tributa alla sua Lucia. Tale profonda devozione andrebbe, se non vogliamo dire “premiata”, quantomeno assecondata e soddisfatta. Nessuna città al mondo rivolge a lei un amore e dei festeggiamenti così maestosi. Appare dunque del tutto assurdo e privo di senso che i siracusani siano costretti a venerare e portare in spalla una statua quando Lucia, quella vera, si trova non si sa bene per quale nesso logico a Venezia! È una vera e propria mortificazione.
Si ha l’impressione che per l’ennesima volta certe dinamiche, talune anche di natura economica, riescano a piegare e sopravanzare le logiche del buon senso e soprattutto della fede. Nuovamente saremo costretti ad assistere, come nel 2004, al ritorno di Lucia a Venezia tra le lacrime e la commozione dei suoi concittadini, intenti a sventolare fazzolettini bianchi in segno di saluto, mentre l’elicottero si allontana e porta lontano dalla sua casa Santa Lucia da Siracusa.
Marco Assab