Avanguardia ordinovista, l’eversione di destra rialza la testa
L’operazione “Aquila Nera” ha interrotto i deliri degli aspiranti terroristi che volevano riportare l’Italia ai tempi della “strategia della tensione”
“Ordine nuovo” ieri, “Avanguardia ordinovista” oggi, il nome è diverso, la trama eversiva è la stessa. La prima formazione era nata nel 1969, si proponeva di continuare l’opera del Centro Studi Ordine Nuovo fondato nel 1956 da Pino Rauti, storico esponente del Movimento Sociale Italiano (MSI). Rauti nel 1969 decise di ritornare nelle fila del partito erede della Repubblica Sociale mussoliniana, mentre gli altri militanti che avevano partecipato all’esperienza del Centro Studi decisero di proseguire per la propria strada.
Nel 1973 “Ordine nuovo” venne sciolto per iniziativa diretta del ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani. L’accusa era quella di aver ricostituito il disciolto partito fascista. L’attività di Ordine Nuovo, tuttavia, seppur in clandestinità continuò negli anni successivi. La “strategia della tensione” era già pienamente in corso e la “strage del treno Italicus” ne fu uno dei momenti più significativi.
Un’ora e 23 minuti dopo la mezzanotte del 4 Agosto 1974, una bomba ad alto potenziale fece saltare in aria un vagone del treno “Italicus” che, nei pressi di Bologna, percorreva la tratta Roma-Monaco di Baviera, via Brennero. Bilancio dell’attentato: 12 vittime, 48 feriti. Sul treno ci sarebbe dovuto essere anche Aldo Moro, solo una casualità gli impedì di salire. Il giorno dopo, la strage venne rivendicata da “Ordine nero”, una delle tante coniugazioni della formazione più nota, entrata in clandestinità l’anno prima.
L’obiettivo di Ordine Nero era quello di far calare il paese in un’atmosfera di terrore tale da rendere necessaria l’applicazione di misure eccezionali, ovvero portare a compimento un colpo di stato che avrebbe consegnato l’Italia nelle mani di un governo autoritario. In pratica, Il progetto era quello di attuare un serie di attentati, articolando un crescendo di azioni terroristiche, indirizzate in particolare contro sedi istituzionali, in modo da rendere obbligato l’intervento dell’esercito.
Nonostante siano passati 40 anni dalla strage del treno Italicus, pare
che il progetto eversivo di Ordine nuovo non si sia mai del tutto fermato. Almeno è quello che emerge dai risultati dell’operazione “Aquila Nera”. Il Ros dei Carabinieri, pochi giorni prima di Natale, ha condotto 14 arresti (11 persone sono finite in carcere, 3 ai domiciliari – in tutto 55 gli indagati) in diverse regioni italiane contro una formazione eversiva che si richiamava espressamente a quella operante durante gli “Anni di piombo”.
Secondo gli investigatori, a capo di “Avanguardia ordinovista” c’era Stefano Manni – ex carabiniere legato da vincoli di parentela con Gianni Nardi, terrorista di Ordine Nuovo negli anni ’70. Il ruolo di ideologo era occupato, invece, dal 93enne Rutilio Sermonti, ex ordinovista anche lui, considerato uno degli intellettuali di spicco della destra italiana. Quest’ultimo era stato incaricato di redigere la costituzione, direttamente ispirata al fascismo, della nuova “Repubblica Italiana Unita”.
L’organizzazione procedeva su due binari: da una parte, oltre a fare propaganda sui social network, si proponeva di infiltrare le istituzioni attraverso la presentazione di propri candidati alle elezioni (in cantiere anche la creazione di un partito), dall’altra preparava attentati contro obiettivi sensibili, istituzionali e non, dopo essersi procurata armi ed esplosivi all’estero o attraverso delle rapine.
“E’ giunto il momento di colpire, ma non alla cieca (…) vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro – dice Manni intercettato – perché Equitalia non ha un corpo e un’anima, opera (ed uccide) per mezzo dei suoi dipendenti (…) E’ arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente. Non a Pescara e poi fra otto mesi a Milano”.
Insomma “credo che la via del treno Italicus sia l’unica percorribile – ribadisce Manni tanto per essere chiaro – ma su ampissima scala, questo è un popolo che non merita nulla, l’ultima dimostrazione l’abbiamo data con il non-funerale di Priebke”. Sarebbero solo dei pensieri deliranti se la strategia di eversione non fosse stata pronta a partire.
Nelle mire dei nuovi ordinovisti, molto simili a quelli “vecchi”: colpire simultaneamente le grandi città in modo che “il popolo bue si rivolga a noi” dice Luca Infantino, il “braccio destro” di Manni. Erano previsti attentati contro personaggi politici di spicco, magistrati e membri delle forze dell’ordine. Erano tenuti sotto controllo in particolare quelli privi di scorta.
L’azione che si sarebbe concretizzata quanto prima riguardava il mercato di Pescara: sarebbero state attaccate per mezzo di bombe molotov le attività degli esercenti stranieri, i “tendoni dei negri”. L’organizzazione è stata bloccata prima che si mettesse effettivamente all’opera, in particolare grazie all’opera di due infiltrati sui quali vige il massimo riserbo.
Dalla Procura dell’Aquila, che ha condotto l’inchiesta, un auspicio: creare una banca dati, sul modello di quella della Procura Nazionale Antimafia, che aiuti gli investigatori a confrontarsi col magma di sigle, formazioni e gruppi eversivi di destra. La speranza è che nel frattempo non accada un altro “Italicus”.