Semestre italiano di presidenza della UE, una vittoria minore

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Bilancio del semestre italiano di presidenza della Unione europea: molte e buone intenzioni ma pochi i risultati

di Andrea Rosiello

Matteo Renzi press conference, RomeMercoledì 2 luglio 2014, caldo, Aula del parlamento dell’Unione europea semi vuota, Matteo Renzi in completo blu, chiede all’Europa di “cambiare le regole del gioco”.

L’invito rivolto in modo chiaro agli euro burocrati (tedeschi) è di allentare i vincoli imposti ai bilanci degli Stati dell’UE. “Se investiremo sulla crescita – dichiara il  giovane Presidente del Consiglio dell’Ue – garantiremo ai nostri figli un futuro di prosperità”.

Da quel giorno sono passati sei mesi e il semestre italiano di presidenza della UE si è ufficialmente concluso lo scorso 31 dicembre.

Certo parlare di semestre è un errore: a ben guardare dal 1° luglio al 31 dicembre tra ferie natalizie ed estive, riprese dei lavori e insediamento della nuova Commissione europea sono, in pratica, tre i mesi di effettiva presidenza del Consiglio dell’UE.

Anche meno, se si considera che la Commissione Europea si è insidiata ufficialmente ai primi di novembre e da metà dicembre il Parlamento europeo è andato in vacanza. Tempistiche inevitabili ma conosciute molto tempo prima che l’Italia assumesse il semestre di presidenza della UE. Un semestre un po’ sfigato, diciamolo.

Nonostante tutte queste premesse, il numero uno di Palazzo Chigi ha deciso di pubblicare un programma della presidenza semestrale italiana dell’UE molto ricco, forse fin troppo, di promesse.

Nell’ambizioso programma la parola “intende”, quasi sempre preceduta da “la presidenza italiana” compare sessantasei volte. Sessantasei promesse di azioni concrete o di miglioramenti fattivi di situazioni stazionarie o in scarsa evoluzione. Sessantasei fallimenti. O quasi.

Pur non approfondendo in dettaglio il programma non bisogna essere esperti per capire quali erano i veri obiettivi del Presidente Renzi: provare ad alleggerire, laddove possibile, i vincoli imposti ai bilanci nazionali, rilanciare la crescita e l’occupazione e sensibilizzare l’Europa sul tema dell’immigrazione, che tocca quasi unicamente l’Italia.

Per riassumere in una frase: il semestre di presidenza della UE doveva essere usato da Renzi per riguadagnare la propria credibilità agli occhi non solo tedeschi ma europei in generale.

L’ex sindaco di Firenze è quindi riuscito nel suo intento semestrale? Sì, ma solo in parte. E la prova del nove la si ha avuta quando la bozza di manovra finanziaria di fine anno (presentata contemporaneamente a quella francese) è stata giudicata in modo assai clemente a Bruxelles, nonostante gli scostamenti dai deficit programmati.

Tuttavia non è riuscito a far cambiare il patto di stabilità interno come promesso nella campagna per le elezioni europee dello scorso maggio (come se fosse davvero possibile realizzare un cambiamento del genere in pochi mesi) e non ha ottenuto nessun cambiamento significativo in materia di immigrazione, tema molto caro all’Italia ma ignorato dagli altri Stati europei.

Una vittoria minore quindi, condizionata, forse, dalle troppe aspettative dettate da quel 40% di preferenze ottenuto alle elezioni europee, dal numero sempre più alto di delusi dalla politica e da le troppe promesse fatte prima e dopo le elezioni all’inizio del semestre di presidenza della UE.

Se il Matteo nazionale avesse puntato ad un piano semestrale meno ambizioso e ad ottenere qualche ruolo politico di peso in più nell’UE, adesso probabilmente staremmo celebrando una grande passo nell’Europa dei grandi, invece che un effimera vittoria.

(Fonte immagine: http://democraticoebasta.ilcannocchiale.it/)

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3 risposte

  1. Andrea ha detto:

    No Motti non è si è ricandidato alle elezioni europee del 2014 perché ha preferito la carriera da cantante: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/27/europee-eletto-udc-non-si-ricandida-e-rinasce-in-versione-rock-terminator/964995/

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