Le streghe al British Museum di Londra
Al British Museum di Londra “Witches and wicked bodies”, esposizione sulle streghe da Shakespeare al 1900 e l’evoluzione della loro raffigurazione
La storia delle streghe e la rappresentazione dei loro corpi malvagi nella mostra offerta dal British Museum di Londra si è conclusa ieri domenica 11 gennaio 2015, dopo quasi 4 mesi di grande seguito.
La sala 90 ha accolto opere di periodi storici differenti, confrontando, quindi, la visione che gli autori facevano del fenomeno della stregoneria. Dal Rinascimento al XIX secolo una carrellata di dipinti e disegni di artisti famosi provenienti da tutta Europa.
Dal 1450 al 1650 la figura della strega era mitica, come possono dimostrare le opere greche di Omero ed Esiodo, tanto quanto quelle scritte da autori come Ovidio e Virgilio. La popolare raffigurazione è quella di donne che volano per attaccare, nella notte, neonati dormienti nelle proprie culle o che nuotano come sirene annunciando la morte con il loro canto. Nei secoli quindicesimo e inizio del sedicesimo la stregoneria era condannata come eresia, perchè attentava alla stabilità sociale e culturale.
Albrecht Durer, le cui stampe con vecchie befane seminude o giovani sensuali streghe sono state di notevole influenza per i suoi successori, tra cui Hans Baldung, che ha prodotto “Witches Sabbath” (1510), una delle opere più drammatiche mai prodotte, e le creature immaginarie e grottesche che tentano Sant’Antonio, di cui “The Tribulations of St Anthony” (1469 – 1473) di Martin Schongauer è la più copiata, costituiscono l’iconografia più emblematica di questa fase storica.
L’arrivo dell’Illuminismo diede una nuova visione del fenomeno della stregoneria, tacciata come superstizione seppur i processi alle streghe non si fermarono ma anzi la legge contro la magia e la stregoneria rimase fortemente in vigore. Nel corso del 1700 e 1800 si registrò soprattutto un’impennata di rappresentazioni teatrali, poesie e nuove traduzioni di testi classici che indagavano il fenomeno da un punto di vista satirico ma anche di critica sociale.
Ma i ritratti più popolari del passato ritornarono in voga e autori come Goya e Fuseli esplorarono, differentemente, il macabro e l’inquietante. Mentre il primo sfruttò il tema per attaccare la società e i mali politici attraverso soprattutto le sue “pitture nere” e disegni, il secondo riutilizzò immagini neoclassiche in modo satirico aggiungendo elementi di demoni e fate, lasciando esterrefatto il suo pubblico.
La trasformazione dell’iconografia delle streghe cambia poi fra il 1800 e il 1900, periodi durante i quali gli artisti furono profondamente inspirati da due opere di culto, seppur prodotte in due epoche differenti: il “Macbeth” di Shakespeare e il “Faust” di Goethe.
Nel corso di questi due secoli la figura delle strega prese sempre più un’accezione negativa e misogina, in quanto si sottolineava nella sua figura di femme fatale la crescente paura per un ruolo sempre più predominante negli affari politico-culturali.
Inoltre il movimento simbolista internazionale, che includeva Redon, Franz von Struck e Otto Greiner, fu fortemente influenzato dall’interesse per l’occulto e per il satanismo. L’opera chiave fu la novella “La Bas” (1891) del francese Joris-Carl Huysman’s, che suscitò molto scalpore e la cui diffusione fu proibita.
Il “Macbeth” ritorna dal canto suo in opere come “The three witches appearing to Macbeth” (1840-50) di Edward Henry Corbould, il cui disegno risente anche della vittoriana rappresentazione, esasperata, delle streghe di Fuseli. Anche Eugène Delacroix con la sua “Macbeth consulting the witches” (1825) in cui Macbeth assume una posizione di sfida, con le braccia incrociate, mentre le tre streghe gesticolano minacciose dall’altra parte del calderone.
L’esibizione si è, inoltre, servita di maioliche del Rinascimento e di recipienti di cotture di origine greca, che provano l’esistenza della raffigurazione del tema anche nelle arti decorative.