Teatro, “Assolutamente deliziose” le donne di Claire Dowie
Fino al 20 gennaio al Teatro Due Roma la storia di “A” e “B”, due donne postmoderne ed arrabbiate
“Poniamo che A e B siano segnati sopra di un piano”: inizia sempre tutto così nelle spiegazioni di fisica applicata. Inizia così anche il nostro spettacolo: una scena sobria e lineare, interrotta da due grosse lettere (una A verde, una B rosa) che si spartiscono in parti uguali il palco, ed aspettano.
Aspettano l’arrivo delle loro riproposizioni in carne ed ossa: due ragazze in intimo che cominciano a lottare verbalmente come su un ring immaginario (corredato anche del famoso “dindin”), arroccate sulle loro lettere/coscienze, per poi vestirsi con il ruolo che il mondo ha dato loro.
Sei venuta/ero curiosa/la curiosità ha ucciso il gatto/meglio essere un gatto che una stronza dindin. Il pubblico è spiazzato, è appena cominciato “Assolutamente deliziose” di Claire Dowie. Uno dei quattro spettacoli presentati al Teatro Due di Roma in occasione della rassegna Cantieri Contemporanei, patrocinata dall’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”. Spettacoli riproposti e recitati autonomamente da ex allievi dell’Accademia, avanzati per gioco, realizzati con impegno e messi in scena per amore.
Emiliano Russo è alla regia di questo terzo spettacolo, legate ai suoi fili le giovani Flaminia Cuzzoli e Ottavia Orticello, che vestono “letteralmente” i panni di A e B. Tra loro, una lunga storia: forse di sfide, forse di errori, di certo d’amore. Due bambine che scoprono la gelosia, poi la delusione genitoriale, forse il vero amore, infine la codardia. Il pubblico è inserito in una conversazione che non tiene conto di terzi estranei ai fatti: è un litigio e come tale smodato, tragicomico, esagerato e coinvolgente.
“A”, anarchica ribelle “miss maschiaccio”, che sognava una vita al di sopra dei valori imposti da una società impossibile fatta di cerette inguinali, stereotipi stantii e sogni preconfezionati, ora vive in una Comune, producendo verdure (vendute a supermercati) ed è diventata una madre imprecisata. “B”, bella e leziosa attivista amata da tutti, senza mai riuscire ad amare nessuno, è sconfinatamente ricca e altrettanto sola, perduta in convinzioni a cui non vuole smettere di credere.
“Sei una delusione”, sembrano dirsi a vicenda, mentre si urlano contro le loro rinunce, per sentirsi in fondo, solo vicendevolmente perdonate. E le due giovani attrici sono così naturalmente coinvolte dai loro ruoli, che diventa difficile capire se si è più rapiti dalla recitazione o sconvolti dalla trama.
Assolutamente deliziose “A” e “B” hanno provato a diventarlo, senza mai volerlo veramente essere e combattendo anzi, per non esserlo mai. La densità dei dialoghi è sapientemente interrotta da pause musicali (persino l’inquietante Letkiss delle Kessler) e monologiche, il che impedisce al livello di pathòs di abbassarsi anche minimamente, dato che l’occhio è continuamente sorpreso ad arte.
Claire Dowie è indubbiamente geniale, ha racchiuso in uno spettacolo la ridicolezza delle definizioni, la difficoltà nell’aderire al nostro artificiale “posto nel mondo” e la vastità dell’amore che irride imposizioni romantiche millenarie. Tutto si ricompone nell’androgino finale, quattro gambe e braccia racchiuse in un vestito da funerale, per scoprire che l’altra metà della mela, più che simmetrica, spesso è un doppione.
“Assolutamente deliziose” è in scena al Teatro Due fino al 20 gennaio, quando verrà sostituito dall’ultimo spettacolo della rassegna: “Julien Zoluà” di Giulio Maria Corso. Un appuntamento a cui è sconsigliato mancare: in questo zibaldone di verità ogni spettatore troverà la propria, garantito.
Per info: Teatro Due Roma